Portate a termine la separazione delle carriere e ieri la Corte dei Conti. Il premierato perso nei meandri del Parlamento. Come anche l’autonomia

(di Gabriella Cerami – repubblica.it) – Giustizia e stretta securitaria. Il governo Meloni, superati i mille giorni di governo, ha portato a compimento la riforma sulla separazione delle carriere, a marzo ci sarà il referendum confermativo, l’abolizione dell’abuso d’ufficio e la riforma della Corte dei conti che prevede un tempo di trenta giorni a disposizione dei magistrati contabili per esaminare appalti complessi, opere strategiche, programmi di spesa che richiederebbero mesi di analisi tecnica, giuridica e finanziaria. E inoltre, prima dell’estate, il Parlamento ha approvato il decreto Sicurezza con il suo carico di nuovi reati, come l’inasprimento delle pene per chi aggredisce le forze dell’ordine. Insomma, ruota tutto intorno alla giustizia, cavallo di battaglia più di Forza Italia che dei partiti alleati, e intorno alla sicurezza, pallino invece della Lega.
La riforma del premierato, che Fratelli d’Italia ha sempre chiamato “la madre di tutte le battaglie”, si è invece persa nei meandri del Parlamento. Dopo una prima approvazione al Senato, il disegno di legge Meloni-Casellati staziona adesso a Montecitorio. Ma non è la sola proposta ferma al palo. C’è anche l’Autonomia differenziata, su cui si è sempre speso il partito di Matteo Salvini. Varata un anno fa dal Parlamento e poi smontata dalla Corte costituzionale, si è incagliata sui Lep, i livelli essenziali di prestazione, ovvero la soglia minima di servizi e prestazioni (sociali e civili) che lo Stato deve garantire uniformemente a tutti i cittadini su tutto il territorio nazionale. Per adesso solo rinvii, come quello dell’ultimo Consiglio dei ministri che ha prorogato al 31 dicembre 2026 l’attività istruttoria connessa ai Lep.
“Adesso avanti con la legge elettorale”, ha detto di recente il capogruppo dei deputati di Fratelli d’Italia Galeazzo Bignami. I dettagli sono tutti da definire, a gennaio dovrebbe esserci la prima riunione tra i referenti di tutti i partiti di maggioranza, già più volte rinviata. Sulla scia della riforma delle pensioni. La legge di bilancio, in discussione alla Camera, doveva cancellare la legge Fornero per consentire agli italiani di andare prima in pensione. E invece, con un blitz dell’ultimo minuto, si stava per allungare la permanenza al lavoro fino a quattro anni per una parte dei lavoratori. E infine la riforma del fisco. La Legge delega approvata nel 2023 affidava al governo il compito di riorganizzare il sistema fiscale entro il 2025, tramite decreti legislativi. Alcuni decreti attuativi sono stati emanati, ma l’applicazione dei Testi unici è stata prorogata. Anche questa.
Le mance della manovra: gatti, cavalli, liberali & C.
Distribuiti 140 mln e, come al solito, c’è di tutto: molti Comuni, ma pure associazioni di ogni tipo (pure quelle dei politici)
(di Marco Palombi -ilfattoquotidiano.it) – Nelle leggi di bilancio è una tradizione lunga come la Repubblica, ma da quando è il governo a dare tutte le carte (un abbondante trentennio) è diventata una specie di umiliante ridotta delle prerogative parlamentari: parliamo di quella che oggi si chiama “legge mancia”, cioè gli spiccioli (136 milioni quest’anno, più altri soldini scovati in giro) che il Tesoro lascia spendere agli eletti dal popolo, i quali le usano vuoi per norme locali o settoriali – a volte benemerite, altre bizzarre – vuoi per vere e proprie marchette. Sono piccole misure che, nell’insieme, finiscono per disegnare incompleti, ma affascinanti ritratti dell’Italia e dei suoi poteri deboli e debolissimi. Quello che segue è un incompleto regesto.
Liberali.
La Fondazione Einaudi, presieduta da Giuseppe Benedetto, combatte gli eccessi della spesa pubblica dal punto di vista culturale, ma da quello amministrativo non disdegna di incassarla: la manovra del 2019 gli assegnò un contributo di 250 mila euro l’anno, quella che la Camera approva oggi gli concede 600 mila euro in 2 anni “per l’attivazione di scuole di liberalismo nelle repubbliche balcaniche” (sic) e altri altri 600 mila per uno studio “sul valore della lettura su carta e della scrittura in corsivo a mano, nonché sugli effetti della diffusione delle tecnologie digitali sui processi cognitivi” (sic).
