Grecia, Spagna, Portogallo ed ora, anche la Francia, dicono no al MES. Non attingeranno a questo strumento. La linea di credito che il Meccanismo Europeo di Stabilità che, sia chiaro, funziona a tutti gli effetti come una banca, oggi mette a disposizione degli Stati membri per coprire i costi diretti e indiretti della pandemia da Covid-19, la paragono alla maga Circe che nell’Odissea cerca in tutti i modi di ammaliare il bell’Ulisse: accessibile subito, prezzo modico e nessuna condizionalità. 36 miliarduzzi suonanti che in questo momento all’Italia farebbero tanto, ma proprio tanto comodo. Specie se pensiamo che della ciambella di salvataggio del Recovery Fund (sulla carta una torta di 2mila miliardi), bene che ci vada, se ne riparlerà a fine anno. Eppure i nostri vicini di casa non si fidano, non vi accedono, Grecia inclusa, che il Mes l’ha assaggiato e sa bene che, una volta che ci sei dentro, il problema è uscirne. Quindi perché noi dovremmo entrarci? Ai voglia quelli del Pd a cercare di indorare la pillola agli italiani, se pure oggi le condizionalità in entrata sono limitate, così come la sorveglianza definita light, leggera, nulla impedirebbe al Consiglio europeo, su proposta della Commissione, ove negli anni le cose per l’Italia si mettessero male (vi sentireste, oggi, di escluderlo?), di rafforzare la sorveglianza ed imporci “un aggiustamento macroeconomico”, una formuletta ambigua dietro cui si potrebbero nascondere misure di austerity pesanti, tanto che quelle del fu’ Governo Monti ci sembrerebbero un buffetto. Lo prevede il regolamento UE 472/2013 che, almeno fino a prova contraria , non risulta sia stato modificato.
Il rischio di poter finire in braccio alla Troika (FMI, BCE, UE) non sarebbe nullo, potremmo dire addio alla nostra sovranità. Ovvero a quel che ne resta.

Ma non c è solo questo. Il solo accedere al Mes da parte dell’Italia, specie oggi che sembra saremmo gli unici a farlo, vorrebbe dire inviare fin da subito un pessimo segnale ai mercati.
Significherebbe certificare che fra tutti gli Stati membri UE l’Italia è quella che sta peggio, con l’aggravante che ci metteremmo fra le braccia di un creditore privilegiato che, ove il Paese fallisse, sarebbe il primo ad essere ristorato.
Chi oggi detenesse titoli di debito italiani (in larga misura banche e fondi) un accesso al Mes da parte italiana non lo prenderebbe niente bene. Tutti elementi, questi, che si tradurrebbero in un inevitabile aumento del nostro spread, così che anche i decantati risparmi che derivassero dal suo utilizzo a bassissimo costo (stimati in circa 600 milioni di euro), ce li giocheremmo in un batter di ciglia.
E dicendo questo non sto fomentando posizioni sovraniste e anti euro. Se già in tempi normali uscire dall’Euro e, men che meno, dall’Unione Europea, avrebbe significato un salto nel buio, oggi, in tempi di pandemia, sarebbe per l’Italia un harakiri nella migliore tradizione giapponese.
Quindi che strada perseguire in un momento così difficile per la nostra economia? “In medio stat virtus” dicevano i latini: la virtù sta nel mezzo. E noi oggi la virtù dovremmo ricercarla non contravvenendo alle regole europee, ma interpretandole. Così come fino ad oggi ha saputo, a suo favore, far bene la Germania.
Oggi come oggi con il decreto Rilancio di 55 miliardi, credo che l’Italia abbia dato fondo a gran parte delle sue risorse e, purtroppo l’ha fatto anche pigiando forte sul pedale del deficit. Ergo in futuro saremo sempre più dipendenti dai mercati. Fino ad oggi, per fortuna, le nostre aste hanno registrato una domanda forte e superiore all’offerta, anche per effetto dell’ombrello che ci ha aperto la Bce col suo “bazooka” di 750 miliardi . Ma, inutile nascondercelo, ci sta costando sempre più caro in termini di interessi. Lo spread continuerà a salire e con lui la montagna di debito pubblico che ci portiamo sulle spalle.
