Intervista alla giudice contabile e componente del direttivo Associazione magistrati Corte dei Conti (Amcc): “La riforma non è per i cittadini”

(di Conchita Sannino – repubblica.it) – Una riforma nell’interesse dei cittadini? I fatti dicono altro, purtroppo…».
Elena Papa, giudice contabile nella sezione della Toscana e componente del direttivo Associazione magistrati Corte dei Conti (Amcc): restate convinti degli effetti nefasti della riforma?
«In estrema sintesi le nuove norme riducono di molto la responsabilità di dirigenti e funzionari. E blindano i politici, rimarcando ancor più radicalmente per loro una clausola di presunzione di buona fede, per le scelte fondate su pareri di uffici tecnici».

Eppure, possiamo negare che ci fosse l’esigenza di sistematizzare il lavoro della Corte dei conti?
«Certo, c’era un’esigenza di risolvere delle difficoltà presenti nelle funzioni della Corte, ma questa riforma non le risolve, è un intervento estemporaneo».

Quindi, la legge Foti indebolirà i controlli su sprechi e inefficienze?
«Basta guardare alle serie di forti criticità che segnaliamo ormai da tempo. Innanzitutto una deresponsabilizzazione di chi è chiamato a gestire denaro pubblico: grazie alle norme che limitano grandemente l’importo del danno da restituire in caso di gestione imprudente».
Ad esempio, su un danno per la collettività di un milione di euro, saranno risarciti solo 300mila euro?
«Il 30 per cento, infatti. Oppure l’equivalente di due anni dello stipendio del pubblico dipendente. Il secondo elemento che preoccupa è una tale estensione del controllo preventivo degli atti o della richiesta di pareri, che con il meccanismo del silenzio-assenso allo scadere dei termini, si tradurrà in un esonero dalle responsabilità».
Vede il rischio di un aggravio strumentale di richieste di pareri?
«Sì, l’obiettivo non è più gestire correttamente il denaro pubblico e garantire i servizi ai cittadini, ma procurarsi dalla Corte dei conti una sorta di copertura giustificativa delle proprie condotte».
Perché vi preoccupa anche il superpotere al procuratore generale: potrebbe avocare a sé indagini sgradite?
«Certamente prevedere un visto del procuratore generale per ogni atto di rilievo delle Procure contabili regionali è in palese violazione dell’indipendenza del pm contabile sancita dall’articolo 108 della Costituzione».
Eppure il sottosegretario Mantovano ha spiegato che, dopo il confronto con le toghe, sono state introdotte modifiche importanti.
«Non è noto quali sarebbero le indicazioni accolte. È noto invece che non solo l’Amcc, ma soprattutto le nostre Sezioni Riunite della Corte dei Conti hanno più volte segnalato i rischi di una simile riforma».
La premier aveva parlato di «intollerabile invadenza» della Corte dei Conti. Questa riforma è una vendetta?
«Posso solo dire che vedo un serio difetto di prospettiva. Vedo la mancata percezione delle conseguenze negative, di come si tradurrà nella pratica».
Avete parlato di una riforma che è quasi un incentivo alla malagestio.
«Certo perde di incentivo, per i pubblici dipendenti, la ricerca della qualità, della competenza. Perde di mordente la spinta che ad oggi ha guidato la stragrande maggioranza di bravi dipendenti pubblici».
Perché stiamo dicendo che chi rompe non paga più?
«In effetti paga Pantalone: con i soldi che raccoglie dalla tassazione. E Pantalone siamo tutti noi, i cittadini».
Un anno record per Matteo Renzi tra giornali e televisioni
Escluso Tajani, ministro degli Esteri, è il politico più intervistato del 2025
(di Lorenzo Giarelli e Tommaso Rodano – ilfattoquotidiano.it) – È un altro anno renzosissimo, quello che si chiude tra pochi giorni. Nel 2025 Matteo Renzi non ha fatto cadere nemmeno un governo, né ha sollevato l’asticella dei sondaggi di Italia Viva, se non di qualche impercettibile decimale; eppure, senza apparenti meriti politici, l’ex premier più intervistato al mondo ha mantenuto un livello d’attenzione su di sé incomprensibilmente elevato.
Siamo corresponsabili: da mesi coltiviamo la nostra personale sindrome di Stoccolma con il “renzometro”, un contatore che prova a tenere il passo frenetico degli interventi del Nostro. In genere ci concentriamo sulle apparizioni in tv, ma il fenomeno è ancora più impressionante sulla carta stampata. Sarà un caso la crisi dei giornali? Leggete la top five dei leader politici più interpellati del 2025: primo Antonio Tajani, 105 interviste; secondo Matteo Renzi, 73; terzo Carlo Calenda, 62; quarto Giuseppe Conte, 42; quinta Elly Schlein, 41.
