Intervista al medievista dopo la polemica di Giuli: “Quando hanno dei soprassalti fanno le mostre su D’Annunzio o su Tolkien ma francamente è un po’ ridicolo”

(di Francesco Bei – repubblica.it) – Franco Cardini è uno dei più importanti medievisti italiani, ha scritto centinaia di libri e, benché non si riconosca in questa destra, di quel mondo ha fatto parte. «Sono entrato tredicenne nelle giovanili del Msi nel 1953, pecora nera di una famiglia socialista fiorentina, e ne sono uscito nel 1965. Di quell’ambiente non ne ho un brutto ricordo».
Al tempo picchiavate?
«Più che picchiatori eravamo picchiati, perché a Firenze eravamo pochini. Però io ero bello grosso».
Ha letto l’atto di accusa di Marcello Veneziani contro il governo Meloni?
«Qualcuno potrebbe replicare che è un po’ il disappunto di chi si sente un vecchio militante messo in disparte, non avendo ricevuto incarichi».
È un filosofo e il ministro Giuli lo ha trattato come un ingrato questuante…
«Filosofo mi sembra un pochino eccessivo per chi ha scritto qualcosa sui neoplatonici nel Sud d’Italia. Anche se sono professore emerito di Storia medievale, io non mi sono mai permesso di definirmi storico. Cantimori e Braudel erano degli storici. Ma certamente Veneziani è un uomo di cultura».
L’accusa più bruciante è quella di non aver fatto nulla per la cultura. In questo il Msi era diverso?
«Molto, anche se è sempre rimasto un partitino che non è mai andato oltre il 5 per cento, aveva fior di riviste intellettuali, le sue scuole di partito, molte teste pensanti. FdI non ci ha nemmeno provato».
C’è Atreju, quest’anno ci sono andati tutti…
«Quella è la vetrina voluta da Giorgia Meloni, che ha una sua sensibilità in questo campo perché si è fatta le ossa nel Msi, ha studiato e fatto la gavetta. Il mio amico Luciano Violante me ne parla sempre con grande ammirazione. Ma dietro di lei c’è pochino».
Meloni è cambiata da quando sta a palazzo Chigi?
«È diventata un po’ meno brillante e ironica, mi sembra un po’ più tesa, sta sempre sulla difensiva».
C’è delusione, come dice Veneziani, tra gli elettori che speravano in una Meloni più di destra?
«Io non mi sono mai sentito di destra nemmeno quando ero nel Msi. La mia destra attualmente è filopalestinese e putinista, quindi – visto che cosa si intende oggi per essere di destra – ringrazio Iddio che Meloni non sia andata ancora più a destra».
Perché?
«Perché significherebbe andare ancora di più verso le posizioni occidentaliste più becere e filoamericane a qualunque costo».
I capi di FdI sono troppo filoamericani e filoisraeliani?
«Almeno in questo sono coerenti. La destra di vertice missina, dagli anni Sessanta in poi, ha sempre preso in giro il suo elettorato che era indirizzato in maniera opposta. Gli elettori erano filopalestinesi e avevano persino qualche simpatia per il socialismo che derivava dalla Repubblica sociale. Erano le posizioni di Antonio Pennacchi, che infatti poi diventò comunista».
Meloni è coerente, dicono i suoi ammiratori…
«Non so se sia convinta di quello che dice oggi, ma è palesemente diverso da quello che diceva ieri».
Alessandro Giuli invece a quale destra fa riferimento?
«Dicono appartenga a una corrente molto precisa che è sempre stata al margine del Msi».
I seguaci del filosofo Julius Evola?
«No, non era una corrente evoliana. Faceva invece capo al gran maestro della massoneria degli anni Trenta, Arturo Reghini, mazziniano, fascista, diciamo il fratellastro laico di Evola. Reghini sognava un fascismo che buttasse alle ortiche definitivamente il cristianesimo, per questa ragione gli interessava l’esperimento nazista. Credo che Giuli abbia ereditato dall’ambiente reghiniano questa erudizione pagana, che guarda alla religiosità della Roma arcaica».