E quindi la domanda che mi pongo e che vi pongo è : perchè non porre subito le basi per dotarci di una banca pubblica? Era uno dei punti cardine del programma del Movimento 5Stelle. Da troppo tempo non se ne sente più parlare. Se non oggi, quando? La Germania ha una rete corposa di banche pubbliche. E non gli servono solo per finanziare investimenti strategici nelle proprie aziende. Ci gioca sporco, la Merkel, con le sue banche pubbliche, ad esempio nascondendo dentro la principale, la KFW (80% Stato federale, 20% Lander), una buona fetta del suo debito e quello dei suoi Lander (qualcosa di simile alle nostre Regioni). Miliardi su miliardi di debito, circa 1100, che sfuggono al radar del rapporto Debito/Pil tedesco. È solo grazie a questo artificio contabile e di regole interne taylor made, se la Germania viaggia sotto la fatidica soglia del 60% del suo rapporto debito/Pil (oggi i bund tedeschi hanno tassi negativi), anziché, come sarebbe in realtà, attorno al 97/98%.
E i benefici non si esauriscono qui. Se oggi la Merkel, in piena pandemia, ha potuto assicurare liquidità illimitata alle sue aziende e annunciare un piano di investimenti di 550 miliardi, e’ grazie alla liquidità che gli assicura la sua banca pubblica KFW.
Ma come si finanzia la KFW? Presto detto, si finanzia attraverso la Bce come fanno tutte le altre banche private d’investimento. E si perché se l’art.123 primo comma del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE), vieta espressamente alla Bce di finanziare direttamente gli Stati membri, al secondo comma prevede l’espressa possibilità delle banche pubbliche degli stessi di farvi ricorso assicurandosi lo stesso trattamento riservato alle banche private.
Oggi in casa UE, diversamente dalle grandi potenze mondiali come Usa, Cina, Russia e il vicino Regno Unito, che possono contare su finanziamenti illimitati da parte delle loro banche centrali (specie in questo momento di deflazione), vige un meccanismo infernale pensato per far guadagnare solo le banche private e dissanguare gli Stati sovrani. Almeno quelli che su vigliono far dissanguare. Tipo noi (poi un giorno vi racconterò con che meccanismi autolesionisti impostiamo le nostre aste).
Il giochetto funziona cosi:
La BCE crea denaro dal nulla (elettronico ovviamente, una mera scrittura contabile). Lo presta alle banche private (attualmente a tasso zero) che, a loro volta, lo utilizzano per acquistare titoli di debito sovrano (bund, btp ecc ecc), assicurandosi un rendimento che, per quanto possa essere basso oggi, è tutto guadagno (una delle ultime aste del nostro tesoro ha collocato ns btp decennali all’ 1,36% lordo). Poi sempre le banche private, con quei titoli in pancia, prestano soldi alle aziende, ai privati, ad un tasso notoriamente ancora più elevato. E creano denaro.
La Germania, invece, tramite la sua banca pubblica, esentata dalle regole dell’Unione Bancaria grazie ad un marchingegno azionario costruito ad hoc, ha potuto saltare un passaggio. Si può finanziare direttamente presso la Bce (ripeto, oggi a tasso zero), attraverso la sua KFW. Ecco perché può permettersi di assistere, come in questo contesto pandemico, il suo tessuto sociale ed imprenditoriale, con trasferimenti diretti ai suoi cittadini o piccoli imprenditori (c. d. Elicopter money, ovvero soldi a fondo perduto), ovvero con finanziamenti a tassi bassi e fuori mercato alle sue grandi aziende.
Invece in Italia no. Noi siamo ligi e, aggiungo, ciechi. Noi che una Banca pubblica l’avremmo già bell’e fatta, la Cassa Depositi e Prestiti, detenuta dal MEF per l’80%, ne abbiamo fatto una Spa, che, ovviamente, non può accedere ai finanziamenti a tasso zero presso la BCE, ne’, tanto meno, adottare politiche di elicopter money. Può solo erogare prestiti a prezzi di mercato (anzi, spesso anche oltre, come ha plasticamente dimostrato il debito pregresso monstre del vecchio Comune di Roma in liquidazione, prima che la Raggi indicasse la via della ristrutturazione).
