
(di Laurence Norman e Daniel Michaels – Wall Street Journal) – I leader europei che cercano di aiutare l’Ucraina a opporsi alla Russia hanno esitato.
Quando venerdì mattina […] hanno fallito nel loro tentativo di utilizzare i beni russi per finanziare lo sforzo bellico di Kiev, hanno mostrato ancora una volta una divisione […] sul grado di audacia con cui sono disposti a confrontarsi con Mosca.
[…] non è la prima volta che l’Europa dimostra di avere difficoltà a mantenere una posizione forte di fronte alle minacce e alle intimidazioni della Russia. I leader hanno affermato che l’appropriazione di beni sovrani costituirebbe un precedente pericoloso e che il complesso piano elaborato dall’Unione Europea non è infallibile.
Una cautela simile è emersa a Washington e in Europa durante tutta la guerra, anche se la Russia ha continuato ad attaccare l’Ucraina, ha lanciato un’ondata di aggressioni nella zona grigia in Europa e ha sequestrato beni europei e statunitensi bloccati in Russia.
I sostenitori occidentali hanno ripetutamente esitato a inviare attrezzature militari avanzate all’Ucraina per paura di un’escalation del conflitto. Hanno rimproverato Kiev per gli attacchi in profondità in Russia, anche se Mosca ha bombardato l’Ucraina impunemente. Hanno imposto ampie sanzioni, anche sul petrolio e sul gas russi, ma non le hanno applicate in modo tale da provocare un confronto con la Russia o aggravare la guerra commerciale con la Cina.
Ora, i 250 miliardi di dollari di beni russi congelati nei primi giorni dopo l’invasione dell’Ucraina rimarranno probabilmente inattivi fino alla fine della guerra, potenzialmente disponibili per la ripresa dell’Ucraina ma non per sostenere l’esercito di Kiev o gli sforzi di riarmo dell’Europa.
[…] Il presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato venerdì che il piano equivaleva a una “rapina” che avrebbe avuto “gravi conseguenze per chi ci avesse provato”, prima fra tutte “un’erosione della fiducia” nell’UE come rifugio sicuro per le attività finanziarie.
Putin ha affermato che il piano dell’UE è fallito perché “è difficile prendere decisioni che comportano il saccheggio del denaro altrui”.
Il prestito era quasi un’arma a più punte. I funzionari dell’UE, a cominciare dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, e i leader nazionali, tra cui il cancelliere tedesco Friedrich Merz, volevano sequestrare 90 miliardi di euro come garanzia per il prestito all’Ucraina. Ciò avrebbe aiutato Kiev, punendo la Russia e alleggerendo l’onere finanziario dell’UE. Invece, i contribuenti dell’UE sono costretti a sostenere i costi del prestito.
Venerdì Merz ha definito la decisione di ripiego – un prestito senza interessi di 90 miliardi di euro per l’Ucraina finanziato da un’obbligazione europea congiunta – «una soluzione pragmatica e valida che raggiunge lo stesso obiettivo».
Merz e von der Leyen avevano puntato in alto e hanno mancato l’obiettivo. Tuttavia, l’Europa ha finito per rafforzare notevolmente la posizione di Kiev nel proseguimento dei negoziati di cessate il fuoco guidati dagli Stati Uniti. Il prestito garantisce all’Ucraina un finanziamento per due anni invece che solo per un altro trimestre. […]
Ma mentre l’Ucraina ha ottenuto ciò di cui aveva bisogno, che in definitiva era ciò che contava per i funzionari di Bruxelles, l’UE ne è uscita ferita.
“Dal punto di vista dell’immagine, la situazione è terribile nel contesto di una guerra in corso”, ha affermato Mark Bathgate, amministratore delegato di Tweeddale Advisors, una società di consulenza politica con sede a Londra che opera per conto di società di investimento. Il risultato “dimostra quanto sia difficile ottenere il sostegno politico necessario per estendere la copertura dei costi tra i paesi europei”.
I leader dell’UE temono che tale difficoltà sia destinata ad aumentare. Alla posizione contraria del Belgio si sono unite anche Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca. Anche Italia, Bulgaria e Malta hanno espresso perplessità.
I leader europei sostengono che il paradosso dei continui negoziati di pace guidati dagli Stati Uniti è che diventa più difficile ottenere sostegno per lo sforzo bellico dell’Ucraina, anche se i negoziati non hanno ancora dato risultati.
Alcuni alti funzionari sostengono che gran parte dell’Europa non ritiene che la Russia rappresenti una minaccia immediata per il continente. Al termine della riunione dell’UE venerdì mattina, il primo ministro danese Mette Frederiksen, il cui paese è stato tra i più generosi sostenitori dell’Ucraina, ha affermato che molti governi e leader stanno subendo crescenti pressioni interne riguardo alla guerra.
“Devo dire che questo è ciò che Putin spera: la combinazione di una sorta di stanchezza bellica con una guerra ibrida che porta molta incertezza e insicurezza nelle nostre società”, ha affermato.
