Trump, l’Europa sta andando in alcune direzioni sbagliate

(ANSA) –  Donald Trump ha accusato l’Europa di andare in “direzioni sbagliate”. “L’Europa deve stare molto attenta in molte cose. Vogliamo mantenere l’Europa com’è, sta andando in alcune direzioni sbagliate”, ha detto il tycoon rispondendo alle domande dei giornalisti durante un evento economico. “È molto negativo per la gente. Non vogliamo che l’Europa cambi così tanto. State andando in direzioni molto sbagliate”, ha aggiunto.

Oggi l’Ucraina è diventata vittima sacrificale di un’Europa che è fallita

(di Alessandro Orsini) – L’Europa, che avrebbe dovuto isolare la Russia, si ritrova isolata. La guerra in Ucraina spiega un fenomeno che Wilhelm Wundt ha chiamato “legge dell’eterogenesi dei fini”. Secondo Wundt, può capitare che gli uomini si dirigano verso fini diversi da quelli che perseguono consapevolmente, a causa degli effetti secondari o delle conseguenze non previste delle loro azioni. In altre parole, gli uomini si uniscono per raggiungere un obiettivo, ma poi devono fare i conti con il contrasto delle volontà umane (quella di Putin) e con le condizioni oggettive (mancanza di armi). La conseguenza è che le istituzioni deviano spesso dai loro scopi originari, sviluppando nuove motivazioni che, talvolta, rappresentano un tradimento degli ideali di partenza. Robert Michels ha messo a fuoco questo fenomeno, studiando il Partito socialdemocratico tedesco che, nato per difendere la democrazia, diventa un’oligarchia.

Secondo Michels, la forza dei lavoratori è nell’organizzazione. I deboli possono sperare di battere i forti soltanto unendosi. I forti possono combattere in pochi perché hanno le risorse, mentre i deboli devono combattere in tanti perché hanno il numero. Dunque, i lavoratori hanno bisogno di un apparato di funzionari che coordini le proteste contro i capitalisti in virtù delle sue competenze tecniche. Il risultato è che tutti i poteri decisori della massa vengono trasferiti ai dirigenti, rendendo illusorio l’esercizio democratico. Si verifica così un fenomeno paradossale: se aumenta il potere dell’organizzazione, aumenta anche il potere dei capi sindacali e di partito, i quali si distaccano dai luoghi produttivi e dalle masse, abituandosi a una vita di privilegi. Michels ha riassunto la sua “legge ferrea dell’oligarchia” nel suo capolavoro, La sociologia del partito politico nella democrazia moderna (1911): “Chi dice organizzazione dice tendenza all’oligarchia. È insito nella natura stessa dell’organizzazione un elemento profondamente aristocratico. Il meccanismo dell’organizzazione, mentre crea una solida struttura, provoca nella massa organizzata mutamenti notevoli, quali il totale capovolgimento del rapporto del dirigente con la massa e la divisione di ogni partito o sindacato in due parti: una minoranza che ha il compito di dirigere ed una maggioranza diretta dalla prima”. Simmel ha messo a fuoco lo stesso fenomeno, citando il caso del diritto. I bisogni della vita creano il diritto per codificare certi comportamenti, ma poi il diritto sviluppa una logica interna indipendente dai bisogni della vita, secondo il motto fiat iustitia, pereat mundus (sia fatta la giustizia e perisca pure il mondo).

Parlare di eterogenesi dei fini per chiarire il fallimento dell’Unione europea è un po’ assolutorio giacché ciò che sta accadendo in Ucraina era prevedibile. Scoppiata la guerra, questa rubrica invocava una trattativa con Putin sulla base di tre previsioni: 1) La Russia sovrasterà l’Ucraina; 2) gli Stati Uniti e la Russia si metteranno d’accordo scavalcando l’Europa; 3) L’Italia riceverà soltanto danni. Davanti a questo fallimento smisurato, la strategia annunciata da Kaja Kallas nel discorso del 22 gennaio 2025 assume un senso: operare affinché l’Ucraina combatta il più a lungo possibile così da dare all’Unione europea il tempo di riarmarsi. Gli effetti secondari dell’agire hanno modificato gli scopi originari: l’Unione europea si era lanciata nella guerra per salvare l’Ucraina, ma adesso lavora alla sua distruzione prolungando la guerra a tutti i costi, anche per non ammettere la sconfitta. Povera Ucraina, vittima sacrificale di un’Europa fallita.