(Loretta Napoleoni – ilfattoquotidiano.it) – La berlusconizzazione degli Stati Uniti è ormai un dato di fatto, a conferma il processo a New York dove Donald Trump è accusato di appropriazione indebita per comprare il silenzio di Stormy Daniels, la porno diva, riguardo ai loro rapporti sessuali. La berlusconizzazione, ahimè, non è circoscritta a questa nazione ma dilaga in gran parte del mondo anglosassone. Nello spazio di una generazione si è passati dalla distruzione di sfavillanti carriere politiche a causa di avventure extraconiugali – vedi negli anni Ottanta la caduta di Cecil Parkinson considerato dalla Thatcher il proprio delfino – ai miliardi di sterline intascati durante il Covid dagli aficionados del governo di Boris Johnson ed a tutt’oggi impuniti. Donne e denaro vanno di pari passo, si intersecano costantemente lungo l’ascissa della corruzione.

Ed è naturale che sia così. Il libertinaggio del leader è una caratteristica essenziale per essere “un grande leader”, l’eccezionale virilità è sinonimo di predestinazione alla guida, il capo del branco, insomma, non può essere Lgbtq o donna, deve essere un collezionista di donne. Berlusconi docet. Il libertinaggio è però anche il campanello d’allarme dell’inizio della decadenza etica di una nazione, si inizia in camera da camera da letto e si finisce nei forzieri dello stato.

Non a caso il berlusconismo nasce in Italia. Benito Mussolini, capo del branco dei fasci, si vantava di essere un libertino, gli piaceva che il branco pensasse che per lui le donne erano trofei di caccia. E’ stato durante il fascismo che la mitologia di Benito il grande è stata imbevuta del concetto del maschio predatore e della sottomissione della donna preda, e Mussolini, basso, un po’ traccagnotto e mezzo pelato se ne serviva non solo per le conquiste femminili ma per gonfiare di carisma la propria immagine alla nazione.

Il leader politico è anche l’esempio al quale tutti aspirano, incarna lo spirito della nazione ed è naturale che il suo comportamento diventi la bussola esistenziale della società. Un leader corrotto, un dittatore trasmettono corruzione e violenza nella società. Tra le aberrazioni del fascismo, perché il fascismo è stato un’aberrazione, c’è infatti l’erosione dei principi morali ed etici della società.

Un regime così non regge se non innesca il processo di accusa contro le minoranze e contro l’opposizione per nascondere le vere cause della decadenza della società. E’ colpa loro se le cose vanno male. In Italia si punta il dito contro i migranti, lo stesso avviene negli Stati Uniti ed è stato proprio Trump ad iniziare la battaglia contro di loro, a suggerire la costruzione del muro. E certo la soluzione è fortificarci: chiudiamo le frontiere, blocchiamo l’immigrazione, diventiamo intolleranti, erigiamo barriere, proteggiamoci dai diversi. Da qui a considerare costoro inferiori, meno umani di noi, persino a deumanizzarli, come fecero i nazisti con gli ebrei, il passo è breve.

Il berlusconismo, e la sua ultima versione il trumpismo, altro non sono che la versione moderna delle aberrazioni del passato, e.g. il fascismo. A noi le prime sembrano soft rispetto alle seconde ma per chi finisce sciavo nelle prigioni libiche, per le ragazzine centro americane rapite e vendute come schiave del sesso dai mercati di uomini messicani, per le madri che vedono affogare i figli nella traversata della Manica, per i braccianti pagati pochi euro al giorno nei campi dell’Unione Europea, il berlusconismo, il trumpismo sono il fascismo in maschera. Fermiamoli prima che sia troppo tardi.