(Andrea Scanzi) – La capacità di Salvini di sbagliare tutto è nota, ma domenica si è persino superato da Giletti. Noi che ne amiamo ogni gesta, torniamo quindi volentieri a parlare di lui. Analizziamo gli aspetti salienti dell’affascinante intervista, andata in scena dopo che il povero spettatore aveva dovuto sorbirsi pure mezzora di Sgarbi: De Sade era perfido, ma anche Giletti non scherza.

1) Chiamare tutti (no: tutti no) gli intervistatori per nome (“Massimo”, “Barbara”, “Nicola”) è vagamente insopportabile e fa sembrare l’intervista una chiacchierata intima tra amici: okay bimbi, ma allora fatelo in privato.

2) L’unica “libreria” più triste di quella che aveva Salvini alle spalle l’ho vista a casa del Poro Asciugamano nel ‘77.

3) L’orsacchiotto (“Mirta”) che Salvini aveva alla sua destra, mi ha convinto per argomentazioni molto più di Salvini.

4) Dire che la Regione Lombardia non ha colpe e che lui non pensa a litigare fa molto ridere. (Se a dirlo è Salvini, s’intende).

5) Sostenere che “siamo in guerra e bisogna guardare in faccia il nemico” dimostra che i mojito restano in circolo per più tempo del previsto.

5 bis) Oltretutto non si capisce come si possa guardare in faccia un virus. Cosa devi fare? Lo fissi col microscopio? Lo minacci con l’amuchina? Lo terrorizzi con un primo piano di Senaldi? Boh.

6) Pretendere che le inchieste si fermino “finché le persone non smettono di morire” di Covid, dimostra come Salvini conosca la giustizia come Facci conosce i barbieri.

6 bis) Salvini pretenderebbe ovviamente di fermare anche l’inchiesta che lo riguarda a Catania per sequestro di persona. E in ciò c’è forse un atteggiamento vagamente interessato.

7) Salvini ha nuovamente preteso le dimissioni di Ricciardi, “consulente di Conte”, perché reo di aver condiviso su Twitter un video in cui qualche imbecille usava un manichino di Trump come punching-ball. Detto che in questa fase storica non ce ne frega una mazza di quel che condivide Ricciardi, iscritto peraltro ad Azione! (cioè Calenda) e consulente del ministro Speranza (non di Conte), il punto è un altro: se uno dovesse dimettersi per i tweet e post sbagliati, Salvini andrebbe interdetto dal pianeta Terra.

8) Salvini ha detto di non amare la Cina perché non ama “i paesi non democratici”. Fa piacere. Ma fa pure sbellicare, perché a parlare è lo stesso Salvini che difende i sovranisti olandesi (noti amici degli italiani) e ha i poster in camera di Putin e Orban, noti filantropi contemporanei.

9) Salvini ha detto di non pensare ora a un governo Draghi, di cui peraltro parlava non proprio benissimo fino a qualche anno fa, ma quando Giletti gli ha fatto quel nome è parso politicamente eccitato come una nutria erotomane.

10) Salvini ha detto categoricamente che Fontana e Gallera non potevano decretare autonomamente la zona rossa in Val Seriana a inizio marzo. È un falso storico, come ha ammesso lo stesso Gallera (con troppi giorni di ritardo) ad Agorà su RaiTre: “Avremmo potuto farla noi? Ho approfondito ed effettivamente c’è una legge che lo consente”. Quella legge è vecchia di 42 anni ed è la 833/1978, che sancisce la nascita del Sistema Sanitario Nazionale: non proprio una legge sconosciuta e minore. Fontana e Gallera non la conoscevano, e questo è gravissimo. Domenica, da Giletti, anche Salvini è parso non conoscerla. Se è così, ha sbagliato lavoro (lavoro?). Se non è così e fingeva di ignorarla, è persino peggio.

Sia come sia, il Cazzaro Verde continua a sbagliarle tutte. I social agonizzano e i sondaggi franano. Daje Matte’!