Manovra: una pioggia di tasse piccole e grandi in arrivo. Dai rincari su sigarette e gasolio alla Tobin tax

(di Raffaella Malito – lanotiziagiornale.it) – La pressione fiscale con la cura Meloni non è mai stata così alta negli ultimi dieci anni. Quest’anno siamo arrivati a 42,8% a fronte del 42,5 del 2024. E con la Manovra rischia di salire ancora di più, considerando la pioggia di imposte piccole e grandi in arrivo. Per gli istituti di credito arriva l’aumento dell’Irap di due punti percentuali, lo slittamento delle Dta e la possibilità di attingere alle riserve con aliquote ridotte nei primi due anni. Viene anche ulteriormente ridotta la deducibilità sulle perdite pregresse. L’aumento dell’Irap vale anche per le assicurazioni.
Manovra: una pioggia di tasse piccole e grandi in arrivo
Gli automobilisti nel 2026 dovranno farsi carico di un aumento delle tasse su alcune polizze Rc Auto, come per l’infortunio conducenti. Il prelievo fiscale sale dal 2,5 al 12,5%, e verseranno nelle casse dello Stato 115 milioni di euro in più. Per loro un’altra stangata arriva dall’aumento delle accise sul gasolio. Da qualche anno non si toccavano, e c’era anzi chi prometteva di ridurle, ma dal ‘26 scatta un rincaro dell’imposta sul gasolio di 4,05 centesimi al litro, che viene dunque equiparata a quella della benzina.
Una stangata dall’Rc auto alle sigarette
Salgono le tasse sulle sigarette, 15 centesimi al pacchetto da gennaio, poi altri 11 e ancora 14 nel ‘28. Sale pure la tassa di soggiorno nelle grandi città d’arte, i cui sindaci potranno chiedere fino a 12 euro al giorno a chi pernotta nelle strutture ricettive, e scatta un extra di 5 euro nei comuni “olimpici” (a Venezia si potrebbe arrivare a 15 euro a notte).
L’aliquota della cosiddetta Tobin Tax sulle transazioni finanziarie raddoppia, passando dallo 0,02% allo 0,04%. La misura dovrebbe generare un extragettito stimato in 337,3 milioni di euro a decorrere dal prossimo esercizio finanziario. Aumentano pure le tasse sulle criptovalute, con il prelievo sui profitti che sale dal 26 al 33%. Altra tegola sui consumatori arriva dalla tassa di due euro sui pacchi dai paesi extra Ue di valore fino a 150 euro.
Dagli affitti brevi alla Tobin tax
La versione definitiva dell’articolo 7 stabilisce un sistema a due aliquote per la cedolare secca. Il prelievo resta al 21% esclusivamente per la prima unità immobiliare messa a reddito dal contribuente. A partire dal secondo immobile locato con la formula degli affitti brevi (durata inferiore ai 30 giorni), l’aliquota è al 26%. La stretta più significativa riguarda però i multiproprietari: dal terzo immobile in poi, scatta la presunzione di attività imprenditoriale. I proprietari saranno obbligati all’apertura della Partita Iva, uscendo dal regime forfettario della cedolare e rientrando nella tassazione ordinaria Irpef, con i relativi adempimenti contabili e previdenziali.
Gradimento dei politici, l’ultimo sondaggio di YouTrend: contro Meloni Conte se la gioca, Elly proprio no
Male la segretaria Pd. Sfide. In caso di elezione diretta, il leader del M5S pareggia. Schlein peggio anche di Salis e Decaro
(di Tommaso Rodano – ilfattoquotidiano.it) – Cosa succederebbe se l’Italia eleggesse direttamente il presidente del Consiglio? La prima risposta non sorprende: oggi Giorgia Meloni partirebbe davanti a tutti. Le altre, invece, sono molto meno banali. Tanto per cominciare, il margine della premier, nei testa a testa con gli ipotetici candidati, è quasi sempre ridotto. In particolare contro Giuseppe Conte: ai nastri di partenza sarebbero praticamente in parità. Il terzo dato è quello politicamente più significativo: numeri alla mano, Elly Schlein sembra la carta meno convincente in mano al centrosinistra. Il sondaggio di YouTrend – condotto il 18 e 19 dicembre su 1.200 intervistati, con metodologia CAWI e un margine d’errore del 2,8% – confronta la premier con una rosa di avversari. Con il leader dei Cinque Stelle è avanti di una spanna: 50,1% per Meloni, 49,9% per Conte. Con gli altri il distacco aumenta.