Rieccoli.
Alla neonata Fondazione Giorgio Napolitano (presidente Walter Veltroni) arrivano 200 mila euro; alla Fondazione De Gasperi, guidata da Angelino Alfano, 300 mila.
Pino Galati.
Calabrese, ex parlamentare e sottosegretario, oggi vicesegretario di Noi Moderati e gran sostenitore di Roberto Occhiuto nella sua Regione. Qualche mese fa Il Domani sottolineò che a tre associazioni vicine a Galati erano finiti 6 milioni grazie a emendamenti della scorsa manovra. In questa l’avvocato deve accontentarsi: 2 milioni a “I Sud del Mondo” (di cui Galati dirige il comitato scientifico) e 1 milione a “Tracciamenti Ets”.
Comuni.
La maggior parte delle “mance” vanno a loro: costruire strade, rifare piazze, sistemare argini, mettere in sicurezza scuole e palestre, più qualche iniziativa un po’ così (a Borgorose, nel reatino, vanno 300 mila euro per fare “uno spazio fieristico” all’uscita della Roma-L’Aquila). Soldi benedetti per molti sindaci, anche se il metodo è quel che è: decide la maggioranza a simpatia politica o di territorio.
Associazioni.
Le altre grandi protagoniste della legge mancia e molte fanno cose meritorie in ambito sanitario, sociale e culturale. Anche qui i meccanismi di scelta sono opachi, a volte incomprensibili: 20 mila euro al Circolo ricreativo Meazza di Quarto Oggiaro? 1,6 milioni a una sola associazione antimafia (U.n.i.c.a.)? Mezzo milione a “Le mani di Napoli” che riunisce i meglio artigiani della moda in città? 800 mila euro alla Fgci del Friuli e 500 mila a un solo ente bilaterale (Enblia) caro a Claudio Lotito?
Pianificazione strategica.
Non se ne può fare a meno. Diverse pagine di “mancia” stanziano soldi per farla un po’ ovunque: serve al festival Umbria Jazz (300 mila euro) e all’orchestra jazz siciliana “The Brass Group” (200 mila), al Premio letterario Basilicata (100 mila) e alle carceri di Rebibbia (100 mila), Poggioreale (1 milione) e al minorile di Casal del Marmo (100 mila). La pianificazione strategica, poi, serve come il pane a decine di Comuni, una manciata di parrocchie, qualche Asl, ai centri di storia e filosofia medievale, all’associazione nazionale carabinieri del Piemonte (40 mila), a quella degli orfani dei militari (50 mila) e dei figli degli aviatori (50 mila). Pare che ne abbia bisogno pure la Fondazione Cassa di risparmio di Firenze (240 mila euro).
Ponte sullo Stretto.
La prima pietra è assai lontana, ma intanto ai Comuni di Messina e Reggio Calabria arrivano 200 mila euro per rinnovare i Piani strategici metropolitani come se l’opera ci fosse. A Messina, peraltro, si beccano anche il polo artistico “Maxxi Med” per il quale la Fondazione Maxxi di Roma avrà a disposizione mezzo milione l’anno.
Fest.
Il Lecce Fantafest (20 mila euro), il Mediterraneo Summer Fest di Squinzano (40 mila), il Dea Fest di Calanna (75 mila).
Educazione finanziaria.
Quella femminile sarà oggetto di un fondo apposito a Palazzo Chigi da 2 milioni. Non bastasse ci sono altri due milioni regalati all’Aief (l’associazione degli educatori finanziari).
Cavalli.
Piacciono assai: un milione va all’Ippodromo di Capannelle (Roma), 300 mila euro a testa alla “Società ippica ragusana” e al Centro militare di equitazione di Montelibretti (Roma), 30 mila alla “Società sport equestri Cecina”.
Gatti.
L’associazione Gattorandagio di Curtatone, Mantova, avrà a disposizione 200 mila euro grazie ai buoni uffici del senatore leghista Andrea Paganella. Un bel milione va invece alla riqualificazione del canile e gattile della Val d’Aosta: storica richiesta di Nicoletta Spelgatti (sic), la senatrice leghista il cui marito, radiologo ad Aosta, è finito indagato per aver fatto una tac alla loro gatta ferita in ospedale (“ha salvato una vita”, disse lei).
