(Stefano Rossi) – Eravamo la patria del diritto. Ora siamo la patria del diritto accozzato.

Ultimamente, le riforme al codice penale, anzi, a tutti i codici, si accavallano, si affastellano una su l’altra e, appena approvata l’ultima, ecco che è pronta una modifica, un miglioramento perché proprio non riusciamo a fare bene fin dall’inizio.

La schiforma Cartabia, per la prima volta in questa Repubblica, ha visto convegni, studi, libri, incontri, tra esperti del diritto, che hanno tentato di venirne a capo e spiegare in che cosa consistesse. E non sono mancate le successive modifiche. E non sono mancati gli scongiuri: “Vediamo come sarà interpretato dai giudici”, come fossero maghi alle prese con pozioni misteriose.

Prendiamo il premierato. Appena uscita la bozza, poco dopo le prime critiche, lo hanno cambiato tre volte.

Ora, l’apoteosi.

C’è un braccio di ferro tra FdI e la Lega sull’inasprimento delle pene in caso di maternità surrogata, iscrizione nel registro dell’anagrafe del figlio, condanna del pubblico ufficiale che procede all’iscrizione anche se la surrogazione è avvenuta all’estero.

E la Lega, come fosse il quiz di Nino Frassica a “Indietro tutta”, con l’incredibile proposta, rilancia: reclusione da 4 a 10 anni e una multa da 600 mila euro a 2 milioni. Si, avete letto bene, due milioni tondi, tondi (ddl presentato in Commissione Giustizia al Senato).

Ora, lasciando da parte le nostre personali idee politiche, sarebbe il caso, ma non lo faccio, di ricordare gli interventi della Corte Costituzionale e della Cassazione su questo tema, non tanto in sé, cioè, sulla maternità surrogata che è, e rimane, un reato nel nostro Paese, ma quello di tutelare i minori coinvolti senza danneggiarli.

E’ chiaro che se i genitori vanno a finire in carcere, almeno 4 anni, con evidente dilapidazione del patrimonio familiare, i poveri pargoli avranno un destino peggiore dei loro genitori: servizi sociali per l’inevitabile affidamento in una casa comune per poi finire adottati chissà dove.

Ma è l’accanimento giuridico che preoccupa: il reato universale che abbiamo conosciuto solo per gli sconvolgimenti più terribili; per questo sono stati codificati i reati di genocidio e crimini di guerra. Ma, applicare un principio simile per la maternità surrogata, sembra davvero una follia.

Ripeto, non affronto la questione della maternità surrogata ma la tutela dei minori.

E così, di follia in follia, per la tragedia dell’indiano Satnam Singh, ora si chiede l’introduzione dell’omicidio da lavoro.

Non bastano quelli già previsti dal codice penale: doloso, colposo, preterintenzionale, stradale o nautico, omicidio come reato diverso da taluni concorrenti (c.d. concorso anomalo), si rilancia anche qui come fossimo su un tavolo da poker.

Invece di mandare gli ispettori del lavoro, i sindacati, la Polizia di Stato, i Carabinieri, la Guardia di Finanza nei luoghi dove notoriamente c’è lavoro nero e schiavismo, pensiamo di introdurre una nuova figura di reato che ha le medesime caratteristiche di quelle già codificate.

Perché, di fare controlli, non se ne parla.

E niente.

Non ce la potremo mai fare.