
(di Nicoletta Picchio – il Sole 24 Ore) – Un «quadro complicato»: il dollaro debole sull’euro, dovuto anche ai tagli dei tassi Fed, continua a frenare l’export italiano nel quarto trimestre, insieme ai dazi Usa. Scricchiola la fiducia delle famiglie e quindi le attese sui consumi. L’industria fa ancora fatica, con la produzione industriale che calata ad ottobre, -1,0%, portando la variazione acquisita nel quarto trimestre a -0,1 per cento.
L’analisi emerge dalla Congiuntura Flash del Centro studi Confindustria, che spiega poi come a favore giochino gli investimenti, grazie in larga parte al Pnrr, i servizi, tirati dal turismo straniero, settore a cui il documento dedica un focus, il calo del prezzo del petrolio. Nonostante petrolio e gas siano in discesa, il costo dell’elettricità per le imprese resta alto: i prezzi sono doppi rispetto al valore pre-2022, con 0,28 euro/KWh, contro 0,18 in Francia e 0,17 in Spagna.
Con i tassi fermi da parte della Bce al 2%, il costo del credito alle imprese non scende più (3,52 a ottobre, quasi come a luglio). La Fed ha tagliato i tassi per tre volte di fila, annunciandone altri. Ciò contribuisce a un dollaro svalutato sull’euro: 1,17 a dicembre, quasi al picco.
L’export è in calo: le prospettive restano negative, con un nuovo calo degli ordini manifatturieri esteri a dicembre. A ottobre sono stati deboli gli scambi italiani: quasi fermo l’import, +0,3% a prezzi correnti, -3,0% l’export, dopo il +2,9% a settembre. Le vendite sono in crescita in alcuni settori, soprattutto la farmaceutica. Sugli investimenti i segnali sono ancora buoni, con gli indicatori favorevoli per gli investimenti in impianti e macchinari a fine 2025. […]
Per i consumi, la variazione acquisita per il quarto trimestre è nulla. Il numero di occupati è tornato in espansione a settembre e ottobre, ma la fiducia delle famiglie ha avuto una brusca interruzione a novembre, con un parziale recupero a dicembre. Ad ottobre, secondo l’indice RTT, è proseguita l’espansione dei servizi, dopo il pieno recupero di settembre. Per il quarto trimestre si prevede un buon ritmo di crescita. Anche nell’Eurozona i servizi vanno meglio dell’industria. […]
Il Centro studi ha dedicato un focus al turismo: è un settore ancora in crescita, grazie agli stranieri: la spesa dei turisti esteri è stimata per il 2025 a circa 57 miliardi, con un +5,6% rispetto al 2024 (a settembre la spesa ha segnato +7,5% annuo). Il flusso in uscita, cioè gli italiani all’estero, cresce a ritmi minori, +4,5% nel 2025. Il saldo turistico dell’Italia è largamente in attivo e in crescita negli ultimi anni (+23 miliardi stimati nel 2025, da +21 nel 2024), dando un contributo importante nei nostri conti con l’estero. «Il turismo si conferma un pilastro dell’industria italiana. […]
Approfondendo l’analisi gli arrivi turistici nel 2024 avevano toccato un picco di 140 milioni (+4,5% sul 2023). Nel 2025 è stimato un lieve calo, a 138 milioni, -1,4 per cento, con i dati disponibili fino a settembre. Sono in aumento le presenze: +10 milioni, al picco storico, 476 milioni di notti, grazie all’aumento della permanenza media. L’espansione della spesa turistica, a prezzi correnti, mentre gli arrivi ristagnano, è spiegata in maniera significativa dall’aumento dei listini.
Ollalà…che ci fa un articolo simile qui?
Se la brava nicoletta chiedesse a Morya …
A parte il prezzo prezzo marginale e l’ancora mancato disaccopiamento gas elettricità,Bastereberroi contratti long term fatti dalle imprese nel 2022/23collateralizzati dai fornitori ai futures che sono ancora carucci a spiegare il prezzo dell’energia ancora alto. La francia ha il nucleare,la Spagna le rinnovabili. per la ghermania ancora un altro annetto di passione,poi lo Spread dovrebbe divaricarsi in modo esponenziabile.La Gioggia c’ha avuto un kulo della madonxa
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Articolo che vorrebbe parlare di clima ed invece descrive il meteo.
La geopolitica è totalmente assente e l’Italia è un price taker non un rule maker, ignorare questi aspetti rende l’articolo vuoto nella sostanza.
Dire che il dollaro è debole perché la Fed taglia i tassi è formalmente corretto ma analiticamente povero.
Gli Usa crescono più dell’Eurozona, e questo normalmente rafforzerebbe il dollaro; d’altro canto le politiche protezionistiche degli USA lo indeboliscono, andrebbe detto che nonostante i tagli ai tassi, quelli USA sono comunque ancora più alti di quelli europei e pensare che la BCE riduca ulteriormente i suoi è difficile in quanto si troverebbe con le spalle al muro.
L’articolo tratta l’export come una vittima passiva del cambio e dei dazi, ma evita la domanda scomoda: che tipo di export è rimasto all’Italia?
Settori ad alto valore (farmaceutica) reggono; ma la manifattura tradizionale soffre costi dell’energia, dimensione aziendale e crisi demografica.
Il confronto sui prezzi dell’elettricità è messo lì come dato tecnico, ma è in realtà politica industriale pura.
Perché Francia e Spagna costano meno? Qual è il mix energetico nazionale? Quanto impattano le scelte strategiche fatte 10–20 anni fa?
Per non parlare della “governance” del mercato elettrico e del gas; i famosi “oneri di sistema” che sono una delle più alte rappresentazioni del malaffare in Italia.
Nel solco della più antica tradizione non manca il discorso celebrativo al turismo ed ai sui santi protettori: San Balneare e San Tanchè
È un settore prezioso, nessuno lo nega, ma sostitutivo dell’industria?
Un Paese del G7 può permettersi di avere come principale voce attiva dei conti con l’estero il turismo?
Non si possono affrontare temi complessi ad un livello così basso; sarebbe meglio non scriverli.
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