Mario Giordano, su la Verità, ha scritto che Giuli si è arrabbiato perché Veneziani «non gli ha leccato gli stivali». Perché Giuli se l’è presa così tanto?
«Perché quando le accuse di mancanza di cultura vengono dal mondo antifascista, le possono bollare come “culturame”».
Invece se la critica viene da destra non possono ignorarla?
«Esattamente. Veneziani mette sul tappeto, con asprezza e magari con un eccesso di acidità, un fatto effettivo. Dove sono i Giuseppe Berto, i Luciano Cirri di oggi?».
FdI invece sembra una caserma…
«Encefalogramma piatto, non c’è nemmeno una rivista culturale. Quando hanno dei soprassalti fanno le mostre su D’Annunzio o su Tolkien, che conoscono anche i maestri di Vigevano e le casalinghe di Voghera, per dimostrare che la cultura la fanno anche loro. Ma francamente è un po’ ridicolo».
L’ultima lettera a un postino: chi siamo se non scriviamo più?
Danimarca, alt spedizioni
(di Massimo Fini – ilfattoquotidiano.it) – Il governo danese ha deciso di non spedire più lettere e, a quanto pare, sarà presto imitato da altri Paesi. È la fine di un’epoca, non solo per le Poste, ma per la scrittura su carta stampata, sopraffatta ormai dalla comunicazione digitale. Del resto in Danimarca questo tipo di comunicazione era diminuito del 90 per cento. Ci sono quindi motivi economici perché, nel mondo moderno, business is business.
Non più quindi trepidanti attese per una lettera d’amore, sia che da essa ci si aspetti un sì o un dolente no. Ci arriverà, se va bene, una fredda mail da cui non potremo capire lo stato d’animo di chi l’ha scritta. Non a caso esiste una branca della scienza chiamata grafologia.
Ma la vita della lettera scritta non finisce col suo arrivo, prosegue il suo percorso passando di mano in mano. Il pensiero di Don Milani, praticamente recluso a Barbiana, poté diffondersi a velocità, diciamo così, cosmica perché i discepoli si passavano i suoi scritti l’un l’altro, allargando così sempre di più il cerchio di chi li conosceva (“Ma una notizia un po’ originale non ha bisogno di alcun giornale, come una freccia dall’arco scocca vola veloce di bocca in bocca”, De André, Bocca di Rosa, 1967).
Questo provvedimento del governo danese, se coinvolgerà come pare altri governi, porterà a un aumento degli haters. Perché una cosa è inviare una sbrigativa mail, altra è comprare dei fogli, dei francobolli e imbustarli. In contemporanea sono scomparse anche le cabine telefoniche. Ah, per noi giornalisti entrare in una di queste cabine con i gettoni che non erano mai sufficienti, ma nel frattempo avevamo anche il tempo di pensare alle cazzate che volevamo trasmettere. Certo, potevamo comunicare col giornale, per telefono. E la voce tradiva l’emozione di non aver capito nulla del reportage che stavamo inviando. Ma questo vale per una comunicazione professionale, non privata. Come fai a dire seccamente al telefono all’amata o all’ex amata: “Mi hai rotto il cazzo!”? Le lettere d’amore, eh già. In un suo bel racconto Dino Buzzati immagina che sia abolita la poesia per legge, in favore della produttività. Chi infatti leggeva più poesie e tantomeno ne scriveva, si chiede Buzzati?
