(Gianluigi Paragone – ilparagone.it) – Se Luigi Di Maio ha raggiunto i vertici un motivo ci sarà. E qui non si tratta di discutere di doti oratorie, comunicative o ideologiche. Ma di rapporti. L’ex leader dei Cinque Stelle negli ultimi giorni ha deciso di ritornare sulla scena. Con l’avvio della Fase 2 ha capito che è tempo di smettere i panni da profilo istituzionale e tornare a guadagnare terreno politico. Prima mossa: mettere in minoranza l’ala sinistra del movimento, sempre più vicina a Conte e sempre più pappa e ciccia con il Pd. Ma il problema vero è che Conte vola nei sondaggi e larga parte del Movimento ora vorrebbe lui come leader, mentre Di Maio è proprio alla leadership che sta di nuovo puntando, ma non direttamente… In autunno ci saranno i famosi “Stati generali” dei grillini per la nomina del nuovo capo politico. E lì si scopriranno le carte. Come scrive L’Espresso, “il ministro, ad ora, ha deciso di non ricandidarsi, ma sa che chiunque vorrà avere speranze di succedergli, dovrà bussare alla sua porta”. E qui veniamo al tema dei rapporti di cui si diceva all’inizio.

Emiliano Fittipaldi, su L’Espresso, ricostruisce la ragnatela: “Di Maio è un politico scaltro e calcolatore, con una rete di potere di tutto rispetto, che sarà comunque decisivo per il futuro del Movimento. A due anni dal trionfo dei grillini alle elezioni del 2018, giostrandosi tra due governi, tre ministeri e una vicepresidenza a Palazzo Chigi, il ragazzo di Pomigliano ha dimostrato che il potere lo sa maneggiare. Nei palazzi ha imparato a muoversi con cinismo e imperio, e una capacità di lottizzazione seriale che nessuno gli accreditava. Nell’ultimo anno, soprattutto, il ministro si è infatti dedicato anima e corpo alla costruzione di una galassia relazionale dentro gli apparati statali. Mettendo in piedi, ben oltre il suo storico cerchio magico targato Pomigliano, un gruppo di burocrati, amministratori delegati, vertici ministeriali e commis di società pubbliche che non rispondono né al Movimento, né a Beppe Grillo né a Casaleggio. Ma direttamente a lui”.

Partiamo dai dicasteri. “Di Maio ne controlla, direttamente o indirettamente, almeno tre. Alla Farnesina, poco influente ai tempi di Enzo Moavero Milanesi, ha accentrato nelle mani sue e dei suoi centurioni (tra cui s’annovera il portavoce Augusto Rubei e l’ambasciatore Ettore Sequi, ex feluca a Pechino e oggi capo di gabinetto) non solo la diplomazia, ma pure la gestione del Commercio estero dell’Ice. L’istituto che cura il Made in Italy da sempre era ente vigilato dal Mise. Ma Stefano Patuanelli, messo lì a fare il ministro anche grazie ai rapporti stretti con Di Maio, è stato costretto ad accettare il ratto. Anche la Simest, società di Cassa depositi e prestiti votata allo sviluppo all’estero delle nostre imprese, è finita sotto il controllo del Mae a inizio 2020: come presidente Di Maio ha voluto Pasquale Salzano, ex ambasciatore italiano in Qatar oggi pure a capo degli Affari internazionali in Cdp (guidata da un manager che a Di Maio de-ve più di qualcosa, Fabrizio Palermo). Il numero uno di Ice è invece Carlo Ferro, che fu indicato al ministro direttamente da Assolombarda: il rapporto tra i due è ottimo, e Luigi spera che possa ora fare anche da “sherpa” con il nuovo leader di Confindustria Carlo Bonomi, che ha iniziato il mandato accusando Palazzo Chigi di essere “unfit” ad affrontare lo tsunami economico del dopo Covid. Nell’Ice anche il di-rettore generale Roberto Luongo è considerato vicinissimo a Di Maio: spostato da Carlo Calenda ad altri incarichi nel 2016, è stato richiamato dal grillino e rimesso sulla sua vecchia poltrona”.

