Nessun passo indietro sulla Fornero. Le uscite anticipate speciali non sono confermate, i giovani restano a mani vuote. Pasticcio su laurea e Tfr

(di Valentina Conte – repubblica.it) – Doveva cancellare la legge Fornero per consentire agli italiani di andare prima in pensione. E invece, con un blitz dell’ultimo minuto infilato nella manovra, il governo Meloni stava per allungare la permanenza al lavoro fino a quattro anni per una parte dei lavoratori. Riscrivendo in corsa le regole dell’uscita anticipata – con finestre allungate fino a sei mesi – e depotenziando il riscatto della laurea in modo retroattivo, tagliandone fino a due anni e mezzo. Un tentativo maldestro, maturato a metà dicembre durante la stesura del maxi emendamento alla legge di bilancio, poi saltato per le forti frizioni interne alla maggioranza. Soprattutto in casa Lega, con il partito di Matteo Salvini contro il suo ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Un passaggio chiave per capire il segno complessivo delle politiche previdenziali della destra in questi anni.
Età e assegni: le prospettive

Secondo le simulazioni elaborate dalla Cgil, l’effetto combinato di finestre più lunghe, adeguamento automatico alla speranza di vita – che nonostante le promesse l’esecutivo non ha bloccato – e il nuovo computo dei contributi riscattati della laurea avrebbe potuto spingere l’uscita effettiva anticipata fino a 46 anni e 9 mesi di lavoro dal 2037. Un allungamento di quasi quattro anni rispetto ai percorsi previsti fino a questo momento che prevedono 42 anni e 10 mesi per gli uomini e un anno in meno per le donne. La stretta si sarebbe abbattuta anche sulla pensione anticipata contributiva dei post 1996, quella a 64 anni.
Chiusi i canali di uscita speciali
Dentro questo quadro si colloca la legge di bilancio 2026. La prima novità sostanziale della quarta manovra Meloni è che non esistono più canali di pensione anticipata speciali. Quota 103 non viene rinnovata. Opzione donna esce definitivamente di scena. Resta solo l’Ape sociale, prorogata per un altro anno. Ma l’Ape non è una pensione: è un assegno ponte, temporaneo, selettivo, riservato alle categorie già ammesse, in prevalenza lavori gravosi e usuranti. Per tutti gli altri lavoratori, l’uscita resta ancorata ai requisiti ordinari. A partire dal primo luglio 2026, inoltre, i giovani alla prima assunzione vedranno il Tfr confluire automaticamente nei fondi pensione, se non si oppongono entro 60 giorni. Ma la stessa manovra cancella il cumulo tra rendita dei fondi e pensione Inps per l’uscita anticipata a 64 anni, introdotto appena un anno fa: si versa di più al secondo pilastro, senza poterlo usare per uscire prima.
Tre euro agli assegni più bassi
C’è poi una piccola rivalutazione delle pensioni più basse. Dal primo gennaio le pensioni minime aumentano di circa tre euro al mese, arrivando a 619,8 euro. Un ritocco legato all’inflazione, senza interventi strutturali. Un aumento più consistente riguarda solo gli assegni sociali maggiorati (sono 1,2 milioni) che cresceranno di 12 euro dal 2026 dopo gli 8 euro in più di quest’anno, ma per una platea molto più ridotta rispetto ai 2,3 milioni di pensioni integrate al minimo. Nell’ottica di scoraggiare tutte le forme di uscita anticipata, viene poi confermato il bonus Maroni che consente a chi rinvia il pensionamento di incassare in busta paga i contributi previdenziali a proprio carico. Una misura che non modifica i requisiti di uscita e che riguarda soprattutto lavoratori con carriere stabili e redditi medio-alti.
Per i dipendenti pubblici, la manovra interviene sul Tfs/Tfr, riducendo di tre mesi l’attesa della prima rata. Ma l’anticipo ha un effetto collaterale immediato: facendo scendere l’attesa sotto i dodici mesi, salta lo sconto fiscale introdotto nel 2019 per compensare i tempi lunghi della liquidazione. Il risultato è una perdita secca di 750 euro a testa, con un beneficio complessivo per le casse pubbliche stimato in oltre 22 milioni, calcola la Cgil. Restano invariati i differimenti pluriennali e la rateizzazione che può arrivare fino a sette anni. La manovra prevede inoltre un aumento dei requisiti per la pensione di forze armate e polizia, slittato al 2028 dopo le proteste.
I requisiti legati all’età tornano a muoversi
Si fa presto a dire quello che non c’è in questa manovra, rispetto alle promesse. Non c’è il blocco dell’aumento dei requisiti (età e contributi) alla speranza di vita: saliranno di un mese nel 2027 e di altri due mesi nel 2028. La sterilizzazione promessa dalla Lega e anche dal ministro Giorgetti per mesi si è ridotta a una deroga limitata a una quota minima di lavoratori già tutelati. Non c’è l’uscita a 64 anni per tutti, estesa anche ai lavoratori nel sistema misto utilizzando Tfr e rendite dei fondi. Anzi il cumulo viene cancellato anche per i contributivi puri. Non c’è il salvadanaio previdenziale alla nascita, evocato come risposta al calo demografico. Non c’è l’annunciato libro bianco dell’Inps per avviare una riforma condivisa. E manca ancora il decreto attuativo che avrebbe dovuto consentire ai giovani di versare contributi aggiuntivi, norma di due manovra fa. Non c’è Opzione donna: il governo non l’ha rinnovata. Il Parlamento ha provato e poi rinunciato. L’unico canale di flessibilità dedicato alle lavoratrici viene così cancellato.
In sintesi: più lavoro, meno anticipi e flessibilità. La legge Fornero, architrave del sistema, diventa ancora più rigida. E la manovra 2026, tra annunci rientrati e nuove strette, fotografa una previdenza senza riforma.
Un bellissimo regalo di Natale per tutti i creduloni italioti a busta paga medio bassa che con il loro voto libero e democratico hanno mandato al governo questi bugiardi seriali.Auguri🤔
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Un regalo favorito dal serenissimo enrico, il nipote di suo zio.
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Mi chiedo ancora perché la signora Fornero non ha querelato La presidenta del consiglio Vilma dammi la clava e il suo vice Fred🤔
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👏👏👏👏👏👏👏👏👏👏
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Come si usa a dire a Genova e dintorni….con quella faccia un po’ cosi’ e quell’ espressione un po’ cosi’ che abbiamo noi…..”non c’è un belino”…….!!!! Pero’ Emanuele Orsini è felice……
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Non ditelo a nessuno che io sono in pensione da illo tempore con 50 anni di versamenti
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e a parte il fastidio di alzarsi 3 o4 volte di notte tutto il resto funziona : come si dice per vivere cosi ….è meglio vivere che morire a 85 anni
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l’effetto combinato di finestre più lunghe, adeguamento automatico alla speranza di vita – che nonostante le promesse l’esecutivo non ha bloccato – e il nuovo computo dei contributi riscattati della laurea avrebbe potuto spingere l’uscita effettiva anticipata fino a 46 anni e 9 mesi di lavoro dal 2037.
DAI, con un piccolo sforzo arrivamo a 50!
Altro che ‘produttività migliorata!’
L’ho sempre pensato: per la mia generazione di fatto la pensione non ci sarà mai! Chissà come saranno le cose tra 10-15 anni!
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