L’edizione numero 28 del rapporto “Gli italiani e lo Stato” realizzato da LaPolis dell’università di Urbino Carlo Bo in collaborazione con Demos e Avviso Pubblico

(di Ilvo Diamanti – repubblica.it) – Il Rapporto su “Gli italiani e lo Stato” è giunto alla XXVIII edizione. È, dunque, da quasi 30 anni che LaPolis – il Laboratorio di Studi Politici e Sociali dell’Università di Urbino Carlo Bo – conduce, in collaborazione con Demos e Avviso Pubblico, questa indagine. Una ricerca che permette, quindi, di osservare gli orientamenti e i mutamenti del sentimento espresso dai cittadini nei confronti dello Stato e delle istituzioni. Quest’anno la ricerca appare particolarmente interessante perché il mondo è attraversato da tensioni crescenti. Che coinvolgono e scuotono l’Occidente e l’Europa. Dunque, l’Italia.
È legittimo, per questo, interrogarsi sul futuro della nostra democrazia. E del nostro futuro. È significativo, al proposito, osservare come quasi 6 italiani su 10 ritengano che la democrazia in Italia negli ultimi anni si sia indebolita. E si stia indebolendo ulteriormente. Attraversata dalle minacce che provengono dall’esterno e dall’interno. Da guerre vicine e lontane. E da cambiamenti profondi che mettono in discussione i riferimenti su cui si fondava la nostra sicurezza. L’Europa e l’Occidente, in particolare. Oggi entrambi questi riferimenti sono messi in discussione. E, quindi, è messa in discussione anche la nostra sicurezza. La nostra stabilità. Il nostro futuro. Perché è difficile sentirsi sicuri quando il mondo intorno a noi è insicuro. Così, i soggetti e le istituzioni che guidano il Paese rimangono in fondo alla graduatoria della fiducia espressa dai cittadini. I partiti in particolare, appaiono un participio passato: partiti. Senza una destinazione precisa. E rischiano di trascinare con sé lo Stato. Che è stato. E non sappiamo che sarà. Al di là delle battute, appare difficile guardare avanti, progettare il futuro se il futuro appare così incerto. Perché in tempi di globalizzazione tutto ciò che avviene dovunque nel mondo, in qualsiasi momento, può avere, nello stesso momento, influenza sulla nostra vita. E, comunque, sul nostro modo di guardare il mondo intorno a noi.
D’altra parte, assistiamo a un sensibile indebolimento delle basi su cui si fonda la nostra democrazia. Anzitutto, la partecipazione sociale e associativa, che non mostra segni di crescita diffusa, come in passato, ad eccezione del volontariato. Ma, al contrario, esprime percezione di declino. In particolare, per quel che riguarda le attività culturali, sportive, ricreative. O l’acquisto di prodotti di consumo etico come forma di impegno. Così, la partecipazione si traduce, talora, in protesta accesa.
Mentre cresce la percezione di declino, che coinvolge, soprattutto, le persone delle classi popolari e del ceto medio. E allarga il distacco nei confronti delle istituzioni e dello Stato. Perché lo spirito democratico è alimentato dalla condizione sociale. E, parallelamente, si indebolisce quando l’ascensore sociale invece di salire discende. Per questo motivo le ragioni che alimentano la democrazia non sono solamente politiche. Ma riguardano, anzitutto, la condizione di vita delle persone. Perché è difficile esprimere fiducia verso il sistema e i soggetti che guidano il Paese e le istituzioni, quando nella società prevale un senso di incertezza. E di insicurezza.
Per queste ragioni il modo più efficace per sostenere la democrazia è garantire condizioni di vita adeguate alle persone. Inoltre, promuovere i luoghi e i canali della partecipazione. Cercando di andare oltre i media e il digitale. Perché la partecipazione in rete alimenta le relazioni. Ma a distanza. E, in questo modo, non favorisce la fiducia tra le persone. Perché sono sempre collegate e sempre lontane.
Mentre è importante costruire legami personali e associativi. Che favoriscono la costruzione di relazioni reali. Per questo motivo la democrazia ha bisogno di partecipazione e non solo di comunicazione. O meglio, ha bisogno di comunicazione attraverso la partecipazione. Attraverso le associazioni. Alcune indagini di Demos e LaPolis lo hanno mostrato con chiarezza: la fiducia negli altri cresce quando avviene non solo attraverso collegamenti a distanza. Ma in modo diretto. E immediato. Senza mediazioni e senza mediatori. Attraverso il coinvolgimento personale. Perché la partecipazione, anche quando esprime protesta, è uno strumento di sostegno e rafforzamento della democrazia.

