(Stefano Rossi) – La liberazione di Silvia Romano, o dovrei scrivere Aisha, ha scatenato il peggio sul web. Il giornalista Magdi Cristiano Allam ci ha voluto subito ricordare chi era Aisha. E come sempre la storia si ripete.
Chi si ricorda delle “ stronzette di Damasco?” Greta Ramelli e Vanessa Marzullo furono rapite in Siria e la loro liberazione scatenò una gazzarra politica di notevoli dimensioni. Su Il Giornale il titolo era “ Due incoscienti da salvare”. Anche in quella occasione fu pagato un riscatto; si parlava di 12 milioni di dollari. Le ragazze, appena liberate e tornate in Italia, si presentarono con il capo coperto e dissero che sarebbero ritornate quanto prima in Siria.

Silvia Romano ha aggiunto che si è convertita all’Islam e che non sarebbe stata costretta al matrimonio. Ambigua negazione che però afferma il matrimonio. Essendo stata sequestrata è lecito domandarsi se il marito è uno dei carcerieri, quindi, uno di quelli che ha ricevuto il pagamento del riscatto, ma questo sarà compito di chi dovrà indagare su questa vicenda. A me interessa un altro particolare: la voglia o la speranza di un mondo migliore tra i giovani.
Nel 1992, uscì il film Puerto Escondido che fece bingo agli incassi, vinse molti premi, lanciò la moda del pizzetto, del Messico, ma soprattutto rafforzò quel senso di evasione che per la verità è innato in molti di noi. Quando sentiamo che qualcuno è scappato in qualche parte del mondo, dentro di noi si accende una lampadina che ci ricorda questo impulso, questa voglia di lasciare tutto e scappare pure noi. Se Silvia Romano fosse ritornata con il sombrero e il poncho nessuno avrebbe avuto da ridire. Ma vederla con il velo, sapere che si è convertita ha scatenato gli istinti più primitivi, anche delle persone che non sanno nemmeno dove si trova la loro parrocchia.
Ma il viaggio che hanno intrapreso tutte le persone come Silvia Romano, Greta Ramelli e Vanessa Marzullo non è tanto diverso da quello che intraprese Lawrence d’Arabia: spogliarsi di ciò che si è per ridiventare qualcos’altro al punto che, il rischio, è quello di diventare straniero in casa propria. Ben vengano le persone che riescono a rinascere almeno una seconda volta.
Certo, prima o poi, bisognerà affrontare seriamente un dibattito sull’opportunità di pagare questi riscatti verso coloro che, contro ogni regola di buon senso contravvengono ai consigli della Farnesina di non recarsi in certi luoghi ritenuti pericolosi e a rischio sequestri. Notoriamente l’Italia è uno dei pochissimi Paesi che in questi casi paga.
Di molto recente sono stati liberati due ragazzi, Luca Tacchetto e la fidanzata canadese Edith, facendoci credere che riuscirono a scappare nel bel mezzo del nulla e raggiungere la città più vicina. Rapiti in Burkina Faso volevano raggiungere un amico in Togo; come fossero in Europa! Poche settimane prima della loro liberazione, sempre in Burkina Faso fu ucciso il canadese Kirk Woodman! Il Canada non pagò il riscatto.
Non bisogna temere il giudizio divino dei soliti perbenisti che vorrebbero “ Pace, amore e fantasia” in tutto il mondo, ma mi domando se queste persone fossero rimaste almeno in luoghi più sicuri e tutti quei soldi, che sono tanti, potevano finire veramente a favore degli africani più bisognosi o nella ricerca per sconfiggere una buona volta questo maledetto virus invece di finanziare il terrorismo islamico.