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Da nord a sud praticamente un popolo de marchettari🤔
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ALESSANDRO VOLPI
Oggi sul “Sole 24 ore” compare un’intervista del capo di Stato maggiore della Difesa, generale Luciano Portolano. Si tratta di un intervento assai eloquente. Secondo le dichiarazioni di Portolano nei prossimi mesi gli acquisti di armi da parte del governo italiano saranno pari a circa 20 miliardi di euro, in pratica una somma analoga all’intera Legge di bilancio, a cui il generale associa un dettagliato elenco di forniture. Lo stesso generale poi si dilunga sull’importanza di un programma ampio, comprensivo di un forte reclutamento, per arginare i rischi sempre più evidenti di conflitto. In pratica, la sua sintesi è che la Difesa è la priorità assoluta, aggiungendo che Rutte e Cavo Dragone hanno fatto balenare l’ipotesi di una guerra preventiva. Ha aggiunto anche che gli aiuti militari all’Ucraina sono stati pari a circa 3,5 miliardi di euro, A questo riguardo, mentre sta per essere varato il dodicesimo pacchetto di aiuti militari, è bene ricordare che lo strumento adottato è sempre stato quello dei decreti legge varati dal governo, a partire da Draghi, e convertiti dal parlamento con una sola votazione all’anno, il cui oggetto era appunto l’autorizzazione al governo ad inviare armi, ma senza mai entrare nel merito di che tipo di armi o degli effetti economici. Una semplice conversione, di valore annuale, e quindi 12 decreti per 4 passaggi parlamentari senza mai una definizione di che tipo di armamenti. Peraltro il governo italiano, a differenza di altri paesi europei, ha introdotto il segreto di Stato su tali armamenti e quindi il Parlamento non è al corrente se non indirettamente attraverso il Copasir. Come nella prima guerra mondiale, il parlamento non ha alcuno ruolo.
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Le riforme di Meloni…..???? zero benefici per i Cittadini….soprattutto quelli che, ad esempio, pagano sempre le tasse…..!!! Insipienza assoluta con una squadra di governo del tutto inadeguata……!!!! Ma se persino il Presidente di Confindustria non “parla piu'”col ministro dell’ industria….qualche cosa vorra’ pur significare…….!!!!
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Articolo incompleto, fra i beneficiari non viene citato (che strano) il buon Minniti anche lui beneficiario di 400.000 euro in due anni ad una fondazione, Med-Or, da lui guidata per indagare su influenze russe e guerra ibrida di Mosca in Europa e nord africa.
L’iniziativa arriva da Azione e in particolare dal senatore Marco Lombardo, che nella manovra di bilancio ha infilato un emendamento ad hoc.
Successivamente l’articolo spiega tutte le motivazioni tra cui la sicurezza e la stabilità democratica dello Stato, naturalmente “plausibili” (per loro) che non vi riporto data la lunghezza.
Prosegue l’articolo: A suscitare perplessità e che Med-Or, fondazione nata per iniziativa di Leonardo s.p.a, nasce con l’obiettivo di promuovere attività culturali, di ricerca e formazione scientifica al fine di rafforzare i legami, gli scambi e i rapporti internazionali tra l’Italia e i paesi dell’area mediterranea.
E invece ora dovrà dare la caccia ai filoputiniani?
No lo studio non si occuperà delle simpatie politiche delle persone, ma ci muoveremo nel campo della guerra asimmetrica e delle influenze russe nell’area che ci è stata richiesta, ovvero Europa e Mediterraneo spiega Minniti. L’iniziativa non parte da noi, ma abbiamo accettato (alla faccia mia, 400.000 €, vorrei vedere……!!!).
Il fatto è che l’emendamento sia stato approvato all’unanimità da tutti gli schieramenti politici è un’ulteriore garanzia che l’iniziativa non si presta ad interpretazioni ambigue aggiunge l’ex ministro. (bah punti di vista).
La cosa, però, non è passata inosservata perchè, spiega Il Fatto, quando si entra sul terreno delle possibili influenze russe tutto rischia di diventare scivoloso. Di seguito Marco Palombi elenca numerosi articoli giornalistici e report parlamentari “scivolosi” che non vi cito data la lunghezza (sto copiando tutto dal giornale cartaceo) che mettevano sotto accusa di tutto e di più: Corrado Augias, Oliver Stone, Marc Innaro, Tony Capuozzo, Alessandro Barbero, Alessandro Orsini e Donatella Di Cesare.
Ora ad indagare sarà Minniti, sarà una faccenda un po’ più seria?
…………………..puff, puff!!!
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