(Domenico Quirico) – E poi il nome. Conosco il rito dell’offerta della conversione: per averlo vissuto. Comincia con una proposta, gentile: quella di cambiare identità, di assumere un nome musulmano. Allucinante complessità del fanatico. Sconcertante impenetrabilità di personaggi a doppio, triplo fondo. Non gli basta tenerti in pugno, barattarti per denaro. Vogliono la tua resa, la tua anima. Non è un rito formale, piccole mercanzie da sacrestia islamica, è un obbligo, a cui credono sinceramente: salvare un miscredente dal peccato, portarlo alla vera fede, accrescere di una unità il paradiso dei puri, dei giusti.

Che doppia vittoria! Poi lo si potrà vendere, sfruttare, possedere. Senza rimorso. Nessuno ti dice che così la tua condizione di vittima, di prigioniero cambierà, che in quanto musulmano non subirai più violenze. Che sopravviverai. Forse ti libereranno…e allora…fuggire…forse, chissà. Ma ti accorgi immediatamente che l’abbandonare il nome, anzi gettarlo via come una cosa sporca, è l’equivalente, oh quanto più forte, del restare nudo, del lasciare i vestiti che ti hanno tolto subito dopo il sequestro. Sei debole, senti mancarti il terreno sotto i piedi, precipiti verso il fondo del trabocchetto, non sai neppure tu come ti devi chiamare. Sai che se dici sì, scivoli via da te stesso: obbligatoriamente. Adesso non hai più nome che non sia quello che loro ti hanno imposto, ogni volta che ti chiamano devi percorrere nella tua mente uno spazio, per capire che quel nome sei tu. Poi viene la proposta di pronunciare la preghiera, la dichiarazione di fede. Ma l’idea di mentire, del prendersi gioco dei tuoi carcerieri, salvarsi con la riserva mentale, ingannarli? Sarebbe lecito, in fondo. Pensieri che partorisce la notte. Che non potrai disinvoltamente gettare via. Ma con dio non si scherza, soprattutto quando hai vicino di cella il dolore. Cerchi la via di scampo. E se fosse proprio in questo dio in cui credono di credere i carcerieri? Un dio senza angoscia nella mente, senza incertezza, senza dubbio, senza un elemento di disperazione. Non si parli di sindrome di Stoccolma, del legame capovolto che si crea con chi ti fa del male. Semplicemente non esiste. Quello che cerchi, che sogni è avere un po’ di quella stanchezza felice che provano i convalescenti. Anche un dio implacabile e senza indulgenza può andare bene, ti può scorrere addosso come un balsamo. Il tuo, se lo avevi, sembra aver scelto il silenzio, ha perso la partita. E poi: donna prigioniera della jihad. Si fa quasi fatica a parlarne, dà sofferenza: le terribili vedove del Califfato, Antigoni cieche dell’odio, che impugnano i figli come manodopera della rivincita. L’adultera lapidata. O le jazide vendute come schiave al mercato, innocenti prostitute della guerra santa. Nella retorica della jihad non c’è posto per le donne, è un mondo di giovani guerrieri che costruiscono il loro paradiso insanguinato. Ma nella ipocrisia dei mercanti sanguinari di dio quante donne: kamikaze, produttrici di martiri, riposo del guerriero. Sequestrate. Chi esce da un rapimento ha soltanto la sua memoria, l’esser rimasto vivo, i gesti che ha compiuto o non ha compiuto in una dimensione che, non bisogna dimenticare mai, è quella della violenza, del ricatto.
Gesù Cristo ha detto: Misericordi io voglio e non sacrifici.
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Dopo aver visto meridionali convertiti alla lega, nessun’altra conversione può turbarmi
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Bisognerebbe far leggere queste riflessioni, così piene di umanità e comprensione, a quel branco di
iene che hanno saputo solo insultare la povera Silvia Romano, dolendosi che sia tornata a casa sulle
sue gambe e non in una cassa di legno.
Sono sicuro che quella gente non riuscirebbe a capire ciò che Quirico ha scritto perché gli manca il retroterra culturale, cognitivo ed intellettivo per poterlo fare.
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Vivianav anche con questo intervento sancisce la sua grande confusione. Capisco che è preoccupata per il covid ma come al solito mischia le mele con le pere. Respira e conta fino a 10 prima di scrivere egregia vivianav
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Solo chi non ha mai visto l’Africa e i suoi popoli, le sue risorse depredate dagli occidentali e dai cinesi, le sue immense povertà o ricchezze naturali e umane, le tragedie e le guerre per conto terzi sostenute da fornitori d’armi, può capire perché tutto questo accade.
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