Frederiksen ha affermato che, sebbene molti europei desiderino la pace, ritiene che la Russia non lo voglia. “Dobbiamo riconoscere che loro si considerano in conflitto con noi e quindi dobbiamo restare uniti e fare ciò che è necessario”, ha affermato.
A parte il titolo acchiappa click, Nervosetto il Mark Bathgate…paura della perdita di consulenza?mi piacerebbe sapere cosa ha detto a Starmer,che sembra essere rimasto fuori dai giochi di spartizione, limitandosi a smozzicare i 2,5 miliardi di Roman Abramovich.
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Bravi quelli del Wall Street Journal,
fare la faccia feroce con l’oceano di mezzo.
Ma quando ce ne fregheremo di quello che scrivono dalle tastiere a migliaia di km di distanza?
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Articolo che merita qualche riflessione:
La parola che si ripete nella prima parte dell’articolo è ESITAZIONE da parte dell’EU.
Esitazione riguardo la decisone di utilizzare gli asset russi, esitazione sull’intensità con cui applicare le sanzioni, esitazioni nella fornitura di armi più efficaci.
In altre parole l’autore sostiene che l’occidente ha cercato di punire senza spingere troppo è che questa cautela abbia reso le sanzioni meno efficaci.
Che l’EU non abbia premuto sull’acceleratore è un dato di fatto: la Russia esporta ancora petrolio e gas; i ricavi energetici russi sono diminuiti, non crollati.
Non l’intero sistema bancario russo è stato escluso dallo Swift, alcuni canali di pagamento rimangono aperti per il mercato energetico e per alcuni settori commerciali (fertilizzanti, minerali); il rublo è sotto pressione ma non è (ancora) carta straccia.
Il commercio tra Cina e Russia è aumentato e la Cina non ha subito sanzioni, a parte qualcuna secondaria secondaria dagli effetti molto limitati.
Le cose però non sono così lineari come l’autore le rappresenta.
I ricavi russi da energia sono diminuiti in modo strutturale; la Russia vende petrolio con sconti significativi, con costi logistici più alti, con maggiore dipendenza da pochi acquirenti.
La Russia ha perso accesso a capitali occidentali, soffre carenze tecnologiche (macchinari, semiconduttori, aviazione), ha un’economia sempre più militarizzata e meno produttiva; la “crescita” è in larga parte drogata dalla spesa pubblica bellica.
Questi fatti indicano danni profondi, anche se non immediati.
La Cina non ha sostituito l’Occidente in quanto non solo non investe massicciamente, ma la colonizza in modo strisciante (l’estremo oriente russo), non fornisce armi letali, mantiene un rapporto opportunistico, non di alleanza, la Cina sfrutta la debolezza russa e questo contraddice l’idea di una Russia “salvata” dalla Cina.
L’insieme di questi aspetti non è compatibile con l’idea che le sanzioni siano state quasi simboliche.
Poiché le sanzioni non hanno prodotto un collasso immediato, allora sono state applicate con troppa cautela ( certo sempre meglio di qualche giornalista pirla che scrive che le sanzioni non funzionano; ma c’è differenza tra l’errore e la buffonata).
Questo è un errore concettuale perchè l’unico metro che misura l’efficacia delle sanzioni è il collasso rapido e non tiene conto degli effetti di lungo periodo.
Una visione miope: ci sono attualmente paesi sottoposti a sanzioni da decenni che non sono crollati: Iran, Corea del Nord, Cuba.
Ma non credo che l’autore abbia voglia di trasferirsi in uno di questi tre paesi, visti i loro standard di vita.
Due quindi le critiche da fare: L’EU ha applicato sanzioni blande ma l’autore non ne spiega le ragioni; forse perchè se lo avesse fatto si sarebbe contraddetto.
Il secondo è: come fa ad esprimere un giudizio valido se valuta le cose in modo parziale?
Infine due parole a Vlad (sempre che siano vere le dichiarazioni citate)
Il presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato venerdì che il piano equivaleva a una “rapina” che avrebbe avuto “gravi conseguenze per chi ci avesse provato”, prima fra tutte “un’erosione della fiducia” nell’UE come rifugio sicuro per le attività finanziarie.
Giusto Vlad, adesso fai così: mettiti davanti allo specchio e ripetile.
Putin ha affermato che il piano dell’UE è fallito perché “è difficile prendere decisioni che comportano il saccheggio del denaro altrui”.
Tu invece le decisioni le prendi in modo facile.
Ed una a Merz
Venerdì Merz ha definito la decisione di ripiego – un prestito senza interessi di 90 miliardi di euro per l’Ucraina finanziato da un’obbligazione europea congiunta – «una soluzione pragmatica e valida che raggiunge lo stesso obiettivo».
Non bere troppo anche perchè qui (quasi) nessuno se la beve; prendi esempio.
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