(Giuseppe Di Maio) – Ormai s’è capito, e tra un po’ forse la verità verrà del tutto fuori: l’ecatombe lombarda è stata per una certa parte colpa della politica. E’ stata colpa del suo attuale governo e di quelli che l’hanno preceduto. Poi, vai a dare uno sguardo ai sondaggi, e il cuore ti cade sottoterra. E’ come quando leggo alcuni commenti a piè d’articolo: non sono mai sicuro che mi sia fatto capire, che l’abbiano letto, che sia proprio il mio articolo. Ora non sto qua a lamentarmi come un Max Weber candidato nel DDP prima di morire di spagnola, ma le ragioni del consenso sembra che le possa aver capite solo Marianne sua moglie, Santippe, e adesso Meloni, Salvini e l’anima de li meglio trapassati loro.

Vi garantisco che per conto mio sono stato sempre gentile: ho amato la povera gente, a volte persino la loro ignoranza. Ho sempre avuto cara la loro ingenuità, la fede con cui ascoltavano affascinati il primo babbeo che parlava. No, non è merito mio, ma solo un segno distintivo della mia origine. Io sono indiscutibilmente un contadino, che ha avuto avi contadini, forse appena appena possidenti, ma addestrati a zappa e falcione.

Il mondo della sinistra che ha predicato per decenni la parità tra le culture, è stato invece l’unico ad allevare il più feroce disprezzo per l’ignoranza, per gli ignoranti, per gli operai, per la umile gente. Questo a dimostrazione della mutazione genetica che ha trasformato l’intera sinistra da socialista in liberal, prima infiltrata, poi irreversibilmente invasa dai piccolo borghesi e dal loro mondo asfittico e spilorcio.

Così la povera gente è restata sola, preda della destra e delle sue mistificazioni. E, col gracile benessere acquisito, ha maturato anche un imprevedibile orgoglio per le virtù pratiche, il disprezzo per ogni sapere teorico che le potesse ricordare la sua sudditanza sociale. Ha persino detestato l’esposizione dei pensieri un poco più prolissi e complessi. Dal canto suo la destra invece ha fatto “l’elogio dell’ignoranza”, e si è riempita di consensi.

Nel suo avvicendamento di cazzari la reazione espone una nuova proposta. Pare sia venuto il turno della cazzara nera. I più beceri oscurantisti d’oltreoceano e quelli del nostro continente cominciano a mollare il sole delle Alpi col suo sbruffone padano, e prendono in adozione l’idolo delle borgate. La nostra è l’epoca in cui non servono più i sistemi ideologici, e qualsiasi narrazione ha il diritto di parola. Mentre il fanfarone verde sperava di sostituire la Costituzione con un senso comune, il più delle volte ubriaco, la Meloni vuole provare addirittura a cambiarla in itinere, a inventarsene una nuova. A piegare cioè la Costituzione a seconda delle necessità dei sondaggi.

Perciò: sebbene il suo popolo non capisca un fico secco, e posto che il MES sia qualcosa di estremamente malvagio, il capo di FdI tenta quotidianamente di farlo firmare a Conte. Come se il nostro Presidente del Consiglio avesse intenzione di firmarlo, o stesse per firmarlo, o lo avesse già firmato, sia nella versione light che in quella originale (cosa invece che continua a negare di avere avallato lei). E oggi voleva persino cambiare l’odg della Camera, la cazzara nera. Voleva partecipare. Obbligare il premier a non fare qualcosa che già lui non si sogna neppure nel peggior incubo di fare. Ha fatto arrivare in aula le ragioni dei sondaggi elettorali, l’ignoranza della gente e i suoi rancori mal rappresentati. E’ tempo di obbligare il popolo a studiare. Non si può sopportare più la democrazia degli asini.