Manovra: Salvini scarica le responsabilità sui tecnici. E Conte infilza Meloni
Il Pd. “Giorgia racconta un paese che non esiste”
(di Marco Franchi – ilfattoquotidiano.it) – Una crisi di governo sulla Manovra? “No. Alcuni tecnici avevano previsto nei prossimi anni di allungare l’età per la pensione, io ho detto no. Era inaccettabile”. Matteo Salvini getta acqua sul fuoco sulle polemiche delle ultime ore che hanno portato il governo a un passo dal baratro. O forse era solo un gioco delle parti se ieri il leader della Lega si è intestato il risultato della trincea contro il ministero dell’Economia guidato dal “suo” Giancarlo Giorgetti. Salvini non lo nomina mentre evoca l’opera dei tecnici, insomma le fantomatiche “manine”. E così come nulla fosse accaduto – salvo i tagli come quello da mezzo miliardo al Fondo Sviluppo e Coesione – , lo sprint finale sulla manovra si trasforma nel teatro dell’ipocrisia: stamattina il provvedimento approderà in aula di buon mattino alla presenza della Presidente del consiglio Giorgia Meloni su cui intanto le opposizioni infieriscono.
“Grazie alla nostra azione siamo riusciti a scongiurare obbrobri come la corsa al condono e l’innalzamento del tetto del contante a 10 mila euro”, scrive sui social il presidente M5S Giuseppe Conte, che stigmatizza la manovra “misera e ingiusta che non affronta il dramma della sanità pubblica, peggiora la legge Fornero aumentando l’età pensionabile, cancella Opzione donna, taglia sulla scuola e al “libro delle tasse” di questi anni di pressione fiscale record aggiunge tasse su pacchi online, accise, ritenute d’acconto che aumenteranno fino all’1% sulle fatture delle imprese”. Per poi affondare ulteriormente il colpo: “Quando si è trattato di portare in Italia i 209 miliardi del Pnrr grazie al debito comune vi siete astenuti in Europa. Adesso che con il debito comune destiniamo 90 miliardi per continuare a sostenere l’Ucraina in guerra con la Russia siete stati decisivi. È questo il sovranismo in versione Colle Oppio?”. Insomma: Meloni quando andrà in Europa a chiedere misure e fondi per le imprese, per gli agricoltori, per il crollo del potere d’acquisto, per la sanità degli italiani? “Sui dazi – spiega Conte – nessuna traccia dei 25 miliardi promessi ad aprile, sul Piano casa che doveva essere da 15 miliardi solo chiacchiere e briciole. Meloni ogni volta che va all’estero non lascia traccia di un solo risultato buono per gli italiani: le uniche tracce sono le sue firme su Riarmo e sul ritorno ai vincoli dell’austerità, oltre alla trattativa fallita sui dazi con Trump dopo aver concesso tutto su armi, gas americano e sconti sulle tasse ai colossi del web. Un successone”.
Infierisce anche Elly Schlein. “Dopo giorni di silenzio Meloni prova a raccontare un Paese che non esiste, sostenendo che gli italiani sarebbero pure felici di questa legge di bilancio” dice la segretaria del Pd a proposito della “propaganda” rilanciata via Tg1: un sondaggio che accredita il gradimento degli italiani rispetto alle misure in via di approvazione (e nella manovra c’è anche il taglio da 10 milioni alla Rai). “La premier che dopo le liti della sua maggioranza e una legge di bilancio completamente riscritta, si fa i complimenti per un sondaggio è già triste di per sé” dice la capogruppo dem alla Camera Chiara Braga che aggiunge rivolgendosi direttamente a Meloni: “Lei dovrebbe ricordarsi di essere non la premier di quel 59% ma di tutti quei cittadini e cittadine che aspettano 147 giorni per una mammografia e due anni per una colonscopia, che risparmiano sul mangiare, che guadagnano 600 euro come commesse, e ne dovrebbero pagare 500 per un asilo nido, che prendono una pensione minima che non aumenta nemmeno di un euro. Nella Manovra ci sono solo segni meno e nemmeno una promessa mantenuta, dalle pensioni alla casa, dalla sanità al lavoro”.
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