(di Michele Serra – repubblica.it) – Ci si domanda da più parti se, per il futuro della democrazia in Europa, convenga dare credito alla conversione conservatrice (destra normale) di Meloni e Le Pen, beninteso dando per persi i Salvini, i Vannacci e i neonazi tedeschi e austriaci, che sono la destra anormale, parafrasando lo stesso Vannacci. Oppure se la guardia vada tenuta alta, con zero concessioni nei confronti di partiti che, fino a ieri l’altro, grondavano razzismo (Le Pen) e fascismo (Meloni).

Mettiamola così: dipende molto anche da loro. Dalle parole, dai gesti, dalle intenzioni in chiaro e da quelle sottotraccia. Il premierato, per esempio, non aiuta a considerare Meloni sensibile all’equilibrio dei poteri, allo spirito costituzionale. È una Meloni con gli stivali, quella che lo progetta, è una Meloni con le ballerine quella che si rivolge ai leader europei come una partner affidabile.

E passando dal macro al micro, c’è uno stillicidio di piccoli orribili dettagli che sembra fatto apposta per dire: non fidatevi, non abbassate la guardia, questi odiano la democrazia irrimediabilmente, eternamente. Per esempio: la consigliera meloniana di Lucca (giunta inzuppata di fascismo quanto i babà di rum) che chiede un minuto di silenzio in segno di lutto per l’elezione di Ilaria Salis.

Sembra fatta apposta per smentire ogni possibile conciliazione tra la sua parte politica e la democrazia, i diritti, il rispetto umano. Fossi Meloni le telefonerei per dirle: ma sei matta? Ma mi vuoi rovinare? Io sono qui che faccio di tutto per sembrare democratica, forse addirittura per diventarlo per davvero, ed è uno sforzo sovrumano. Quelli come te sono la mia rovina.