(Tommaso Merlo) – Il capitalismo si è mangiato tutto, perfino la nostra esistenza. Viviamo convinti che il nostro benessere dipenda da qualcos’altro là fuori. Roba, lavoro, altre persone, piaceri e circostanze che quindi inseguiamo per tutta la vita. Un pericoloso vicolo cieco per noi e per il pianeta. La pubblicità ci sprona a comprare cose dalla mattina alla sera come se il nostro benessere dipendesse da quello che possediamo o meglio dalle emozioni che ci darebbero quelle cose. Troppo facile oltre che ingiusto. La roba funziona come i giochi per i bambini. Dona fugace euforia poi viene accantonata per qualcosa di nuovo. E molti vivono così per tutta la vita. Dalle macchinine passano alle auto vere e dalle bambole ai vestiti veri. Ripetono inconsciamente schemi mentali inculcati da bambini dal sistema capitalista, senza rendersi conto di condannare se stessi e il mondo intero ad un delirio autodistruttivo. Avidità ma anche l’illusione di trovare sicurezza e significato dove non ce n’è. Più un uomo è attaccato alle cose materiali, più è piccolo e vuoto e quindi infelice. Con persone frustrate perché non hanno ciò che vogliono ed altre sommerse dal nulla materiale che non sanno più che giochini comprare ed accumulano per altri. La roba usata anche al posto dell’amore. Molto più facile del resto. Persone a cui non basta mai ma che sfuggito un miraggio ne inseguono subito un altro. Certe che non vi siano alternative e che il proprio benessere dipenda da qualcosa là fuori e non da se stesse. Avidità, superficialità ma anche ignoranza esistenziale. Capitalismo applicato alla vita delle persone. Come sul lavoro, col proprio benessere che dipende da una posizione o dal potere o da qualche vittoria su qualche nemico immaginario. Vite confuse con la carriera, vite spese a sgobbare e sgomitare illudendosi di essere indispensabili per poi un giorno venire rimpiazzati come se nulla fosse. Illusioni materiali che per i più sfortunati crollano sulla soglia. Ma anche come semplici cittadini si finisce per far dipendere il proprio benessere da qualcosa là fuori dandogli così potere. Dal comune dell’entroterra fino a Roma, vite spese ad indignarsi per le pochezze dei politicanti o per qualche evento. Ma per cambiare davvero il mondo dobbiamo cambiare noi per primi diventando migliori di chi ci governa invece di illudersi di mettere pezze la fuori. La nostra vita cambia quando cambiamo dentro noi, e lo stesso vale per un paese che cambia solo quando cambia la società. Non un giorno prima. Ma imperversa il delirio capitalista. Soluzioni e problemi sono solo là fuori e si passa la vita a vomitarsi addosso le proprie frustrazioni. Senza capirne le vere cause e quindi senza riuscire a reagire. Soddisfatte le nostre reali esigenze materiali, il nostro benessere dipende da noi, dalla nostra consapevolezza, dalla conoscenza di come funzioniamo come esseri umani e anche di come funziona la vita. Dal nostro equilibrio interiore, dalla profondità del nostro sapere, dalla solidità della nostra filosofia, dalla genuinità dei nostri valori, dalla rilevanza della nostra missione sul pianeta. Per sconfiggere il delirio capitalista dobbiamo smettere di cercare fuori risposte e soluzioni che sono solo dentro di noi. E per riuscirci serve umiltà, serve onestà, serve avere il coraggio di cambiare e sperimentare nuove vie, serve la forza di fare passi indietro ed ammettere i propri errori. Per questo è così difficile. Perché il motore del delirio capitalista è l’ego che vede ogni cedimento come una inaccettabile sconfitta. Ma siamo finiti in un pericoloso vicolo cieco, rischiamo l’estinzione e dobbiamo reagire prima che sia troppo tardi.