Greenpeace contesta Salvini: «Parole, parole, parole». Lui dal palco di Trento ribatte. L’ultimo step della metamorfosi: atteggiarsi a guru che educa le giovani masse

(FLAVIA PERINA – lastampa.it) – «Non avete capito niente della vita» dice Matteo Salvini agli (educatissimi) contestatori di Greenpeace che al Festival dell’Economia di Trento lo incalzano sulla scarsa attenzione del governo per il riscaldamento globale, l’emergenza siccità, l’ambiente, anche innalzando uno striscione – «Il clima cambia la politica no» – prontamente sequestrato dalla sicurezza. La frase segna un nuovo salto di qualità nell’impegno del Capitano. Non solo ministro e pontifex maximus dello Stretto di Messina, non più kattivissimo gendarme degli sbarchi e sanzionatore di monopattini senza targa, ma guru ed educatore delle masse giovanili: l’uomo che insegna come funziona la vita, il life-coach del popolo italiano.

È un aggiornamento inaspettato che corrisponde bene alle ultime scelte del segretario leghista. In primis il saggio “Controvento” che sta portando in giro con «l’urgenza di illuminare di una luce nuova e alternativa quei temi e valori di cui la sinistra si ritiene unica depositaria» (dalla sinossi del libro). E poi la candidatura del generale Roberto Vannacci, il Siddharta della normalità nelle tenebre del mondo al contrario, il viandante in mimetica che ci spiega come dovrebbero vivere gli italiani e gli europei per essere in sintonia col “sangue e suolo” della loro patria e dell’intero Continente.

Torna la politica come confronto tra weltanschauung ma in formato mignon, elementare, primitivo. Suv di massima cilindrata contro city-car elettriche, pioggia in Veneto contro allarme desertificazione, polentate e nutellate contro kebab e farine di grillo, ove il “capire la vita” sta dalla prima parte e il non capirla dall’altra. I non-capenti vanno corretti fin da molto giovani, e infatti una delle proposte-guida della Lega per questa campagna elettorale è il ritorno del servizio militare obbligatorio, per maschi e femmine nella fascia d’età 18-26 anni, su base regionale salvo diversa richiesta: alzabandiera e avanti-march come “forma di educazione civica e disciplina che potrà avere effetti molto positivi”, dicono i firmatari del ddl appena presentato.

La divisa servirà a formare una generazione che capisce la vita e la differenza tra la magnifica normalità italiana e gli esperimenti biosociali dell’Europa, ben esemplificati dall’ultima cartolina social del Capitano. Da una parte l’Unione come un maschio barbuto incinto, inquietante freak da circo ottocentesco col suo mostruoso pancione (una lesbica in transizione maschile? Un gay che si è fatto trapiantare un utero? Potevano farlo pure nero, chissà perché non ci hanno pensato). Dall’altra, l’Italia come una giovane famiglia, papà e mamma trentenni ma già benedetti da due figli in età scolare (ma quando li hanno fatti, appena usciti dal liceo?), che sorridono al futuro in una verdeggiante campagna. Guardate qui, ci dice il Capitano, e decidete in quale direzione portare le vostre esistenze.

Poi, ovviamente, ci sono pure quelli che la vita secondo Salvini non vogliono proprio capirla. I renitenti cronici, gli ottusi, insomma: i contestatori del ministro. Gli ambientalisti di Greenpeace ma pure tutti gli altri, a cominciare dai critici del Ponte che chiedono spiegazioni sulla resistenza al vento della gigantesca campata, sulla requisizione delle case, sulle 239 integrazioni al progetto richieste dal ministero dell’Ambiente. Salvini svolgerà il suo ruolo educativo, ma fino a un certo punto. Pure la pazienza pedagogica di un guru ha i suoi limiti. E infatti nel pacchetto di emendamenti al decreto sicurezza la Lega ieri ha piazzato un testo che aumenta fino a due terzi le pene per chi si usa «violenza o minacce» allo scopo di impedire «la realizzazione di un’opera pubblica o di un’infrastruttura strategica». I non-capenti del Ponte sono serviti. Con le buone o con le cattive il loro nuovo life-coach si farà obbedire.