PIANETA TRASH – FENOMENOLOGIA

(di Daniela Ranieri – Il Fatto Quotidiano) – Se siamo quello che guardiamo, siamo fritti. Veniamo da ore di binge watching di Non è l’Arena, il programma di Giletti su La7 che ha dato nuovi significati alla parola trash, al fine di cercare di capire i motivi del suo successo.
Tutte le puntate seguono uno schema narrativo preciso: intervista a pezzo grosso anti-governativo (Salvini, Meloni, o persino Renzi); talk con opinionisti (minutaglia politica, accattoni di gettoni di presenza, virologi veri e finti, Cecchi Paone che dice “basta!”, la Mussolini che strilla, Nunzia De Girolamo maîtresse à penser), una caciara impressionante tra ritardi audio, raptus mitomaniacali, risse da trivio, con finta indignazione del conduttore per la esasperata maleducazione del demi-monde; viavai di magistrati, velatamente accusati di giustizialismo/correntismo, con recente pervicace adozione di fatto del discusso Palamara (invece De Magistris, in collegamento da Napoli, lancia una “bomba”: “Quando indagavo su Berlusconi, andava a tutti bene, quando ho iniziato a indagare sulla sinistra…”, e Giletti gongola, anche se un giornalista avrebbe chiesto a De Magistris quando mai ha indagato su Berlusconi, visto che ciò avrebbe voluto dire che Berlusconi fosse indagato a Catanzaro, forse l’unica città italiana in cui Berlusconi non vanti reati certi o prescritti); scoop, talvolta non pianificato (telefonata di Di Matteo contro Bonafede), cui seguono 8 puntate di esegesi; agnizione con risvolto demagogico anti-castale: rinvenimento di ritaglio di giornale del 2010 (“qui leggo che Basentini, ex capo del Dap preferito a Di Matteo, ha gestito un pentito di mafia, Antonio Cossidente, cugino di primo grado del suocero di Basentini”, Basentini che tra l’altro è cugino del ministro Speranza; l’assistente di Conte invece è testimone di nozze di Bonafede); storie nere: mafia, ‘ndrangheta, Casamonica, Spada (è la regola di Raymond Chandler: quando la storia rallenta, fai entrare un uomo con la pistola); parentesi ignominiosa-pruriginosa (“l’intervista di Massimo Giletti a Virginia Giuffre, schiava del sesso del magnate Jeffrey Epstein”); catarsi.
Le interviste meritano particolare menzione: di domenica, al culmine di un relax mentale cui non è estranea l’indifferenza se non l’anestesia, il canovaccio è minimale: parlar male del governo. Per far ciò, Giletti empatizza con l’intervistato assecondando tutte le sue ossessioni. A Salvini, in piena pandemia: “Sulla redistribuzione dei migranti, cosa pensa?”. Salvini, che al programma deve l’addomesticazione della sua figura un tempo barbara oggi impiegatizia catastale (e chissà se è vero che vuole candidare Giletti a sindaco di Torino), sa che l’Italia tribale immaginata e quella mediale si incontrano a quell’ora e in quel luogo (“Ciao Massimo e complimenti per il tuo lavoro”, cioè per aver reso pubbliche le intercettazioni in cui Palamara lo definisce “merda”). Giletti si accomiata dall’ospite con confidenza da congiunto: “Ciao da zio Massimo”, dice alla figlia di Salvini, “un abbraccio a Ginevra”, alla pupa della Meloni.
Ecco, Meloni è una figura in fieri, sfarfalla ancora tra Marine Le Pen e Tina Cipollari, ma acquisisce autorevolezza, e grazie a Non è l’Arena ha buone possibilità di arrivare al 20%. È di casa: “Ma è normale, Massimo, che un imprenditore…”. In mezzo ai suoi “punto primo”, “segnalo sommessamente”, “apro e chiudo parentesi”, Giletti infila la domanda velenosa: “Lei pensa che Conte usi la televisione in orari importanti, alle 20:20, per parlare al Paese in modo così, o per cosa?”. Meloni: “Io penzo…”. Giletti, implacabile: “Lei dopo la conferenza stampa capisce o no? La famosa storia degli affetti stabili…”. Risatine complici.
