(Sᴛᴇғᴀɴᴏ ʀᴏssɪ) – Quando le indagini partono su un binario prestabilito.Sono stato profetico quando scrivevo che il presidente Conte è nel mirino e ci sono oscuri interessi che lo vogliono fuori dai piedi.

Appena cominciate le indagini alla procura di Bergamo, ai microfoni del Tg3, il pm, dott.ssa M. Cristina Rota,  inopportunamente dichiarava già il colpevole quando un giornalista chiedeva chi doveva provvedere a istituire le zone rosse.”Il governo centrale” l’incredibile risposta. A questo sostituto procuratore non interessa che dal 1978 la legge n. 883, lascia questa opportunità sia al governo centrale, sia alle regioni. E importa meno che mai gli ulteriori sviluppi legislativi e giurisprudenziali, che sono poi confluiti nella riforma dell’art. 117 della Costituzione, che dispone che la materia SANITA’ è materia regionale. Lo Stato può solo dettare regole generali nel rispetto delle reciproche competenze. Semmai, solo in caso di inerzia della regione, potrà agire, in forza dell’art. 120 della Costituzione. E questo è avvenuto. Ma c’è un particolare inquietante. Pare che il governatore Fontana abbia risposto di non aver ricevuto pressioni per non istituire zone rosse. Come credergli?????

Ecco un breve resoconto di quei giorni che si può trovare su Il Fatto Quotidiano.Le pressioni di Confindustria e degli industriali sono cieche. Più dura l’epidemia, più a lungo l’economia non si riprenderà. Deve essere la comunità scientifica a dirci quando sarà il momento di riaprire”. Queste le parole della leader della Federazione Impiegati Operai Metallurgici, Francesca Re David. Confindustria ha fatto presente che una situazione del genere non è sostenibile per troppo tempo. “Il nostro è un atto di responsabilità perché se andiamo avanti così molte aziende chiuderanno e questo avrà contraccolpi sull’occupazione”. Una lettera di due pagine, firmata da Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria al presidente del Consiglio Giuseppe Conte. E gli chiede di tenere conto di alcuni punti molto importanti nella stesura del dpcm, il nuovo decreto che di fatto sancisce la “serrata d’Italia“, la chiusura di tutte le attività produttive non essenziali fino al 3 aprile. Ecco perché Palazzo Chigi era  tentato di far slittare tutto. Il governo si è impegnato a chiudere per due settimane le attività e i settori non essenziali”, si legge in un tweet della Cgil. “Aperto deve restare solo l’essenziale. Il sindacato è pronto alla mobilitazione e anche allo sciopero generale per difendere la salute”. Anche Cisl e Uil​ concordano.Un miracolo dovuto al cinismo di Confindustria, mettere d’accordo i tre sindacati maggiori.

Ora, la persona perbene e avveduta, si domanderà se le pressioni di Confindustria, palesemente rivolte al governo, non siano state rivolte anche al governatore Fontana.I più intelligenti sanno già la risposta.Vediamo se la troverà la procura di Bergamo.