
(di Mirella Serri – la Stampa) – Che meraviglia la torciata! Rimandava ad antichi riti pagani. Il 27 dicembre 2003 le strade del quartiere multietnico Esquilino brillavano di una luce strana. Il gruppo che nel nome si ispirava al poeta dei Cantos, circa una cinquantina di camerati con sacchi a pelo e scatole di fagioli, prese possesso degli uffici di proprietà del Demanio nel fatiscente palazzo di via Napoleone III.
E festeggiò con un corteo fiammeggiante la Madre di tutte le occupazioni, segnando l’inizio di una storia destinata a durare decenni e che ancora oggi continua.
Adesso a far emergere riti, miti e misteri di CasaPound è l’inviato de la Repubblica Paolo Berizzi nel Libro segreto di CasaPound (Fuori Scena editore). A causa del suo attivismo avventuroso e da gran ficcanaso negli anditi più reconditi del sovversivismo neofascista, il giornalista è minacciato e vive sotto scorta da anni.
Anche questa pubblicazione non è stata ben accolta dagli estremisti di destra. Berizzi racconta di aver avuto centinaia di informazioni dettagliate sulla vita di CasaPound da un militante che, deluso e in procinto di recidere i propri legami con la famiglia politica, si è applicato a ricostruire la storia di CP.
I ragazzi con tatuaggi e scarponcini già avevano tentato la loro prima Onc (Occupazione non conforme) il 12 luglio 2002 in un altro edificio romano. La presa di possesso del palazzo all’Esquilino sancì la loro nuova missione che consisteva nel gettare le basi del fascismo sociale, di un movimento eversivo e determinato nella tutela dei poveri e dei déraciné.[…] I camerati occupanti lo stabile, guidati dal dominus indiscusso Gianluca Iannone, stesero poi il Miles, il decalogo per una vita militarizzata ed esemplare. Sono circa una ventina i principi ideali a cui ottemperano gli aderenti a CasaPound, come, per esempio, il rituale del solstizio preceduto dal digiuno e dall’astinenza sessuale. Guai a chi si sottrae o sgarra. Una prassi consueta presso le sezioni di CP sono gli schiaffoni educativi (dal Nord al Sud ogni gruppo ha il suo schiaffeggiatore designato) per far rientrare nelle righe gli indisciplinati.

Il buon militante deve poi forgiarsi sporcandosi le mani di sangue, facendo vedere il suo valore nelle “aggressioni premeditate” e organizzate. Tra le più recenti incursioni violente, per esempio, vi sono le scazzottate a Trastevere di giovanotti di CP con la testa rasata che si sono accaniti contro quattro ragazzi che indossavano le magliette antifa del Cinema America […] Designato alle relazioni più istituzionali di CP è stato, fin dalla nascita del movimento, il dandy Marco Clemente. Milanese e imprenditore, Clemente ha tenuto i contatti con le forze politiche, in particolare con Fratelli d’Italia e con la Lega, prima ancora con Alleanza nazionale e con la Fiamma Tricolore, e vanta un’estrazione sociale e frequentazioni diverse rispetto alla gran parte dei dirigenti e dei militanti romani di CP.
A lui e a Iannone si deve l’idea degli “Unici”, ovvero di una settantina di persone – imprenditori, professionisti, giornalisti, politici, avvocati, docenti universitari, ambasciatori e militari – che hanno finanziato il movimento. «Pubblicamente nessuno ha mai saputo della loro esistenza, nemmeno i militanti “semplici”», scrive Berizzi.
Nel racconto del cronista, infine, CasaPound è stata anche l’abitacolo-rifugio degli “amori neri” che hanno visto fiorire legami tra passione e ideologia. Così è stato anche per la premier Giorgia Meloni che tra i suoi flirt annovera alcuni barricaderi di CP, come Alessandro, detto “Manolo”, Giombini, un bel ragazzo, alto, moro, fisico atletico, tatuaggi e molto capace di “menar le mani”, come spiega Berizzi.
Un altro grande amico della premier è stato Simone Di Stefano che nel 1992 l’accolse giovanissima nella sezione del Msi della Garbatella. E poi sempre nel gruppo degli intimi ci sono i fratelli Marcello e Renato De Angelis – il primo ex terrorista di Terza posizione, cognato di Luigi Ciavardini dei Nar, e il secondo fidanzato per anni con l’attuale premier.
Non è stato facile essere una giovane donna impegnata nella destra estrema. A CasaPound la dirigenza ancora oggi è quasi tutta maschile: i vertici nazionali e i ruoli più influenti sono occupati soprattutto dai maschi. Per le donne è raccomandata la maternità e la famiglia “tradizionale”.
Ben diverso invece il percorso femminile in Fratelli d’Italia con le Sorelle d’Italia diventate una premier e l’altra capo della segreteria politica del partito.
