Dovrà spiegare in modo netto perché l’accusa di Di Matteo è falsa; ma anche dimostrare di non aver coinvolto nella sua scelta il governo di allora, e in primis il presidente del consiglio Conte. Sarà una prova dura per l’esecutivo
(Enrico Mentana – open.online) – L’accusa del magistrato antimafia Nino Di Matteo al ministro Bonafede è della massima gravità. E sarà doveroso per il guardasigilli rispondere davanti alle Camere. Ritirare l’offerta fatta a un Pm così esposto di dirigere il Dipartimento per l’Amministrazione Penitenziaria perché i mafiosi dal carcere hanno fatto sentire la loro disapprovazione – se così davvero fossero andate le cose – costituirebbe un vero e proprio atto di infamia politica e civile.
L’autodifesa di Bonafede ieri sera da Giletti, nella stessa sede e con le stesse modalità telefoniche dell’accusa subito prima rivolta da Di Matteo, non è stata francamente convincente. A differenza dell’accusatore e dell’accusato siamo cultori del garantismo, e fino a prova del contrario il ministro aveva mille altre ragioni per fare altre scelte per la guida del Dap. Ma la politica ormai da decenni ha imposto l’ordalia, il sospetto che, invertendo l’onere della prova, deve essere dissipato dall’accusato.
E un esponente del Movimento 5 Stelle come Alfonso Bonafede ne conosce il meccanismo meglio di chiunque altro. Dovrà spiegare in modo netto perché l’accusa di Di Matteo è falsa; ma anche dimostrare di non aver coinvolto nella sua scelta il governo di allora, e in primis il presidente del Consiglio Conte. Sarà una prova dura per l’esecutivo, già da subito assediato dalle opposizioni con la consueta durezza (ma con l’incognita dovuta alla presenza della Lega in quel governo, e pure al ministero della giustizia).
Ma c’è anche qualcosa che deve spiegare il dottor Di Matteo. Beninteso: Antonino Di Matteo è un benemerito protagonista della lotta dello Stato contro la mafia siciliana. Ma anche da lui abbiamo diritto ad alcune risposte. Innanzitutto: perché ha taciuto per due anni? Perché quel torto che afferma di aver subito su pressione della mafia è restato segreto? Perché non ne ha mai parlato neppure in vista dell’elezione al Consiglio superiore della Magistratura? E perché ora invece sì? E ancora: il dottor Di Matteo aveva partecipato due mesi prima della mancata nomina al forum “Sum” organizzato a Ivrea da Davide Casaleggio alla presenza di tutto lo stato maggiore del M5s. In quella occasione gli erano state chieste disponibilità per un ruolo di governo nell’esecutivo che stava per nascere?
LO SCANDALO INESISTENTE- Viviana Vivarelli.
DAP vuol dire Dipartimento amministrazione penitenziaria.
Capo del DAP era Francesco Basentini. Pochi giorni fa permette che siamo mandati ai domiciliari alcuni boss mafiosi per salvarli dal contagio. A parte che se c’è un posto immune dal contagio in questi giorni non è un ospedale ma proprio il carcere, queste scarcerazioni con invio ai domiciliari scatenano la furia dei cittadini.
Bonafede interviene subito e fa un decreto per cui queste scarcerazioni di mafiosi non dipendono più solo dal giudice addetto ma devono avere anche l’approvazione del procuratore della Repubblica e del procuratore nazionale antimafia.
Manda poi via Basentini e mette al suo posto Dino Petralia, che ha lavorato per anni con Di Matteo alla procura di Palermo e come vice di Petralia chiama Roberto Tartaglia, anche lui ex pm di Palermo e molto vicino a Di Matteo: insieme hanno fatto parte del pool che ha indagato sulla Trattativa tra pezzo dello Stato e Cosa nostra.