È questo l’elemento di riflessione fondamentale per il “campo largo”, sfogliando i numeri: la distanza tra Conte e Schlein, nello stesso schema di voto diretto, è molto netta. Contro la segretaria del Pd, Meloni vincerebbe 53,6 a 46,4%. Oltre sette punti di scarto. “Questa differenza tra i due è l’elemento più forte del sondaggio – conferma Lorenzo Pregliasco, fondatore di YouTrend –: Conte è l’estremo positivo per il campo largo, Schlein quello negativo”. Entrando nel dettaglio dei flussi rilevati, la maggiore competitività dell’ex premier si spiega facilmente: Schlein è incapace di attrarre voti oltre il confine del suo partito e della sua coalizione (nel testa a testa con la premier, conferma il 99,6% degli elettori del Pd, ma perde il sostegno dell’8,1% dei 5S e non buca affatto nel centrodestra, dove raccoglie appena l’1,5%).
Conte, al contrario, secondo i numeri di YouTrend è capace di pescare in modo più trasversale, anche al di fuori del suo campo, “rubacchiando” il 10% dei voti al centrodestra nel confronto diretto con Meloni (arrivano, ovviamente, da elettori di Forza Italia e Lega).
L’avvocato è competitivo soprattutto tra i giovani: nel voto degli under 35 è nettamente avanti, con il 61,7%. Pregliasco conferma la lettura: “Schlein non sembra avere capacità espansiva. È una scelta di comfort per chi già vota campo largo, ma non riesce ad allargare, mentre Conte sembra in grado di parlare al di fuori del suo perimetro. Prende voti anche dal centrodestra e soprattutto dalla zona grigia del non voto e degli indecisi”.
Il giudizio è perentorio: “Con questi numeri, Schlein non è competitiva”. Diventa ancora più tetro, se si allarga lo sguardo agli altri nomi testati. Anche Paolo Gentiloni perderebbe contro Meloni, ma con margine inferiore: 52,8% a 47,2%. Ancora più stretto il distacco da Giorgia per il presidente della Puglia, Antonio Decaro: 51,6% a 48,4%. Sono due uomini del Pd e hanno distacchi più contenuti rispetto a quello registrato dalla loro segretaria. “Colpisce che Schlein sia più debole anche rispetto a loro, che rappresentano interpretazioni differenti all’interno del suo stesso partito”.
Emblematico pure il confronto con Silvia Salis. Meloni vincerebbe 51,8% a 48,2%: “Anche tra due ipotesi di alternativa femminile – sottolinea Pregliasco – la sindaca di Genova supera Schlein, pur essendo meno nota al pubblico”. Fa storia a sé l’ultimo scenario del sondaggio, quello con Ernesto Maria Ruffini, che vede Meloni avanti 61% a 39%. Un divario che Pregliasco lega soprattutto al fatto che il centrista abbia “una notorietà molto più bassa”. Ma è un caso limite, che serve più a fissare un confine che a descrivere un’ipotesi credibile.
In tutti gli scenari resta comunque alta la quota di indecisi, tra il 6 e il 14%, mentre l’affluenza stimata oscilla tra il 64 e il 71%: l’elezione diretta del premier sarebbe un fattore di mobilitazione per l’elettorato, ma lascerebbe spazio a spostamenti significativi e un elevato livello di incertezza. Secondo YouTrend infatti Meloni vince sempre, ma quasi sempre di poco: tutte le sfide – eccetto Ruffini – sono all’interno o a ridosso del margine d’errore. Giorgia è avanti, ma non fugge via. Per l’opposizione un messaggio chiaro: “Il sondaggio mostra che non si vota solo per la lista – conclude Pregliasco – ma pure su un’idea sulla forza della leadership”. Non conta solo la somma delle sigle, ma la credibilità di chi sarà candidato a guidarle.
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Grazie ed Auguri di Buone Feste alla Redazione di Infosannio…..!!!
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Mi associo… Augurissimi, caro IS 💋💝
🎄✨🎀
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