Al ministero, oltre agli ormai noti Casaleggio Boys Cristiana Belotti e Pietro Dettori, nell’esercito di Luigi militava fino a qualche giorno fa anche Carmine America: “L’ex compagno di scuola a Pomigliano d’Arco per 80 mila euro l’anno era ‘consulente per la sicurezza e difesa’. Adesso è stato promosso (inopinatamente secondo i più) nel cda di Leonardo, il nostro colosso degli armamenti. A Piazza Monte Grappa il ministro a piazzato anche la professoressa del Link Campus Paola Giannetakis. Alla Farnesina Di Maio e Sequi, ovviamente, comandano a braccetto con Elisabetta Belloni. Il segretario generale della Farnesina, stimata dall’intero arco costituzionale e dal Quirinale, è il perno di tutta la macchina da quattro anni, e non ha mai rischiato il posto. Anzi: nelle ultime settimane l’ipotesi accarezzata da Giuseppe Conte di sistemare sulla sua poltrona il fidato consigliere Pietro Benassi (con spostamento della Belloni ad altro incarico di rilievo, come i servizi di intelligence esterni che finiranno a Gianni Caravelli) s’è infranta sul niet di Di Maio”.

E ancora: “Il grillino ha lasciato allo Sviluppo economico una parte delle sue truppe. Patuanelli è circondato dalla segretaria Assia Montanino, assunta da Di Maio nel 2018, dal capo della segreteria tecnica Daniel De Vito, dal numero uno dell’ufficio legislativo Enrico Esposito, ex collega di università di Gigi scoperto dall’Espresso a twittare spazzatura omofoba. E se il fidato Salvatore Barca, figura centrale del Mise, è rimasto segretario generale con pieni poteri, l’ex capo di gabinetto del Mise Vito Cozzoli è stato invece spostato in una posizione di peso e prestigio: oggi è presidente di Sport e Salute, spa in house del ministero dell’Economia. Anche Girgis “Giorgio” Sorial, dimaiano di ferro al centro di polemiche feroci per la mancanza di un’esperienza adeguata a gestire le difficili crisi aziendali che planano sui tavoli degli uffici di via Molise, sarà sostituito con un classico promoveatur ut amoveatur: per lui pare sia pronta una se-dia da presidente della società Traforo del Monte Bianco (gli azionisti di maggioranza sono Autostrade e Anas). Al ministero del Lavoro i fedelissimi riferibili strettamente a Di Maio, oltre alla stessa ministra Nunzia Catalfo, non sono tantissimi: tra loro, c’è di sicuro il portavoce Luigi Falco”.

Ma anche quasi tutti i vertici delle agenzie chiave del settore sono ancora appannaggio della corrente di Gigi. Lo sospettavate? Scrive Fittipaldi: “All’Inps siede il presidente Pasquale Tridico e, nel cda, Rosario De Luca (Di Maio l’ha conosciuto ai tempi della vicepresidenza della Camera, e fu colpito da alcune sue proposte sul microcredito). All’Inail siede il vicepresidente Paolo Lazzara, professore che scrisse per Di Maio il decreto per i rider. Anche il capo dell’Ispettorato nazionale del lavoro, il generale dei carabinieri Leonardo Alestra, è stato chiamato direttamente da Luigi: il nome gli fu fatto dal comandante Giovanni Nistri, con cui Di Maio mantiene da sempre un ottimo rapporto”. È tutto? Macché: “Negli ultimi mesi ha affondato gli artigli nel deep state chiamando all’Agenzia del Demanio (come direttore) Antonio Agostini, un funzionario in forze a Palazzo Chigi diventato amico di Luigi anni fa. Poi è stato il turno di Marcello Minenna al Demanio. Totalmente “dimaizzata” appare anche l’Anpal, l’Agenzia per le politiche del lavoro. Qui Luigi ha prima ha chiamato dal Missisipi, come presidente, Mimmo Parisi, poi ha infilato nel cda dell’agenzia pure Giovanni Capizzuto, il suo ex segretario tecnico del ministero del Lavoro”.

“La rete di Giggino è gigantesca: voi parlate solo delle nomine più discutibili, dei protegè più implausibili. Ma lui in pochi mesi ha allungato i tentacoli dappertutto”, ragionano i nemici interni con L’Espresso. Ma Fittipaldi continua, perché la rete è davvero gigantesca: “All’Enav Di Maio, senza chiedere il permesso a nessuno, nell’ultimo giro nelle partecipate ha invece piazzato Paolo Simioni, che fu ad di Atac dietro cooptazione diretta di Luigi. Di seguito ha miracolato alla presidenza dell’Eni Lucia Calvosa. Ancora, ha incoronato come presidente di Enel Michele Crisostomo, poi Elisabetta Lunati nel cda di Poste”. Se negli enti pubblici i dimaiani nelle posizioni di vertice sono una ventina, il ministro degli Esteri – per non farsi mancare nulla nella su abbuffata – ha voluto una trentina di accoliti nelle partecipate. Quali?