Nel 2018 era accaduto che Bonafede doveva nominare il capo del Dap e il direttore generale degli Affari penali, il posto che fu di Falcone. Telefonò a Nino Di Matteo per chiedergli se voleva essere capo del Dap. Di Matteo chiese 48 ore per pensarci. Nel frattempo Bonafede decise di dare a un altro il DAP e quando si risentirono offrì la carica di direttore generale degli Affari penali a Di Matteo, il quale però rifiutò forse piccato per non aver avuto l’altro incarico .
Il giorno prima di queste telefonate si era diffusa la notizia che a capo dei penitenziari sarebbe arrivato Di Matteo ed erano state intercettati dei discorsi di mafiosi che non gradivano affatto questa nomina. Queste intercettazioni erano state pubblicate sui giornali il giorno prima delle telefonate, per cui erano già note quando Bonafede aveva deciso di dare una delle due cariche a Di Matteo e i due ne avevano anche parlato tra loro. Ora Giletti, Mentana e la destra tutta insinuano che la nomina di Di Matteo a capo del DAP non ci fu perché Bonafede aveva ceduto alla mafia che non la voleva, ma i tempi non tornano, perché, se Bonafede avesse ceduto alla mafia, Di Matteo non lo avrebbe nemmeno chiamato. E del resto non si può accusarlo di collusione mafiosa con tutte le leggi che il ministro a 5 stelle ha fatto contro la criminalità organizzata, per cui si cerca solo di sollevare del fango con una accusa sporca e insostenibile.
La destra accusa Bonafede di aver ceduto per paura, ma se Bonafede fosse il tipo che cede per paura non avrebbe fatto le leggi antimafia che ha fatto e non girerebbe con una scorta armata.
Dice Bonafede: “Nei miei quasi due anni da ministro ho portato avanti solo leggi scomode, che mi fanno vivere sotto scorta, ho firmato 686 atti per il 41 bis. Io ho chiamato il dottor Di Matteo per la stima che ho nei suoi confronti, parlandogli della possibilità di fargli ricoprire uno dei due ruoli, o capo del Dap o direttore degli Affari penali, dicendogli che era mia intenzione far scegliere praticamente a lui, anche se ne avremmo parlato insieme. Nella stessa telefonata Di Matteo mi chiarisce che c’erano state nelle carceri delle intercettazioni nelle quali i detenuti avrebbero espresso la loro contrarietà alla sua nomina al Dap. Quando ho telefonato a di Matteo, sapevo di quelle intercettazioni che erano già state pubblicata sul Fatto Quotidiano e sono intercettazioni di cui il ministro dispone perché le fa la polizia penitenziaria. Il fatto che il giorno dopo avrei ritrattato quella proposta in virtù di non so quale paura sopravvenuta non sta né in cielo né in terra. E’ una percezione del dottor Di Matteo. Quando lui è venuto al ministero gli ho detto che tra i due ruoli per me sarebbe stato molto più importante quello di direttore degli Affari penali perché era molto piu di frontiera nella lotta alla mafia. Quindi non gli ho proposto un ruolo minore nella lotta alla mafia. E a me sinceramente era sembrato che alla fine dell’incontro fossimo d’accordo”.
Ma il centrodestra non accetta questa spiegazione e chiede le dimissioni di Bonafede (non le ha mai chieste per Berlusconi chiaramente colluso con la mafia né per Dell’Utri che faceva da mediatore tra Berlusconi e la mafia, ma, guarda caso, le chiede per Bonafede che la mafia la combatte).
La Meloni insorge: “Ai disastri si aggiungono ombre sul comportamento del guardasigilli. Fossi Alfonso Bonafede, domani mattina rassegnerei le mie dimissioni di ministro della Giustizia, Bonafede non può più essere il ministro della Giustizia. Dopo le dichiarazioni gravissime del dottor Di Matteo e le risposte imbarazzanti rese dallo stesso Guardasigilli, non resta che questa decisione già indicata da tempo dalla Lega sin dal primo giorno dello scandalo sulle scarcerazioni ai boss mafiosi”.
La Meloni dimentica che in passato la Lega ha insultato pesantemente Di Matteo per le sue indagini su Berlusconi e Dell’Utri.
