(PAOLO NATALE – glistatigenerali.com) – Salvini e la Lega sono un po’ in crisi di consensi, da un paio di mesi a questa parte, come ho ricordato settimana scorsa qui, su Gli Stati Generali. Dopo la buona performance elettorale delle ultime politiche del 2018 e l’ottima prova delle europee dello scorso anno, oltreché delle diverse amministrative, accompagnate dal diffuso sostegno al governo giallo-verde, qualcosa si è incrinato nel rapporto tra gli italiani e quel partito.

Una discesa repentina, nelle diverse dichiarazioni di voto demoscopiche, che hanno visto la Lega perdere almeno 5-6 punti percentuali da fine febbraio ad oggi, più o meno in corrispondenza (e la coincidenza non è certo casuale) della fase caratterizzata dallo scoppio e dalla successiva escalation della pandemia del Corona. Salvini si è trovato un po’ spiazzato dal fenomeno socio-sanitario, sia dal punto di vista comunicativo che da quello più specificamente politico e programmatico. Non sembrano funzionare più né le sue parole né le sue proposte, o quanto meno funzionano peggio di un recente passato, quando il leader leghista pareva in grado di dettare i temi e l’agenda politica del nostro paese, ben intercettando le paure degli elettori.
Alcuni analisti sottolineavano peraltro che quei timori fossero ingigantiti o addirittura creati a regola d’arte da Salvini stesso, proprio per poter dare risposte funzionali al bisogno di sicurezza in un mondo pieno di ipotetiche insicurezze crescenti. Ma da quando paure e timori sono divenuti reali, con i pericoli di contagio e di morte così diffusi, parole e proposte salviniane paiono non incontrare più le richieste e le attitudini della popolazione. I possibili aiuti economici europei, in cui tanti sperano per risollevare il paese dai problemi economici e sanitari, sono diventati quotidianamente materia di scontro con il governo e con la stessa UE, non per “migliorarli” con le doverose contrattazioni, ma per rifiutare tout-court le offerte, dichiarate irricevibili.
Ma contare unicamente sulle proprie forze, pensano gli italiani, potrebbe non essere sufficiente, e le idee di Salvini a questo proposito non incontrano il loro favore, per una larga maggioranza. L’attuale leader leghista non “funziona” più come prima, dunque, tanto che alcuni commentatori hanno iniziato ad ipotizzare che, per mantenere elevata la fiducia nella Lega, sia forse meglio cambiare cavallo, da Salvini a Zaia. Zaia è stato uno dei pochi Presidenti regionali che sia riuscito a governare con buoni risultati la pandemia avanzante, secondo l’opinione pubblica, ed è diventato in breve tempo uno degli uomini politici giudicati più favorevolmente dai cittadini, con un tasso di fiducia secondo solamente a quello di Conte. Perché dunque non affidarsi a lui, per cercare di riprendersi i consensi perduti?
Per un motivo molto semplice, come ha ricordato in un bell’articolo su Italia Oggi del 9 maggio Martino Loiacono: con Zaia, la Lega tornerebbe ad essere confinata nell’area settentrionale del paese, perdendo quell’afflato nazionale portato da Salvini, unica possibilità per diventare il partito egemone nella coalizione di centro-destra. Il miglioramento della sua performance nordista non riuscirebbe a supplire al peggioramento di quella meridionale.
Il confronto tra la Lega “bossiana” e quella “salviniana” è facile da effettuare: nel massimo splendore di Bossi (nel 1996 e poi ancora nel 2008), la Lega Nord aveva un bacino elettorale nelle regioni settentrionali pari al 98% del totale dei suoi voti. Nel 2018, la prima elezione con Salvini leader, già questa quota nordista si era ridotta al 60%, diventata poi del 52% alle europee e, nelle odierne dichiarazioni di voto, è addirittura scesa sotto il 50% dei votanti. Oggi dunque, il bacino più corposo leghista proviene non più dal Nord ma dal resto dell’Italia, e la Lega è diventata un vero partito nazionale, quanto meno dal punto di vista elettorale.