Non solo, i 300 miliardi di credito vantati verso lo Stato italiano dalla Cassa Depositi e Prestiti, sono diligentemente computati nel calcolo del nostro debito pubblico. Cosi, tanto per assicurarci il massimo costo del debito con il minimo beneficio.
È proprio il caso di dire “cornuti e mazziati”. Furbi noi.
Italia Svegliaaaaaa!
Non si dice recovery found ma Fund
Non siamo in dlflazione, almeno in Italia, i prezzi sono tutti aumentati, la Labonia non se ne è accorta?
Non si dice ad OK ma si dice ad HOC è latino non inglese.
Per il resto boh sarà tutto vero ma Conte e Gualtieri non mi sembrano leoni.
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Grande Roberta, era uno dei punti cardine del M5S, col sistema marcio della BCE diventa vitale dotarsi di una banca pubblica e attivar eprima possibile lo stesso sistema truffaldino della Germania per calmierare il debito e finanziare A FONDO PERDUTO l’economia italiana.
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OK = ‹okèi›. – Sigla statunitense che indica approvazione, consenso, equivalente all’italiano «sta bene, va bene».
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a parte gli errori di ortografia, e qualcosina da controllare; sulla Germania e il trucchetto di seppellire i loro debiti e i loro scandali delle Sparkasse dei Laender dentro la KFW, e neutralizzare per legge i controlli della BCE sulle loro Sparkasse è tutto vero. Nel costruire le regole dell’Euro e dei vari orgamismi BCE ecc.. ha fatto in modo che per loro certe regole non valessero. E’ nella loro indole, il retropensiero è che loro siano ligi alle regole, mentre gli altri barino, in realtà la cosa è molto differente, se ne hanno l’occasione i Deutsche barano eccome!!!! meravigliandosi poi…
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Non è crisi finanziaria.
È crisi di sistema.
Prima di firmare o accedere a finanziamenti in debito aspetterei.
È una stanza satura di gas, aspetta solo qualcuno che accenda la luce.
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“Se già in tempi normali uscire dall’Euro e, men che meno dall’Unione Europea, avrebbe significato un salto nel buio,
oggi, in tempi di pandemia, sarebbe per l’Italia un harakiri nella migliore tradizione giapponese.”
Eppure, alla fine della lettura di questo pregevole articolo di Roberta Labonia, si avverte la sensazione che tutti i
ragionamenti e i dati di fatto riportati stridano con l’affermazione iniziale.
Troppo lungo sarebbe esaminare quando, come e perché siamo finiti in questa trappola mortale e di chi sia la responsabilità di averci cacciati nella tela del ragno e aver diligentemente e scientemente operato per avvolgerci in essa sempre più strettamente nel corso degli ultimi vent’anni.
Piuttosto, una volta presa coscienza che dalla trappola non si può uscire, bisognerebbe prendere in considerazione
la seconda opzione: approfittare dei buchi che si sono aperti nella tela per distruggerla.
Che cosa succederebbe se il ragno rimanesse a bocca asciutta?
I cosiddetti, fantomatici “mercati” ci succhierebbero il sangue con ancora maggiore ferocia?
Ma i “mercati”, come l’Uomo Nero usato per spaventare i bambini, sono un marchingegno fabbricato da chi vuole
prendere e mantenere il controllo delle politiche degli Stati dell’Unione per modellarle secondo i “superiori interessi”
dell’oligarchia finanziaria che ha pensato ed attuato questa Europa in cui i “trattati” sono le divisioni di tank, i “regolamenti” sono le V2 che ci piovono sulla testa, e la “sanzioni” sono i campi di concentramento e sterminio in
cui finirà la nostra residua sovranità.
Se la UE verrà abbattuta, i “mercati” sarebbero costretti a modificare il loro approccio predatorio verso gli Stati
più “deboli” dell’Unione perchè non sarebbero più legittimati da trattati e regolamenti jugulatori studiati apposta
per lasciar campo libero a tutte le loro attività speculative.
Da questa UE non bisogna uscire… bisogna abbatterla!
Sarebbe un primo passo di una Guerra di Liberazione contro il Globalismo Finanziario che sta uccidendo il
mondo intero.
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Che cazzo!!!!, il popolo più furbo del mondo governato, da sempre, da emeriti imbecilli. Sempre che quanto scritto nell’articolo corrisponda al vero.
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