Le Meloni, le du’cesse più brillanti della solita fogna politica italiana.
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questi poveri sinistrati sono diventati patetici. E per questi, ormai in età avanzata non c’è alcuna speranza di salvezza.
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E’ stato davvero stupido fargli pubblicita’ con il veto, ma questa e’ gentaglia, su questo non si discute. E sono ben inseriti nel partito che se ne serve con lo stesso metodo con cui le squadre di calcio usano gli ultras: a parole si dissociano, nei fatti sono pappa e ciccia.
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La P2 di Licio Gelli ha finanziato la strage di Bologna insieme al Prefetto Federico D’Amato Capo dell’Ufficio Affari Riservati dei Servizi del Ministero dell’interno sono responsabili di un grande depistaggio ed è quindi provato al di là di ogni ragionevole dubbio.che si volevano depistare gli inquirenti, ed allontanare la verità sulla strage di Bologna.compiuta dai terroristi neri Fioravanti Mambro Cavallini Ciavardini Bellini
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Una bella platea di letame maldestro che produce puzza destronza: sotto sotto il fascio cova ormai fuori di fogna.
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Quindi dentro Casa Pound Gioggia si ripassava i maskioni picchiatori.
Chissà quante ne potrebbero raccontare i suoi ex.
Alle donne dell’ostello piace molto fare quello 😀 😀
Mi sa che il più normale era Giambruno (non di CP però).
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ostello fa rima con tutti i pennuti
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Simone Di Stefano Fortunatamente ne uscì, nel periodo del green pass.
Commenti ddell’ex CP su Salvini
Salvini si dice antifascista, rinnega l’appartenenza alla destra? Eppure quando saliva sul palco con noi di CasaPound non la pensava così. Evidentemente avrà cambiato idea”.
Simone Di Stefano, ex leader del movimento di estrema destra, la vicinanza con il leader della Lega se la ricorda bene. “Se vai a vedere su YouTube ci sono anche i video della manifestazione in cui io sono sullo stesso palco con Salvini e e Giorgia Meloni”, racconta al Foglio.
Era il 2015, si sventolavano bandiere della Federazione russa. Ma l’abboccamento tra Lega e il movimento allora presieduto da Di Stefano, che nel frattempo è uscito. Già nel 2014, infatti, la Lega sottoscrisse un accordo con CasaPound per far convogliare i voti dei neofascisti per l’elezione del leghista piemontese Mario Borghezio al Parlamento europeo.
Ora, invece, intervistato da Libero, il vicepremier dice “onestamente” di non sentirsi di destra, quanto piuttosto un liberale. Cos’è cambiato? “Mah, io credo che sia un tentativo un po’ maldestro di spostarsi su toni più moderati, nel bel mezzo della campagna elettorale per le europee. E in più il richiamo all’antifascismo credo che abbia come obiettivo quello di stuzzicare la Meloni, che da quel punto di vista, invece, non si è mai esposta, è più bloccata”, racconta Di Stefano. “Vedo che però i due procedono molto a tentoni, incerti sul da farsi”.
Secondo l’ex leader di CasaPound, comunque, l’allontanamento da Salvini è avvenuto non certo oggi, ma già da tempo. “Proprio nella manifestazione del 2015, a Roma, dissi che a mio avviso il segretario della Lega poteva diventare il leader di un fronte sovranista europeo. I tre slogan erano: ‘basta euro’, ‘stop agli immigrati’ e ‘prima gli italiani’.
Ma già dal governo gialloverde in poi è come se sia finito a rinnegare se stesso su tutta la linea. Mi ha deluso nel modo più assoluto. Ecco perché in realtà tutto quello che dice adesso non mi scandalizza. Anzi, mi lascia indifferente”. A conti fatti, quindi, è un po’ come se il vicepresidente del Consiglio, le cui immagini con estremisti di destra spuntano un po’ ovunque se si effettuano ricerche online, ora voglia cancellare quella pagina della storia della Lega che considera d’un tratto imbarazzante?
Quanto è conciliabile, poi, questa postura con l’alleanza con gli estremisti tedeschi di Alternative für Deutschland? “Io ci vedo una strategia”, dice ancora al Foglio Di Stefano
“Una delle più grandi delusioni rappresentate da Salvini è stata l’adesione al governo Draghi, nel 2021. Diceva di voler difendere i lavoratori, ma quel governo faceva licenziare chi semplicemente sceglieva di non vaccinarsi.
“Salvini è stato capace di dire e di rimangiarsi tutto e il contrario di tutto”. Ora, per l’appunto, si dice antifascista (oltre che anticomunista). Un vero liberale. “Ma quando stava con noi non lo diceva affatto. Si vede che ha cambiato idea”.
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Che ingenuo! Eppure Salvini negli anni ’90 frequentava il Leoncavallo e si definiva un comunista padano!
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