Tajani fa storia a sé: il segretario di Forza Italia è soprattutto il ministro degli Esteri in un anno segnato ancora dalla guerra in Ucraina (e relative trattative per la pace) e dal genocidio del popolo palestinese; il suo primo posto non sorprende.
Dietro, ecco Matteo: 73 taccuini riempiti per lui. La media è notevole: un’intervista ogni cinque giorni. I suoi clienti più affezionati sono i giornali di Gedi, con 12 apparizioni a testa su Repubblica e Stampa; 10 sul Corriere della Sera, 7 sul Foglio, 4 sul Messaggero, solo 2 sul sobrio Sole 24 Ore (il resto è diviso tra le altre testate). L’anno si era aperto il 3 gennaio con il titolo profetico e vagamente minaccioso del Foglio (“Parla Renzi”) e si è chiuso (per ora) alla vigilia di Natale con l’annuncio disarmante al Messaggero Veneto: “Questione Nord, la Lega ha deluso, ora tocca a noi”. In mezzo, dodici mesi di Renzi-pensiero su quasi ogni argomento dello scibile politico, con titoli notevolissimi: “Io, dalla Leopolda alla Casa Bianca. Con la prudenza non si fa il premier” (Stampa, 10 gennaio); “Non svendo il garantismo per il Campo largo. E senza di me si perde…” (Il Dubbio, 18 gennaio); “Siamo la Libia” (Foglio, 11 febbraio); “Per la pace serve lo spirito di Francesco” (Avvenire, 29 aprile); “Da noi con le bandiere di Israele e Palestina. Meloni sovietica” (Foglio, 30 maggio).
Secondo Renzi – lo ripete spesso agli affezionati intervistatori – gli elettori italiani “hanno voglia di centro”. Di sicuro ce l’hanno i giornalisti: a inseguire Matteo sul podio c’è il gemello diverso Calenda, i cui magnetici virgolettati hanno riempito i giornali ben 62 volte. Il “terzo polo” non è mai stato davvero una creatura politica, ma è addirittura “primo polo” per attenzioni mediatiche: Calenda e soprattutto Renzi vengono intervistati molto più spesso dei segretari di partiti con un peso politico notevolmente superiore. Non parliamo di Giorgia Meloni, che è un caso particolare: ai giornalisti si è concessa solo 8 volte in tutto il 2025 (e in genere agli “amici”: 2 al Messaggero, una a testa a Libero e Verità). È curioso piuttosto che Conte e Schlein – rispettivamente 42 e 41 interviste – inseguano Calenda e Renzi con più di 20 e 30 lunghezze di distacco. I criteri delle linee editoriali della grande (e piccola e media) stampa sono piuttosto chiari: meglio un politico moderato, molto meglio un politico limpidamente filo-occidentale; filo-americano, filo-ucraino e amico di Israele.
È esemplare, sotto questo profilo, la sovraesposizione di Luigi Marattin, ex renziano che si è scisso e messo alla guida di una formazione molecolare (il Partito Liberaldemocratico). I sondaggi lo collocano attorno all’1,5%, ma l’indomito Marattin è stato intervistato 37 volte nel 2025: solo 5 meno di Conte, 4 meno di Schlein, una meno del verde Angelo Bonelli (36), ben 11 più di Nicola Fratoianni (26) e addirittura 7 più di Matteo Salvini (30). È il Grande Centro: una categoria che esiste solo sui giornali cartacei (che a loro volta, purtroppo, esistono sempre di meno). Anche Riccardo Magi di +Europa ha collezionato 22 interviste: cifra lontana dai miracoli del “renzometro”, ma buttale via…
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da buon toscano c’ha la favella facile,,,maremma maiala!
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Dai che ce la fanno a sfasciare lo stato!
Autocrazia galoppante…e in UE? Tacciono?
Il piano Gelli va avanti e i cittadini non se ne accorgono!
Ci faranno rimpiangere la 1^ e la 2^ repubblica!
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La regola è semplice: ho la maggioranza, faccio quello che voglio,
se vi sono leggi e regolamenti che lo impediscono, si cambiano i regolamenti,
le leggi anche della Costituzione e si mette il guinzaglio a chi ci vuole bloccare.
Questo è stato il VERO programma elettorale dei nipotini si Salò.
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Già non capisci niente di petrolio venezuelano,
definisci Mattarella Mozzarella,
non capisci niente di costituzione,
adesso ti metti anche ad ipotizzare che esistano ancora i fascisti?
(tuo JD)
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… con gli altri multi-nicks al seguito
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la notte di natale, malgrado il mio agnosticismo, ho pregato il “Dio degli eserciti” (in ebraico
Yahweh Sabaoth o Tzeva’ot) che facesse addormentare per sempre i malvagi, i cattivi e i loro sostenitori, i portatori di sventura, i genocidi, i falsi ecc… ecc… , ma evidentemente era impegnato a giocare Risiko
se purtroppo, oltre che le infamie del mondopersistono, ma anche i mestatori propagandisti sono ancora qui.
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