I dem sono tutti dalla parte di Bonafede meno Renzi che attacca come suo solito: “Siamo in presenza di una clamorosa vicenda giudiziaria che rischia di essere il più grave scandalo giudiziario degli ultimi anni”. Mentana come al solito segue come il cane segue il padrone che lo lancia contro la preda.
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Ha presente la stella polare? Lei di più
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La tua ricostruzione è fantastica. Purtroppo ne ho letta solo metà, poi mi sono stancato come mi stancano dopo un po’ le fiabe per bambini.
Se avessi però iniziato scrivendo… In un Paese lontano lontano di nome Dap, cera una volta Cappuccetto Bonafede. Una sera andò a trovare la nonna di Matteo, un suo caro compagno di giochi con il quale andava sempre d’accordo, e gli propose… che ne dici?
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Adesso io mi chiedo: “Sputtanato come si è sputtanato il cane da riporto Mentana, avendo perso tutta la credibilità del mondo (per coloro che non conoscevano la sua storia personale e professionale) ancora si permette di pretendere risposte da qualcuno…! Naturalmente per riportarle al popolo bue come piace a lui dicendo ciò che serve ai suoi Padroni e nascondendo quello che non gli fa comodo, perchè la gente non deve sapere tutta la verità”. E’ il prototipo del giornalista perfetto per il Sistema:
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Il rumore dei grullini che si arrampicano sugli specchi per sviare l’attenzione dal caso è assordante.
Stasera già annunciata diretta di Scanzi alle 19 tutta sul caso, dove saranno tirate fuori tutte le scuse più bislacche per dimostrare: che Bonafede è in buona fede perché onesto, che Di Matteo è un santo ma ogni tanto scazza, però rimane infallibile per tutte le inchieste passate (specie quelle che riguardano gli avversari dei grulloidi), che in realtà dietro tutto ci sono Salvini-Meloni-Renzi-Berlusconi ed è loro la colpa di tutto quanto, che Giletti è un verme e quindi tutto quello che avviene nella sua trasmissione è falso anche se intervengono al telefono i diretti interessati, che il M5S è fatto da gente honesta (sempre bene ricordarlo) ed è l’unico partito serio d’Italia, che il Governo Conte è il migliore del mondo e ce lo invidiano tutti e quindi chiunque chieda le dimissioni di un ministro è un pericolosissimo sovversivo disfattista divisivo e dev’essere arrestato e mandato al 41bis. ecco.
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Merdana sappiamo chi sei. l’ultimo che deve parlare la tua fantasticheria fa schifo
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In ogni caso c è qualcuno che vuole fare solo caciara ! Sono solo tifosi e il calcio è da troppo tempo precluso , bisogna capirli sono dei gravi astinenti ( perché lasciare aperti i tabaccai e chiudere gli stadi!! ) adesso si occupano di politica e governo… Dategli il calcio ! Panem e circenses , perdio! Così evitiamo ..
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Bonafede “Dovrà spiegare in modo netto perché l’accusa di Di Matteo è falsa”.
Che giornalista di merda che è Mentana!
Di Matteo non ha fatto nessuna accusa, ha raccontato dei FATTI che Bonafede non ha smentito.
E se i fatti sono imbarazzanti per il ministro non è certo colpa di Di Matteo.
Bonafede non deve CONFUTARE le affermazioni di Di Matteo ma SPIEGARE perché ha fatto dietrofront.
Di Matteo ha parlato dopo due anni perché prima la scandalosa scarcerazione dei boss non c’era stata!
Questo stronzo o vuole confondere le acque o s’è rincoglionito.
Brutte teste di cazzo che spargete merda su Di Matteo, ma vi rendete conto che per un uomo come lui mettersi contro il M5S in un Paese dove la politica va da sempre a braccetto con la mafia non deve essere stato per niente facile?
Ha scelto anche questa volta la strada più difficile!
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Anche se a giorni di distanza, un vaffa rabbioso al Merdana, che con il suo accanimento contro Ricciardi in seguito ha confermato di essere un verme spregevole, non glielo leva nessuno
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