Parla il capogruppo M5S al Senato: «La Lega pensa di essere di lotta e di governo. Giorgetti? Segue la via delle agenzie di rating, delle pacche sulle spalle ai consessi internazionali»

(di Francesco Manacorda – repubblica.it) – MILANO – È tutto surreale. Surreale che un ministro della Lega come Giancarlo Giorgetti metta le mani in tasca a chi vuole andare in pensione e che la stessa Lega si dichiari contro le sue intenzioni. Surreale che un governo di centro-destra tratti così male le imprese e gli imprenditori». Stefano Patuanelli, capogruppo dei Cinque Stelle in Senato, boccia la manovra del governo, ritocchi dell’ultimo minuto compresi.
Partiamo dalle pensioni, dove pure il governo sembra intenzionato a una mezza retromarcia sul riscatto degli anni di università…
«Al di là della penalizzazione del riscatto della laurea, che è assolutamente inaccettabile, è sul sistema pensionistico in generale che questo governo sta facendo disastri, in totale contraddizione con quello che i partiti di maggioranza hanno detto in campagna elettorale. Fanno cassa su quella parte silente del paese che magari non scende in piazza a manifestare ma che di sicuro vede colpiti i suoi diritti acquisiti. Non consentiremo che ciò accada in questa legge di bilancio».
Insomma, siete in linea con la Lega che protesta?
«Quale Lega? Non è che la Lega può pensare di essere di lotta e di governo al tempo stesso. Intanto sta votando tutto quello che passa. Se davvero è preoccupata per le pensioni, voti i nostri emendamenti abrogativi».
Giorgetti però fa il suo lavoro, segue la via del rigore e delle regole Ue.
«Giorgetti segue la via delle agenzie di rating, delle pacche sulle spalle ai grandi consessi internazionali, la via dell’austerità che ha portato sempre molto poca produttività e molto poco sostegno alle imprese. Se la produzione industriale affonda, se le ore di cassa integrazione aumentano a dismisura è perché non c’è una politica industriale e tutte le misure di sostegno agli investimenti degli imprenditori sono state abrogate soltanto perché le avevamo fatte noi. Questa è una responsabilità che il ministro Giorgetti porta. E parlo di lui perché voglio essere compassionevole con il suo collega Urso, che con Transizione 5.0 ha combinato pasticci che resteranno nei libri di storia».
Ma adesso per le imprese, anche grazie alle misure sulle pensioni, stanno arrivando più soldi.
«Guardi, è come se io venissi sotto casa sua, le rigassi la macchina e poi le dicessi che le rivernicio la fiancata e quindi deve ringraziarmi. Evidentemente si sono accorti di quanto male stavano facendo alle imprese e hanno cercato di porre rimedio; ma non certo trovando nuovi fondi, perché le coperture, a partire dalle pensioni, abbiamo visto tutti quali sono, comprese nuove tasse sulle imprese. Se ci avessero dato retta si sarebbero evitati tutto questo».
A dire il vero voi siete il partito del superbonus, che ha creato un bel buco in bilancio e che ha lasciato – lamenta il governo – un disastro nei conti pubblici…
«Mi mostrino l’articolo della legge di bilancio dove questo presunto buco viene coperto. Il superbonus ha avuto effetti sul deficit all’inizio della sua applicazione, mentre oggi influisce solo sul debito e quindi non incide sugli spazi finanziari a disposizione del governo per fare la legge di bilancio. E anche qui vedo qualcosa di surreale: festeggiano il fatto di essere il terzo governo più duraturo della storia repubblica italiana e poi continuano a dare la responsabilità a chi governava cinque anni fa. È un alibi che ormai non regge più».
I più seri sono i comici
(di Marco Travaglio- il Fatto Quotidiano) – L’unica speranza di riuscita dei negoziati sull’Ucraina è affidarli ai comici russi Vovan e Lexus, che già beffarono Meloni, Kissinger, Johnson, Erdogan, Merkel, Lagarde, Guaidó, Duda, Trudeau. Stavolta, spacciandosi per collaboratori di Zelensky, hanno sfruculiato Amanda Sloat, ex assistente di Biden e direttrice senior per l’Europa al Consiglio di sicurezza nazionale, sulle cause della guerra. E la sventurata ha risposto: “Anche prima della guerra abbiamo avuto conversazioni su cosa sarebbe accaduto se l’Ucraina si fosse fatta avanti nel gennaio 2022 per dire alla Russia: ‘Ok, non entreremo nella Nato, resteremo neutrali, se questo fermerà la guerra, l’invasione’. Avrebbe potuto benissimo farlo… Potevamo evitare una situazione del genere, abbiamo commesso qualche errore? Sì, se si vuole una versione alternativa della storia, una possibilità era quella”. Però “Biden non riteneva fosse suo compito dire all’Ucraina cosa fare… non perseguire l’adesione alla Nato”. Peccato che lì non si entri su richiesta dell’aspirante socio, ma su invito di chi lo è già (specie del primo: gli Usa). “Io ero a disagio con l’idea che gli Usa potessero spingere l’Ucraina a… dare implicitamente alla Russia una sorta di sfera d’influenza o potere di veto. Ma a tre anni di distanza viene un dubbio: era stato meglio farlo prima che iniziasse la guerra o nei colloqui di Istanbul? Di sicuro avrebbe evitato la distruzione e la perdita di vite umane… L’Ucraina avrebbe potuto raggiungere un accordo nel marzo-aprile 2022 a Istanbul. Ma c’erano opinioni diverse tra i nostri Paesi e l’apparato militare sulla controffensiva. Sotto Biden si sperava che Kiev avrebbe riconquistato del territorio e negoziato un accordo migliore. È andata come nessuno si augurava e ci sono diverse interpretazioni, in Usa e in Ucraina, sul perché le cose non abbiano funzionato”. Ma va?
Voi direte: il Fatto lo scrive da quattro anni. Già: ma chi osa scriverlo finisce nelle liste dei “putiniani” e ora anche sotto sanzioni Ue. Invece a dirlo è un’alta funzionaria dell’amministrazione Biden. Come tutti gli atlantisti quando credono di parlare in camera caritatis. La Meloni ora sostiene il piano Trump per un compromesso territoriale con Putin. Ma due anni fa scommetteva in pubblico sulla “vittoria dell’Ucraina” e legava la pace al ritiro incondizionato dei russi; ma in privato coi due comici dichiarava fallita la controffensiva e necessario un accordo con Mosca. E già nel 2022, in chat coi suoi, additava le colpe di Biden&C. Come Macron che, parlando off the record con Sachs, riconobbe le colpe della Nato. E la Merkel, che le ha messe nero su bianco nelle sue memorie. Se ora i comici russi fanno confessare anche i Volenterosi, poi il trattato di pace si scrive da solo.
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