I gettoni, almeno allora, erano indispensabili per giocare a calciobalilla. Costavano 30 lire, che era quanto mia madre mi dava per l’intera giornata. Se volevamo continuare a giocare dovevamo quindi vincere. Ah, i provvidenziali gol dalla difesa del mio amico Giagi. Io giocavo all’attacco e il mio gancio da fermo, dal giocatore di centro, era imprendibile (“Ho un sinistro da un quintale, solo un altro ce l’ha uguale, ma l’ho messo a kappa o”, Che notte! Fred Buscaglione, 1959). La cosa curiosa è che nelle canzoni del ‘duro’ Buscaglione i maschi le buscano quasi sempre (“Lei si volta, poi mi squadra come fossi uno straccion, poi si mette bene in guardia come Rocky, il gran campion, finta il destro e di sinistro lei m’incolla a un lampion” Che bambola! 1956) qui Buscaglione riprende il match Mazzinghi-Benvenuti che si svolse a San Siro, dove Nino schiva un destro del picchiatore Mazzinghi e poi, da sotto, lo colpisce al mento che è il punto più debole di un pugile perché fa traballare il cervello. Di Buscaglione mi piace poi un’altra canzone molto attuale: “Se c’è una cosa che mi fa tanto male è l’acqua minerale! Miracolosa sarà, ma per piacere io non la posso bere! … Per stare bene io bevo alla mattina la nitroglicerina … Non mi correggo, no, non mi tentate! Altre persone si son provate! Scusate tanto, se ho il whisky facile!” (Whisky Facile, 1957).
Naturalmente tutto ciò che ho detto sul calciobalilla, oggi chiamato preferibilmente “biliardino”, vale prima che il gioco diventasse un rebelot caotico così simile a quel “disordine mondiale” di cui oggi tanto si parla.
Non stupisce quindi che campionessa di questo calciobalilla-casino sia la mia segretaria, trentenne, Elisabetta, perché non ha la testa. In compenso scrive belle poesie, ma chi legge ormai poesie?
Insomma, per finire e concludere un pezzo sconclusionato, molto adatto ai tempi, ci siamo creati un mondo disumano e lo chiamiamo progresso.
"Mi piace"Piace a 1 persona
“Filosofo mi sembra un pochino eccessivo per chi ha scritto qualcosa sui neoplatonici nel Sud d’Italia”😂😂😂😂😂😂top Cardini
"Mi piace"Piace a 2 people
Se la loro aspirazione è il potere fine a se stesso cosa vuoi che gli freghi della cultura. In fondo la loro platea compresa la casalinga di Voghera li vota senza pretese da intellettuale.
"Mi piace"Piace a 3 people
"Mi piace"Piace a 3 people
.

"Mi piace"Piace a 2 people
Franco Cardini è un vero uomo di cultura. Come lo è Marco Tarchi. Sono tra i pochi di provenienza “destra” ( che non ho mai negato essere la mia) che hanno sempre mantenuto una dignità e una serietà irreprensibili. In fondo anche Marcello Veneziani mantiene un suo rigore che gli impedisce di fare il leccakulo del nuovo Potere meloniano.
Gli “astri nascenti” alla Francesco Giubilei, se avessero calcato quelle scene…ai miei tempi, mi avrebbero destato ripulsa verso il “mondo destro” molto prima…
"Mi piace"Piace a 2 people
Ma tu non sei quello che nemmeno ventiquattr’ore fa diceva di voler intervenire sempre meno, limitandosi a qualche “mi piace”?
Ai bambini cattivi che dicono le bugie anche a Natale, Gesù bambino porta il carbone per tutta la vita.
"Mi piace""Mi piace"
Per te invece arriva una ca22uola natalizia 😀
"Mi piace"Piace a 1 persona
Contali. Ma non aggiungere questo…
"Mi piace""Mi piace"
Per sembrare, occorre che dietro, avanti e ai lati ci si avvalga del vuoto cosmico ...
"Mi piace""Mi piace"
Meloni è coerente…«Non so se sia convinta di quello che dice oggi, ma è palesemente diverso da quello che diceva ieri».
Alessandro Giuli «Dicono appartenga a una corrente molto precisa che è sempre stata al margine del Msi
"Mi piace""Mi piace"