Il nuovo videomessaggio autoprodotto per esaltare l’azione di governo, attaccare le opposizioni e l’Europa. Ancora una volta senza contraddittorio. Attacca sul lockdown ma affermava il contrario

(di Emanuele Lauria – repubblica.it) – ROMA — La smorfia con cui, da attrice consumata, accompagna la scelta di farsi una tv tutta sua e chiamarla «TeleMeloni», entra di diritto nella galleria delle hit della campagna elettorale. E rafforza la tendenza Giorgia: c’è solo la premier, senza contraddittorio, a suonarle all’opposizione, ad attaccare l’Europa, a magnificare il proprio operato con dati incerti ma presentati come inoppugnabili. Ventidue minuti di racconto di una sola verità, naturale evoluzione di una comunicazione a senso unico, che dal 4 gennaio – giorno dell’ultima conferenza stampa – si nutre di soliloqui, se si esclude qualche intervista pubblica a giornalisti non ostili. Non basta la Rai in agitazione per le pressioni del governo, non bastano le affettuosità di Mediaset, non basta la postura benevola dei giornali controllati da un deputato della Lega, Antonio Angelucci, che punta anche ad acquistare un’agenzia di stampa: la presidente del Consiglio ironizza su chi ironizza per questa influenza sui media che neppure Silvio Berlusconi poteva vantare. E lancia, appunto, la propria «TeleMeloni». Saltando, ancora una volta, l’intermediazione. È tutto normale. Persino che il Tg1, nell’edizione che va in onda poco dopo la pubblicazione del video su Facebook, citi con un puntuale servizio l’assoluzione di sé offerta dalla leader di Fratelli d’Italia.

Con il tricolore sullo sfondo, “gli appunti di Giorgia” vanno presto oltre il resoconto degli ultimi atti del governo, a partire dal piano casa. Diventano una difesa, impermeabile a qualsiasi contestazione, di una gaffe come quella del redditometro: «Non avevamo reintrodotto il grande fratello fiscale», dice Meloni. «Però abbiamo deciso di sospendere il decreto», aggiunge. Magari è una contraddizione, ma chi può contestarla? Il centrodestra, nella versione meloniana, «è sempre stato contrario al redditometro». Che però, prima ancora che da Renzi nel 2015, fu regolato dal governo Berlusconi nel 2010. Il cuneo fiscale? «Il Pd in dieci anni non l’ha mai tagliato». E si sorvola, nella narrazione di «TeleMeloni», sul fatto che il governo Conte sostenuto dai dem avesse adottato questa misura nel giugno del 2020. La premier dice che «mai nessun governo ha messo tanti soldi nella Sanità», ma si riferisce a cifre assolute, non rapportate al Pil. Un crescendo di asserzioni traballanti, per difendere la propria azione e per non perdere terreno elettorale rispetto ad alleati e avversari. L’assegno unico universale è uno «strumento utile», e semmai «è folle la procedura d’infrazione aperta dall’Ue», attacca la premier.

Il finale è riservato ad Elly Schlein, con toni drammatici: «La segretaria del Pd ha detto di recente che in questo anno e mezzo starei cancellando la libertà delle persone: accusa singolare per chi ha votato i provvedimenti per chiudere la gente in casa nella pandemia. Ma chiedo a Schlein – dice Meloni – quali sono le libertà cancellate da questo governo. Le nostre sono battaglie di libertà. Ci dica di cosa parla ma ci dica qualcosa di concreto perché la libertà è stata sempre limitata solo dalla sinistra. Il punto è che i cittadini lo hanno capito». Affermazione che contiene perlomeno un’omissione sottolineata da Giuseppe Conte, rimasto fuori dalla polarizzazione del confronto: la leader di Fratelli d’Italia, l’11 marzo del 2020, quando era appena esplosa l’emergenza Covid, chiedeva «un approfondimento sulla nostra proposta di chiudere tutto».

Va così, nella campagna orbaniana di Giorgia Meloni, dritta verso la meta senza domande. Con la spinta “istituzionale” di un convegno sul premierato animato da Pupo Iva Zanicchi o della firma di un accordo di programma (domani, a Palermo). Con il traguardo dell’unico vero comizio in programma, il primo giugno: anche lì, a piazza del Popolo, ci sarà solo lei, sostenuta dai candidati sindaci di FdI. Ma con un’inquietudine crescente, quella per sondaggi che non sono entusiasmanti, che vedono ridursi la forbice proprio con il Pd messo nel mirino, e che hanno portato la premier a far diffondere ai suoi il verbo della prudenza: «Va benissimo se non andiamo sotto il dato delle Politiche». Per raggiungere l’obiettivo serve pure «TeleMeloni». Sembra una goliardata, è solo calcolo elettorale.