Lo spiega sempre Fittipaldi: “Nella cruciale Cassa depositi e prestiti, Di Maio può contare sull’amicizia di Francesco Floro Flores (imprenditore napoletano che risulta all’Espresso essere gestore dell’Arena Flegrea, dove si svolse “Italia a Cinque Stelle” nel 2019) e Fabiana Massa, napoletana e professoressa di diritto commerciale. Il sodale Emanuele Piccinno è finito all’Eni, mentre Marco Bellezza (suo ex consigliere all’innovazione allo Sviluppo economico) a gennaio è diventato amministratore delegato di Infratel, società in house del Mise che si occupa di banda larga. Non solo: Bellezza siede anche nel cda di Cdp Venture Capital, a cui fa capo il Fondo nazionale innovazione. Anche il presidente del fondo, Enrico Resmini, con Di Maio ha un eccellente rapporto. La lista è sterminata. Comprende pedine importanti nelle banche, al Monte dei Paschi il nuovo ad Guido Basiannini è stato chiamato da lui e Riccardo Fraccaro. In Anas: l’ad Massimo Simonini è targato Cinque Stelle, nelle Ferrovie, nell’Ilva di Taranto, pure nel cda di Invitalia il grillino ha chiamato qualche settimana fa fa una sodale di ferro: Paola Ciannavei”. E ora ridite a Di Maio che è uno sprovveduto, un impreparato e che non azzecca i congiuntivi… Ecco la sua rete, e così si spiega tutto.
Un mucchio di cretinate per gonzi.
Normalissime nomine che spettano alla politica fatte passare per “rete di potere” di Di Maio.
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Rosica rosica Pappagone….torna in padania…
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Ben detto. Paragone, ma va a ciapa’ i rat.
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mi hai tolto la soddisfazione di dargli del rosicone allora dico “sbranatore di fegato”
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Il grande Di Maio
Ha fatto un ottimo lavoro
Finalmente fuori dalle lobby
Un saluto
Riccardo
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Leggo commenti di persone che cercano di screditare la persona anziché ciò che afferma. È fuori discussione che Di Maio abbia creato una rete di nominati peggio di Andreotti e nemmeno in due anni. Se questo è lo spirito con cui abbiamo fatto anni e anni di gazebo beh siamo stati presi certamente in giro.
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Secondo te ,Paragone,che doveva fare DiMaio???ce lo dici???Latua capacità critica perché non la metti in atto per esempio analuzzando gli errori demenziali e criminali dei tuoi compagni di partito della Limbardia????ps.Stai zitto goditi i sildi che ti freghi pet niente dallo stato italiano ,che siamo noi ,e facci la cortesia di stare zitto.Zitto ho detto
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Concordo in pieno, coi post sopra, caro paragone ne è valsa la pena? Cosa ha voluto dimostrare? Questo è un super ragazzo poco più che trentenne, che firma coi cinesi e genera invidia da macron e merkel, lei invece stravedeva per Salvini…, ha cercato di fare il fenomeno dopo 8 agosto, e cercare di stare a galla parte Lega. Purtroppo che vuoi farci, uno tace e lavora e se del caso si dimette e riparte, coi complimenti, lei ha cercato di fare il furbo e gli è andata male, dopo il disastro lombardo, dove si valuterà ad ottobre per l’economia italiana, il suo caro salvini oltre ad essersi dimostrato superincapace, scende nei sondaggi, ritenti sarà più fortunato o sta cercando di ritornare all’ovile? I ruffiani e paraculi non conoscono la vergogna e Lei Paragone ne sarebbe capace
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Personalmente ho conosciuto alcuni (due) dei personaggi elencati e erano e sono funzionari statali che svolgono la loro attività in ambienti ministeriali. Nell’elenco di Paragone vanno a svolgere attività parallele a quelle che svolgevano, diciamo che si tratta di passaggi orizzontali, scusate se banalizzo i termini. Condivido quindi in pieno il commento di @Guido e di chi invita Paragone a svolgere la caccia ai rat, rosicare e tacere
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Chiacchiere di un “trombato” alla presidenza della Commissione Banche. Peccato, credevo fosse in buona fede quando si è presentato per il m5s. In guerra si va con un bastone per darle e un sacco per prenderle.
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Ciaom perché ti senti preso in giro? I 5s hanno preso il 33% che dovevano e devono fare? Come pensi di cambiare le cose, rimettendo Andreotti? O cercavi nei gazebo luce per fare il vice Paragone? Io da elettore 5s a confronto tuo, sono molto contento
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Eeehhh, al Paragone pian pianino si rialza la Padania che è sempre stata in lui. Ammetto che un po’ mi dispiaccia. Ai tempi de La Gabbia su La7, mi piaceva, devo dire. Ma dev’essere stata solo la voglia di rivalsa. Visibile al 1000% in questo articoletto pieno di rabbia, astio e impotenza.
D’altra parte, come dire…? “To each, their own!” 😉
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