Il Civicus Monitor certifica lo stato delle libertà civili. Nel nuovo report il paese è declassato. Era già successo con la libertà dei media: Meloni ci trascina su livelli ungheresi. Anche Francia e Germania in caduta, mentre le destre a Bruxelles attaccano le ong: una “melonizzazione” dell’Ue

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(Francesca De Benedetti – editorialedomani.it) – Era già successo con la libertà di informazione sotto attacco: nella primavera del 2024, l’Italia a guida Meloni era retrocessa nel World Press Freedom Index di Reporters sans frontières finendo così nelle «zone problematiche» assieme all’Ungheria. Lo schema si ripete ora con la libertà dello spazio civico: anche su questo versante, l’Italia finisce in zona Orbán. Il report People Power Under Attack 2025 che Domani ha potuto visionare in anteprima e che viene pubblicato questo martedì dal Civicus Monitor, la piattaforma che attesta le condizioni delle libertà civiche su scala globale, segnala lo scivolamento illiberale del nostro paese. L’Italia risulta infatti declassata (il paese passa dalla categoria con spazio civico «limitato» a «ostruito»), e finisce così nella stessa fascia in cui si trova l’Ungheria dell’autocrate Viktor Orbán.

Ma questa – allargando il quadro – non è l’unica novità: il fatto che anche altre grandi democrazie europee, come la Francia e la Germania, vedano le proprie libertà civili contrarsi, riflette la “melonizzazione” dell’Ue. I recenti sviluppi in Europarlamento, con il centrodestra popolare europeo alleato delle destre estreme nell’attacco alle ong, mostrano che la retorica delle destre ungherese e italiana, impegnate da tempo nell’affondo contro le organizzazioni della società civile, sta a tutti gli effetti assumendo scala europea. Insomma, non è nei guai solo l’Italia, ma per molti versi tutta l’Unione europea.

L’Italia in zona Orbán

Il Civicus Monitor traccia tutte le limitazioni imposte alla società civile, come l’arresto di attivisti o la censura. Nell’indice, che si basa sull’apertura dello spazio civico, dunque sulle libertà civili, ogni paese riceve un punteggio da zero a cento, collocandosi così in cinque possibili fasce che riflettono le condizioni dello spazio civico: «aperto», «limitato», «ostruito», «represso» e «chiuso». Scendendo giù nella classifica – perché passa da spazio civico «limitato» a «ostruito» – l’Italia finisce in compagnia di paesi come Brasile e Ungheria.

Tra le motivazioni del downgrade c’è il decreto sicurezza, noto a livello internazionale come “legge anti Gandhi”: «Ignorando le proteste contro questa legge, il governo Meloni ha fatto sì che a giugno venisse promulgato il pacchetto di misure che inaspriscono le pene per la disobbedienza civile non violenta». Ma non si tratta di un caso isolato, come sottolinea la ricercatrice Tara Petrović, che cura il versante europeo del Monitor: «La legge sulla sicurezza è un grave attacco ai diritti in Italia, ma è solo un passo di una serie di crescenti restrizioni al dissenso e di una più ampia offensiva contro chi protesta. L’Italia avrebbe potuto sostenere gli anticorpi della sua democrazia, invece ha scelto di prenderli di mira. Ogni giorno, giornalisti, difensori dei diritti e attivisti si svegliano in un paese meno aperto».

Petrović snocciola un lungo elenco di fatti allarmanti: si va dalle pene più severe per i difensori del clima al fatto che la premier «abbia liquidato come estremiste le mobilitazioni per Gaza», passando per «le vessazioni» subite da chi soccorre vite in mare, fino alle querele bavaglio contro i giornalisti, lo spionaggio con Paragon, le «campagne diffamatorie» contro i giudici. Non casi isolati ma «l’espressione di un governo sempre più intollerante verso chi osi mettere sotto scrutinio il suo operato».

La melonizzazione dell’Ue

Il passo indietro sui diritti riguarda anche altri paesi europei, tanto che pure la Francia e la Germania risultano declassate in questa nuova edizione del report. Non solo Roma ma anche Parigi e Berlino passano da uno spazio civico «limitato» a uno «ostruito». Nel caso della Francia, l’argomento principale del Monitor è «il crescente attacco alla libertà di associazione», mentre la Germania sconta «la repressione della solidarietà verso la Palestina».

C’è poi una capitale che il Monitor non considera, ma che pure sta sferrando attacchi crescenti alla società civile. Si tratta di Bruxelles in quanto sede delle istituzioni Ue. Già da anni, il Ppe guidato da Manfred Weber – lo stesso che dal 2021 ha avviato l’alleanza tattica con Fratelli d’Italia – prende di mira le ong. A novembre i Popolari, alleati con le destre estreme, hanno inaugurato uno «scrutiny working group» che è incardinato nella commissione Controllo bilancio dell’Europarlamento e ha come bersagli ong e think tank attivi su clima e migranti, temi sui quali le destre esercitano la loro saldatura.