L’intervista a Renzi è una delizia di simulacri autobiografici: Renzi col gel nei capelli è lì a sponsorizzare il libro nuovo, Giletti parte urticante, tipo David Frost che intervista Nixon: “Come la dipingono? A lei dà fastidio che la definiscano amico dei poteri forti?”. Risposta di Renzi, da staccargli il collegamento: “In Italia ci sono più pensieri deboli che poteri forti”. Giletti ridacchia come davanti a una lepidezza di Marziale. A ogni obiezione Renzi risponde “sono d’accordissimo”, “sono assolutamente d’accordo”, “lei ha ragione”, poi s’inventa che Basentini, ex capo del Dap scelto da Bonafede, è stato premiato per avergli indagato la Guidi, poi costretta a dimettersi; dimentica, e con lui Giletti, che lui salutò le dimissioni della ministra con letizia, perché “chi sbaglia è giusto che vada a casa. La musica è cambiata” (del resto la De Girolamo è lì in quanto vittima delle intercettazioni irrilevanti, infatti è solo rinviata a giudizio per associazione a delinquere). Ecco, se proprio si deve muovere una critica a Renzi, è di non aver fatto cadere Bonafede: “Aveva una grande occasione… l’ha salvato: le è pesato?”. E i posti di lavoro persi a causa del lockdown? Questo vuol dire mettere in difficoltà Renzi, che sostiene il governo! Quindi maramaldeggiano sulla pandemia: Renzi: “Io sono sulla tesi Zangrillo”, Giletti: “Anch’io sono sulla tesi Zangrillo, da tempo”. Il virus è morto, anzi non è mai esistito, fa più morti la paura del virus, e chissà se loro preferirebbero che gli venisse inoculato in diretta il virus o una paura (ma non diamo troppe idee agli autori).
Niente da dire, Giletti non è un giornalista, è inutile lui e il suo programma (come tanti altri)
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E’ voila’ e’ cominciata la demonizzazione di Giletti che personalmente non amo , dopo Travaglio arriva il secondo articolo , chissa’ perche’ nessuno dei due parla dell’attualita’ e cioe’ l’interrogatorio dei pm a Conte e compagni ..
Processi somari parla oggi Travaglio , puo’ darsi avendo preso di mira da tempo la reg. Lombardia e i suoi amministratori e avendola condannata a priori , forse pretende l’esclusiva dei processi somari .
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Tutte tesi talmente campate in aria da essere inattaccabili..
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Cioè, fammi capire: se si attacca a testa bassa Conte, il governo o il Fatto stesso tu non hai mai un cazzo da dire (eh già perché si capisce benissimo chi sei anche sei cambiato Nick). Se però si osa rispondere o controbattere allora è demonizzazione e parte il vittimismo di stocazzo. Tutto fila
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Giletti lo rispetto (basta che non cada nel commerciale per ascolti) ma su Briatore se lo può risparmiate ,la di Girolamo come opinionista ce molto da dire visto che a fatto politica fino a ieri , poi solito menu di 8nformazione faziosa e di tifoseria che tristezzaatristezza ma questo vale per tutti
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Allucinante, io davvero non trovo più le parole x definire questo soggetto e la sua immonda trasmissione. Ha detto bene Travaglio :Giletti è la D’Urso col pisello. Anche se dopo aver visto per intero l’ultima puntata, è credetemi ci vuole coraggio e una dose smisurata di masochismo, sto rivalutando la Barbara D’Urso, in confronto a Giletti lei è più obbiettiva e al di sopra delle parti.
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Non ho mai seguito Giletti in RAI ma quando arrivò alla 7 qualche minuto l’ho guardato.Ero incuriosita dalla pubblicità del programma che ti presentava casi che poi erano cavolate.Pertanto non l’ho piu guardato.Giletto basa tutto sul pettegolezzo,come la D’Urso,chi va da Giketti sa che non avrà contraddittorio e lui si fa gli amici.Questa è feccia non informazione!
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Molto divertente e tutto vero. Però ne è servito di tempo per farvi cambiare idea: Giletti è un egocentrico miracolato figlio di papà, senza nessun talento, non parla nessuna lingua, nemmeno l’italiano, esprime stentatamente concetti populisti da quando il populismo si chiamava demagogia. Però vi sembrava un eroe quando Renzi lo cacciò dalla Rai, e invece almeno questo merito gli va riconosciuto al senatore. Consiglio di guardare “l’intervista” che Giletti fece alla Deneuve, la quale dopo un minuto si accorse di quanto era imbecille e dopo due minuti gli e lo sbattè in faccia, impedendogli di fare il buffone che è.
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