(Giuseppe Di Maio) – Niente paura! Nulla è successo che non fosse già scritto. Il popolo fa le rivoluzioni solo quando i suoi padroni sono stati per troppo tempo ciechi e sordi, e questa volta i padroni sono stati attenti: hanno tenuto a bada la gente con migliaia di ore di televisione in cui hanno raccontato le loro favole preferite. Io sono una di voi, non potreste avere nulla di meglio al governo, nulla di più uguale a voi che garantisca i vostri interessi…; attenti ai fascisti, bisogna battere le destre, e per farlo ci vuole una grande coalizione…

Insomma, si è compiuta quella che chiamano polarizzazione, uno scontro tra due squadre uguali nelle intenzioni, nelle politiche, e persino nel genere dei leader. Chi parla d’altro non serve, chi indica altri obiettivi è un nemico. In tempi di guerra ci vogliono messaggi semplici, lineari:  vincere, e vinceremo! Mandare le armi all’Ucraina che si deve difendere dall’aggressione, rispettare gli impegni con gli alleati, fare ciò che ci dice l’Europa, cioè la Nato, cioè l’America. Ma il popolo europeo, anche se blandamente, ha votato contro la guerra e ha punito i partiti al governo in tutte le nazioni. Salvo in quella in cui il premier ti è comparsa davanti a colazione, allo spritz, a pranzo, a merenda, a cena e anche di notte, su tutte le tv, sui social, parlando di un nemico contro cui si batteva, in gonnella pure lei, confondendo volutamente sinistra, opposizione e Pd, ed escludendo il vero nemico come l’avevano escluso durante la campagna elettorale delle politiche (mirabile il quadretto sul palco di Rimini di Comunione e Liberazione in cui tutti furono invitati salvo uno). Il vizietto di nascita del PD è sempre all’opera: non gli basta dire votate per me, ma dice anche di escludere i concorrenti d’area. Così anche questa volta è iniziata la guerra frontista: si sono alzate le barricate e, invece di scegliere tra ladri e onesti, tra voto di scambio e voto libero, tra malapolitica e proba amministrazione, si è scelto tra fascisti e antifascisti, tra poliziotti e ragazzi bastonati, tra un pappagallo che legge in TV e censori di regime… Il popolo ha allertato le tifoserie, ha indossato sciarpe cappellini e magliette, e si è accalcato sugli spalti. Quelli a cui non è interessato questo sport sono restati a casa.

Adesso è inutile fare i conteggi, ma è tutto abbastanza chiaro. Il Movimento nacque prendendo voti a Berlusconi e al PD con la speranza di far nascere una terza via dalle frottole eterne raccontate dai due contendenti, e a distanza di tempo è evidente quanto la terza via fosse impraticabile in piena autonomia, e quanto sia stata possibile solo con apparentamenti a destra e a manca che hanno stemperato la rivolta iniziale. Ora il popolo torna sfiduciato alle vecchie squadre che reclamano i voti regalati dieci anni fa. Più di 500mila vanno al Pd e alla sinistra,  il resto, quasi un milione e mezzo, torna nel grande bacino reazionario del non voto, pronto, dopo qualche  tornata elettorale, a votare ancora una volta i loro partiti di origine.

Per conto nostro noi siamo pronti a sparire, ma non prima di toccare il 5%. Ci dispiace molto non aver potuto causare la svolta definitiva per un reale cambiamento, ma di aver solo potuto indicare  la via. Siamo pronti a biodegradarci, così come era stato previsto da Grillo, che tra tante fesserie ogni tanto ne azzeccava una. La Democrazia, però, avrà perso con noi l’ultima occasione per dimostrare di essere il sistema adatto a realizzare la giustizia e la libertà.