Umberto Eco, nella sua Bustina “Viaggiare su Internet”, racconta di quando si è divertito a giocare con un programma che fornisce velocemente tutte le connessioni ferroviarie europee. Chi l’avrebbe mai detto che, in futuro, si sarebbe rivelato utile a tutti i fuorisede che vogliono rientrare a casa

(Vincenzo Voltarelli – lespresso.it) – Forse un giorno torneremo a Itaca senza passare attraverso Scilla e Cariddi, senza imbatterci in sirene e ciclopi nel tragitto. Abbiamo già raccontato, in un altro articolo, dell’estraniazione di chi parte, di chi abbandona la propria dimora e, una volta tornato, tenta invano di riconoscerla, provando la strana sensazione di percepirsi straniero in casa propria. Abbiamo immaginato Ulisse, il fuorisede per eccellenza, approdare sulle sponde della sua amata isola, non riuscendo più a identificarsi nel calore delle braccia di Penelope, sentendosi il re di una terra che non gli appartiene più. Ma non possiamo osservare solamente un lato della storia.
Umberto Eco, nella sua Bustina Viaggiare su Internet, racconta la scoperta di un programma che fornisce velocemente tutte le connessioni ferroviarie europee. Su un aereo immaginiamo squarci di vita che accadranno a breve, impazienti di goderci il viaggio che abbiamo pianificato da tempo; sul treno che conduce a casa per Natale, invece, pregustiamo l’atmosfera delle feste in arrivo, oppure avvertiamo nostalgia al solo pensiero di alcune sedie che rimarranno vuote, la sera della Vigilia. Ma non tutti riusciranno a salire a bordo: Ulisse deve lottare contro chi gli nega il ritorno nella propria isola. Nelle ultime settimane si è parlato molto del fatto che ai fuorisede, per trascorrere il Natale in famiglia, converrebbe fare scalo all’estero e partire da lì, evitando così di incorrere in prezzi folli.
Secondo l’Adoc – l’Associazione nazionale per la difesa e l’orientamento dei consumatori – se volessimo viaggiare da Milano a Catania (senza rinunciare a giorni di ferie retribuite) sarebbe più vantaggioso, economicamente parlando, fare scalo in una città come Varsavia. Torna utile a questo punto Deutsche Bahn, il programma con cui Eco si è divertito a immaginare ipotetici viaggi: lo scrittore non si è limitato a chiedere “come arrivare da Palermo a Londra”, ma anche come andare da Londra a Grosseto via Napoli, Madrid-Roma proprio via Varsavia, da Battipaglia a Chambéry via Milano e, alla fine di tutto, “se va bene ci scappa anche un assassinio sull’Orient-Express”. Di questo passo, Ulisse farebbe bene ad ancorare la propria nave sulle coste di Nausicaa o addirittura del ciclope Polifemo. Chissà cosa direbbe Eco se vedesse che il suo piccolo gioco si è trasformato in una concreta soluzione per poter riabbracciare i propri cari. È chiaro che si tratta di una provocazione, questa soluzione non calcola il costo del tempo impiegato, il pagamento dei bagagli accessori per più di un volo o gli sconti messi a disposizione da alcuni territori, come il bonus della regione Sicilia per i residenti che tornano a casa. Una provocazione non possiede il dono di sconfiggere le sirene, tuttavia mette a nudo le assurdità di un sistema che non funziona e, soprattutto, le disuguaglianze che esso provoca: pare, infatti, che ci siano degli Ulisse più re di altri.
Senza politiche nazionali e regionali che possano attenuare il fenomeno, ci sarà chi si lamenterà della spesa onerosa ma salperà a bordo della sua nave, e chi addobberà l’albero della propria fermo a riva. Le spese diventano per molti insostenibili perché l’acquisto dei biglietti non è un’azione isolata in un contesto di tranquillità economica, ma uno dei tanti aumenti che continuiamo a subire, a partire dal caro affitti. Capite ora perché l’eroe greco ci ha messo dieci lunghi anni a tornare, dopo la guerra? Come se non bastasse, Ulisse spesso non può viaggiare prendendo in considerazione l’idea di restare: lo sappiamo, le nostre terre sono tanto belle quanto dannate, e non dal dio delle acque. Luoghi in cui Ulisse, per essere se stesso, è spesso costretto a incontrare il mare. Se la sorte gli ha riservato questo destino, dovrebbe avere almeno il diritto di percepire quell’estraneità di cui parlavamo all’inizio: di scoprire se, tornando a casa, essa è ancora il focolare che ricordava, o se le radici si sono spostate con il suo viaggiatore. Per comprenderlo deve prima tornare. Ma, almeno questo Natale, Ulisse rischia di rimanere aggrappato solamente alla propria nave. Di non rivedere, ancora una volta, la sua Itaca.