(Vittorio Feltri – Libero quotidiano) – La Repubblica ha preso un brutto vizio, cambia spesso direttore nella speranza di cambiare se stessa, tuttavia non riesce a mutare. Va indietro. Sempre. Nella perdita di lettori tutti i giornali se la cavano abbastanza bene. Quindi non c’ è nulla da rimproverare ai vari timonieri. Semmai ci sarebbe qualche appunto da muovere agli editori, i quali riescono a essere peggiori dei giornalisti, cosa non facile. Sta di fatto che questo quotidiano, un tempo di moda e letto pertanto da una folla di fighetti di sinistra ma non troppo di sinistra, oggi, dato che i tempi si sono evoluti, è gradito soltanto a gente nostalgica che non ha niente da rimpiangere.
La sua è una malinconia che fa tenerezza poiché è senza speranza di un ritorno al passato. Vi sono ancora buone firme che scrivono sul capolavoro fondato da Scalfari, eppure sono più decrepite del vecchissimo ed eroico Eugenio, e non giungono a incidere sul pensiero corrente. L’ editorialista più arrugginito è Michele Serra, al quale si ingrippano le dita sul computer ogni volta che lo usa. Compone articoli con una svogliatezza che rivela una totale mancanza di idee, perfino le più cretine.
Il primo maggio ne ha pubblicato uno che andrebbe analizzato da un bravo psicologo. Poche righe per dire che Giorgia Meloni è fascista e che Matteo Salvini è più fascista di lei, non avendo entrambi trovato un vaccino antifascista, peraltro già scoperto 75 anni orsono e ora superfluo. Inutile assumere un farmaco per una malattia debellata da quasi un secolo. Il leghista e la sorella d’ Italia, come tutti, prestano il fianco alle critiche. Ovvio.
Però, allorché sfotte la destra e trascura di compiere altrettanto con la sinistra, Serra si copre di ridicolo pur facendo piangere di disgusto. Michele ha mai guardato in faccia Nicola Zingaretti, capo assoluto del Pd? Ha mai ascoltato un suo discorso? Ha esaminato sia pure distrattamente la sua linea politica a zigzag?
Io non ritengo che si debba applaudire all’ attuale opposizione, ma se Serra prestasse orecchio alle bischerate del suo segretario e ne verificasse gli atti avrebbe il pudore almeno di tacere sulla condotta di Giorgia e Matteo, i quali al confronto del fratellino di Montalbano sembrano madame Curie e Quintino Sella. Caro Serra, eri prode e spiritoso, adesso sei una lingua lessa da tagliare a fette. Senza contare che chi, come te, è stato comunista, sarebbe obbligato a contemplarsi allo specchio resistendo all’ impulso di sputare.
MA COME SONO MESSI, A DESTRA?
(Michele Serra – la Repubblica) – Fossimo cittadini di un altro Paese, meglio ancora di Marte, potremmo seguire con supremo divertimento l’ incredibile spettacolo dei fascisti veri (Meloni) che danno frequenti lezioni di misura e di savoir faire ai fascisti improvvisati (Salvini), che perfino nei dettagli – i modi truci, la mascherina nera, l’ occupazione vociante e sgomitante del Parlamento – sembrano molto più fascisti dei fascisti. Come modello antropologico, il capo ultras (Salvini) è decisamente più impressionante della capessa di borgata.
Nel secondo caso ci si può illudere che una gita a Frascati porti a una transazione pacifica, nel primo si cerca riparo nel bar più vicino sperando che non ti vedano. Meloni moderata? Non fatelo sapere a Steve Bannon e all’ internazionale nera, che proprio su di lei puntano le loro carte.
Certo appare un poco meno violenta e più riflessiva, diciamo meno maleducata, del suo nemico interno; l’ effetto potrebbe essere che l’Uomo Forte, ma poco sagace, sta regalando voti alla Donna Abile, che glieli sfila dalle tasche senza dover fare niente. Fa tutto lui. È un problema che ci riguarda solo di riflesso.
Riguarderebbe, ovviamente, l’ elettorato italiano di destra, largamente indifferente all’ antifascismo (non hanno ancora trovato il vaccino) e dunque liberissimo di orientarsi, tra Meloni e Salvini, con assoluta spensieratezza. L’ alternativa “liberale” sarebbe Berlusconi. Questo per dire come sono messi, a destra. Per parziale consolazione di noi di sinistra.
Effettivamente una destra liberale non c’è mai stata in Italia, quella del Pregiudicato è sicuramente la più liberale rispetto a quella salviniana e meloniana.
Stiamo messi male, come italiani.
La destra riguarda anche l’elettore di sinistra e viceversa: è sbagliato secondo ne dire: “Questo per dire come sono messi, a destra”. Non sono, SIAMO.
“Per parziale consolazione di noi di sinistra” sembra un’autocritica, un po’ deboluccia però.
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Purtroppo, con questi personaggi, bisogna dar ragione a Grillo, destra e sinistra sono categorie scomparse
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Ma per favore….
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Anche Montanelli aveva gettato la spugna riguardo allo svilupparsi di una destra liberale italiana. Non c’è mai stata e mai, purtroppo ci sarà, C’è sempre stata, invece, una destra populista, predatoria, anti-liberale, corporativista, reazionaria, clericale che ha insegnato al mondo come si può prendere il potere. Dal maestro Mussolini agli allievi, Peron, Berlusconi, Orban, Trump e perfino Boris Johnson. Il fascismo in Italia, tralasciando le intemerate interessate dei sinostrorsi col rolex, non è mai finito, non c’è stata mai una epurazione ed una riflessione storica vera, per cui, come un fiume carsico, ritorna in superficie sotto altre forme, ma l’essenza è sempre quella: venite da noi che sappiamo come proteggervi dagli “altri”, qualsiasi cosa sia gli “altri”
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Ottimo commento!
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Concordo!
È un grosso problema quello della destra italiana.
La sinistra almeno predica bene (anche se razzola malissimo).
La destra non ha neanche le prediche di qualità.
Ma è un problema di tutti, non solo di quelli di destra.
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