L’afflato troppo veneto-centrico di Zaia, sebbene molto ben accetto dai suoi corregionali e anche dalle altre regioni settentrionali, riporterebbe la Lega entro i suoi antichi confini, non permettendo quel salto nazionale capace di portarla ai vertici della politica italiana. Meglio allora perdere qualche consenso oggi, cercando di recuperarlo in una prossima “fase 3”, che snaturare il percorso individuato da Salvini, sempre ovviamente se ci riuscirà.
Viviana Vivarelli:
Si sono tenuti Bossi e lo esaltano ancora, si terranno Salvini. Nulla è più statico del fanatismo di un ignorante. E magari a Milano rinomineranno Fontana e Gallera, rei di migliaia di morti.
Io ho un nipote a MIlano barricato in camera dal 10 marzo a cui finalmente hanno fatto un tampone dopo 60 giorni !!!! che è dovuto stare in un ospedale 24 ore prima di tornare a casa che non è più contagioso ma siccome è stato 24 ore dentro un ospedale deve fare altre due settimane di isolamento. Dice che a Milano non funziona niente, niente mascherine, niente tamponi, il caos assoluto. I medici di base eroici ma completamente abbandonati da una amministrazione criminale. E Fontana ha pure la faccia di comprarsi le pagine dei quotidiani per elogiarsi!!! E un intero Paese deve restare fermo per le stronzate dei leghisti!!!! E invece di chiedere le dimissioni di Fontana e di Gallera, rei di strage, chiedono le dimissioni di Bonafede, l’unico che oggi ha fatto leggi contro la corruzione e la mafia ! Il mondo fatto alla rovescia. E una informazione costruita dai delinquenti a favore di altri delinquenti!!!
E’ inaccettabile!!!
E il M5S continua a non fare niente contro questo scempio!!!
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E’ indubbio che Fontana e Zaia hanno rappresentato due modi diversi per gestire il contagio. Ma il problema è un altro e riguarda IL CAOS AMMINISTRATIVO-Viviana Vivarelli.
La Costituzione dà alle Regioni poteri amplissimi, alcuni nemmeno attuati, e probabilmente lo ha fatto per rispetto della democrazia e delle specificità locali, dopo il dispotismo cenntralizzato del fascismo, ma sono passati 70 anni e la presente pandemia ha dimostrato senza ombra di dubbio che i poteri costituzionali sono stati esercitati con la massima anarchia (Regioni contro lo Stato, addirittura Sindaci contro le Regioni, Quartieri contro Sindaci) al punto che la Sanità è caduta in un caos assoluto, in cui ognuno fa quello che gli pare. Questo è esattamente il contrario di uno Stato amministrato con giustizia e democrazia, è il trionfo dell’anarchia e della dissoluzione di qualunque regola, per cui, nella sanità come in ogni settore, occorre ristabilire un minimo di buon senso e di regole comuni. Cosa si fa? La Lombardia perché è a direzione leghista si permette di dimezzare la sanità pubblica mettendo a repentaglio la vita dei cittadini? O si permette di dilazionare la cassa integrazione per aizzarli contro lo Stato? La Sicilia, in nome delle Regioni a statuto speciale, si permette di allargare la propria dirigenza in modo elefantiaco e di pagarla uno sproposito? Un ausilio qualunque di uso pubblico, per es. una siringa, può avere variazioni di costo da Regione a Regione che vanno da 1 a 10?
Intanto l’Italia non è uno stato federale ma unitario. E poi si può rispettare ciò che è locale ma solo in un quadro di leggi e riferimenti di base nazionale. Oppure, con tanti galli nel pollaio, non ci sarà più una gallina che fa le uova. Per sarà bene che nella sanità come in ogni settore pubblico, lo Stato si riprenda guida e rispetto e metta a rigore il velleitarismo egocentrico dei poteri locali!
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Dalle europee il consenso della Lega è sceso di 9 punti. Siccome il consenso di Salvini sta cascando a picco, è tornato a fare richiamo sessuale presentandosi nudo nella parte di sopra. Attenti, perché, se perde altri 9 punti, si presenterà nudo nella parte di sotto.
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Zaia, febbraio: “Coronavirus colpa dei cinesi che mangiano topi vivi”
Zaia, maggio: “Il coronavirus è artificiale”
Ma allora che cazzo si sono mangiati sti cinesi, topi meccanici?
[@alcafar76]
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