(Stefano Rossi) – Clemenceau nel 1918, urlò: “Je me bats devant Paris, dans Paris, derrièr Paris!”.
Per capire un evento storico bisogna spesso tornare indietro, ma di pochi mesi. Noi non abbiamo mai avuto un Clemenceau! Al massimo un pavido Badoglio. Eccolo il 25 aprile, ma bisogna guardarlo dal settembre 194.
Umberto II. a Franzero, Il Giornale, Napoli, 15 maggio 1947: “Subito che uscimmo dalla città verso i monti, la notte divenne freddissima; e Badoglio ch’era in borghese ed era in uno stato di grave abbattimento tremava forse dal freddo. Io mi tolsi il cappottone di generale e glielo detti perché si riparasse dal freddo. Badoglio l’infilò ma dopo qualche istante lo vedi che di nascosto rimboccava le maniche per nascondere i gradi”.
Il generale d’armata Vittorio Ambrosio, Capo di Stato Maggiore Generale delle Forze Armate italiane, mentre si sta trattando con gli anglo-americani proprio quando è necessaria la sua presenza, si reca in treno a Torino per ragioni “prettamente militari” egli deve sistemare i mobili della sua famiglia o distruggere un diario dal contenuto compromettente. La sentenza del tribunale militare di Roma danzionerà che il viaggio a Torino per ragioni private del generale d’Armata Vittorio Ambrosio “determinò una temporanea ma radicale cessazione del comando”.
La mattina del 7 settembre Kesselrig riceve al suo Comando di Frascati il ministro e Capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio d’Armata Raffaele De Coutren che con le “lacrime agli occhi”, dice il generale Westphal, “…. e richiamando il sangue tedesco che scorre nelle sue vene per parte materna”, gli manifesta i suoi propositi di lotta fino alla fine a fianco della Germania e illustra gli ordini che impartirà alla flotta italiana per la battaglia decisiva contro l’invasore anglo-americano. Quella flotta, il giorno dopo, isserà il pennello nero della resa e andrà a Malta a consegnarsi al nemico.
Ci potevamo risparmiare la Resistenza, le stragi naziste, le velenose e sarcastiche critiche degli americani e inglesi che, poco dopo la resa italiana, si sono sentiti le vigliacche suppliche degli italiani affinché non diffondessero la notizia agli “alleati” tedeschi. Basta ricordare che, firmato l’armistizio il giorno 3, di quel settembre, Badoglio diede l’ordine di non diffondere la notizia. Lui per paura anche fisica dei tedeschi, Eisenhower perché ne voleva catturare il più possibile.
Non venne avvertito nemmeno il ministro della Guerra, gen. Antonio Sorice. Invece fu avvertito il vertice della Banca Commerciale Italiana. La fuga era già nell’aria……