(di Massimo Gramellini – corriere.it) – Immaginate di lavorare a contatto con il presidente di un’azienda pubblica (per esempio Paolo Emilio Signorini arrestato ieri in Liguria) e di accorgervi che vive come un piccolo oligarca, collezionando soggiorni in grandi alberghi e nei casinò di Montecarlo e Las Vegas con il corollario di bracciali d’oro e borse firmate in omaggio. Possibile che, dal presidente all’autista, nessuno se ne accorga e, accortosene, non senta il bisogno di intervenire?
La magistratura, quando arriva, arriva comunque dopo. Mentre una società sana, o un po’ meno guasta, dovrebbe avere dentro di sé gli anticorpi per fermare certe infezioni prima che sia troppo tardi. Specie se si tratta di una società finanziata dai contribuenti. Non è moralismo né invito alla delazione, ma l’articolo 54 della Costituzione: «I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore». Se non lo fanno, chi sta loro accanto dovrebbe ricordarsene e magari ricordarglielo.
Invece la reazione classica consiste sempre in un «e vabbè…» in cui si mescolano servilismo, menefreghismo e rassegnazione a un andazzo che non scandalizza più nessuno perché nessuno pensa davvero che possa cambiare.
Quanti di coloro che in queste ore staranno spettegolando sulla vita da nababbo di quel manager pubblico ne erano perfettamente al corrente anche l’altro ieri, ma hanno sempre tacitato gli scrupoli di coscienza dicendosi «e vabbè…?
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E vabbè Gramello, ma ex post è facile scrivere.
Possibile che non arrivi mai prima a scrivere di qualcosa di cui già non sappiamo.
Su, fai uno sforzo e attento al portafoglio.
Tieni famiglia!
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“Possibile che, dal presidente all’autista, nessuno se ne accorga e, accortosene, non senta il bisogno di intervenire?”
In effetti, sorprende soprattutto che l’autista non sia intervenuto.
L’avrebbero di sicuro preso per matto e licenziato all’istante, ma vuoi mettere la soddisfazione.
Grande Gramellini! Come sempre.
(Che immagino abbia denunciato decine di volte chi gli allunga lo stipendio)
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Oh, per una volta il Gramella scrive una roba che ha un senso: «Invece la reazione classica consiste sempre in un «e vabbè…» in cui si mescolano servilismo, menefreghismo e rassegnazione a un andazzo che non scandalizza più nessuno perché nessuno pensa davvero che possa cambiare.»
Però fa una domanda che è retorica: in corsivo ho evidenziato le parti che già rispondono alla domanda: se si è (come in effetti si è) rassegnati e si pensa che niente possa cambiare, è anche per il fatto che nessuno, negli ultimi cinquant’anni, ha reso la politica un ambiente dove disciplina e onore contassero alcunché. Mani pulite è stata una farsa grottesca, e neanche i discorsi di Violante hanno insegnato nulla a nessuno, (uando semmai, entrambe le coe han insgenato ai politici odierni come fare i furbi senza, stavolta, esser beccati). Non solo, ma poi abbiam visto che i ladri, i disonesti, i parassiti sgamati con le mani nella marmellata, in gattabuja non ci vanno perché sono intoccabili. A parte Toti che è un caso a parte data la peculiare svegliezza del soggetto, abbiamo da decenni e decenni gente che fa la furba e non paga mai. Io sto ancora aspettando le condanne per i poveretti crepati precipitando da un ponte autostradale in quel di Genova. Per dire. Chiaro che poi, alla fine, mi rassegni e anche io arrivi a dire, “e vabbè”. Mi brucia, non posso far capire quanto mi bruci, ma che posso farci? Posso cambiare le cose col voto? Temo di no. Io sin dal 2013 il mio voto l’ho dato ai 5S. le cose son cambiate? Ni… Li han buttati già subito tutti insieme appassionatamente, affinché non cambiassero le cose. Quindi, caro Gramellini, non è che non voglia, io. È che non posso farci nulla per uanto mi sbatta pur di far qualcosa. Ecco il punto. In buona sostanza, hai scritto la solita idiozia di articolo lapalissiano, scemo, e insulso. Pensare che ti abbian pure pagato, ecco, quello sì che mi infastidisce….
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