(Giuseppe Di Maio) – Ieri sera a “otto e mezzo”, la trasmissione più frequentata dai commentatori politici italiani, s’è affrontato il duo Bechis – Scanzi, entrambi figure in calo nelle simpatie grilline. Del primo si comincia a mettere in dubbio l’onestà intellettuale, del secondo si conferma la spietata competizione con Fassino per tutte le profezie sgarrate. Ieri però, dell’Andrea più simpatico dell’informazione, si è palesato anche il limite ideologico.

Con l’inarrestabile loquacità toscana, il giornalista de “Il Fatto” si è posto la domanda. Come mai, nonostante le preferenze politiche del M5S del tutto vicine al pensiero sinistrorso, la faccenda degli immigrati, fin dal tempo in cui il Movimento non era ancora nato e Grillo da poco predicava nelle piazze, resta incomprensibilmente identica alla politica di destra?  Tant’è che nel governo con la Lega, i due partners litigavano su tutto tranne sull’immigrazione? Cosa che ha poi consentito al M5S di firmare quelle due schifezze dei decreti sicurezza?

Secondo il suo ragionamento tutta la politica si riduce a mera sensibilità e preferenza di gusti. Sicché persino la posizione di Bellanova sulla regolarizzazione degli stranieri, oltre ad essere l’ennesima occasione di Iv di poter rompere le scatole al governo, rappresenta una precisa posizione politica che nasce dalla cultura e dal brodo sociale d’appartenenza. Nel caso dell’ingombrante politica brindisina, diventa allora importante la circostanza di aver sposato Abdellah El Motassime, interprete magrebino con cui ha avuto un figlio.

Purtroppo Scanzi manca di una formazione marxista e gli sfugge forse l’intera questione politica del modello 5 stelle. Ad esempio, se per avventura dovesse considerare le istanze grilline come recupero di cittadinanza, capirebbe di che cosa è fatta l’onestà di cui parlano. Capirebbe che essa è affermazione delle regole, lotta alla corruzione, smascheramento dei trucchi, e attenzione ai ceti sociali più deboli, cioè conquista totale della cittadinanza così com’è prevista nel dettato costituzionale.

La destra, al contrario, eccita il sentimento reazionario ed esalta le paure del popolo non garantito. Gli confeziona il pericolo dell’invasione straniera, della perdita del lavoro, della casa, gli preavverte un’iniqua concorrenza nei già angusti spazi civili e nel degrado delle periferie. Perciò la casuale convergenza con le posizioni della destra su alcune politiche non deve confondere gli obiettivi del tutto differenti tra Movimento e partiti xenofobi. I Grillini non vogliono che si usi l’immigrazione come bomba sociale che mini i diritti già fragili delle classi gregarie. Pretendono garanzie salariali, contributive e sindacali per i lavoratori stranieri, giacché non vogliono che possa crescere la svalutazione di tutto il lavoro manuale nascosta dal sentimento di accoglienza.
La Bellanova e l’establishment renziano sono viceversa di parte padronale, e intendono alterare il rapporto Capitale/Lavoro a favore del primo. La casuale convergenza di Pasquale Tridico sulle posizioni della Ministra dell’Agricoltura sta nella preoccupazione del Presidente dell’Inps di aumentare il gettito fiscale e migliorare il rapporto lavoratori/pensionati. Anche se si sa che, non appena regolarizzati, i lavoratori stranieri migreranno dalle serre alle periferie urbane, vanificando il tentativo di stabilizzare il settore agricolo.

Ecco perché bisognerà prendere in considerazione un permesso di lavoro stagionale. Occorrerà inaugurare un pendolarismo sorvegliato con i paesi nord-africani e con tutti quelli esportatori di manodopera; assicurare i diritti e le condizioni di lavoro e di soggiorno agli immigrati, con corrispondente emersione del lavoro nero. Insomma, alla faccia di Renzi e di Salvini, fare tutto ciò che serve per salvaguardare l’umanità degli ospiti e la cittadinanza dei nativi. Ma soprattutto essere pronti a pagare il prezzo di questa giustizia. Ad ogni costo. Anche se dovesse triplicare il costo delle insalate, degli spaghetti al pesto e al sugo di pomodoro.