(Antonello Caporale) – Cinque paradossi dell’Italia di centrodestra. Le ragioni del melonismo e le colpe del centrosinistra, secondo la versione di Luca Ricolfi.

Paradosso numero 1. Il governo più stabile che la Repubblica ricordi si accinge a cambiare, in nome della stabilità, la legge elettorale. L’idea di rafforzare il potere esecutivo viene da lontano ed è stata più volte sostenuta anche da esponenti progressisti. Credo che la vera posta in gioco sia il bipolarismo: la destra non vuole che risultati elettorali incerti riaprano scenari di instabilità, o alimentino la tentazione di ricorrere a governi tecnici. Il vero paradosso a me sembra l’ostilità della sinistra, che senza il premio di maggioranza non arriverà mai al 50 per cento più uno dei voti.

Paradosso numero 2. La sicurezza è il caposaldo di ogni proposta del centrodestra, eppure i dati relativi alle rapine e ai furti sono sensibilmente aumentati. In realtà ad essere aumentati sono soprattutto i reati commessi da minorenni, specie stranieri, ma il grosso dell’aumento è avvenuto fra il 2019 e il 2022, non in era Meloni, ovvero nell’ultimo biennio per cui si hanno dati consolidati (2023-2024). Ma qui il nodo è di retorica politica: la sinistra si illude se pensa che denunciare un’esplosione dei reati nell’era Meloni le porti voti. L’elettore tipico non pensa “Meloni non ce l’ha fatta, adesso proviamo con Schlein”, perché sa perfettamente che Schlein farà di meno, non di più e meglio di Meloni. L’elettore pensa semmai: “se non ce l’ha fatta Meloni a ridurre i crimini, non ce la farà nessuno”, e magari prende in considerazione l’astensione. Sempre che i Cinquestelle non mettano sul piatto una proposta nuova, sulla scia delle idee – avanzate un anno fa – di Sahra Wagenknecht (star della cosiddetta sinistra rossobruna tedesca, ndr) e di Chiara Appendino (esposte nelle ultime settimane).

Paradosso numero 3. Il contrasto alla immigrazione è l’arma contundente che il centrodestra impugna per contestare la “mollezza” del centrosinistra. Eppure il governo ha approvato per il prossimo triennio un decreto flussi monstree per permettere l’ingresso di circa 500 mila nuovi immigrati. Pure questo non mi sembra un paradosso, anche se può diventarlo a livello applicativo. Il governo punta sull’immigrazione regolare per aiutare le imprese, ma rischia di ritrovarsi con molte permanenze irregolari se non si preoccupa di creare le condizioni di un inserimento ordinato dei nuovi arrivati nella vita economica e sociale.

Paradosso numero 4. L’opinione pubblica si alimenta grazie alla dose quotidiana di cronaca nera, che sta divenendo il sostituto funzionale della politica interna, la cui reputazione è ai minimi termini. Giorgia Meloni però ne resta indenne. La cronaca nera rafforza sempre la destra, perché – sul tema criminalità e immigrazione – la sinistra è testardamente negazionista.

Paradosso numero 5. L’Italia invecchia con gioia. Sale infatti l’occupazione povera e quella dell’età avanzata, dai 50 anni in su. Scende invece — e drammaticamente — il numero dei giovani che trovano lavoro. L’anomalia dell’Italia non è quanto pochi giovani trovano lavoro, ma quanto pochi ne cerchino uno vero. Un fenomeno che ho descritto ne La società signorile di massa, e che trova alimento innanzitutto nel “flusso successorio”, ovvero nell’enorme quantità di ricchezza che – attraverso donazioni in vita ed eredità – passa ogni anno nelle mani delle generazioni più giovani. Senza questo trasferimento annuo, che è dell’ordine di dieci Finanziarie, l’offerta di lavoro sarebbe più ampia e il tasso di occupazione meno lontano dagli standard europei.

Quale dei paradossi la colpisce di più, la inquieta di più? Forse il quarto, quello della infausta centralità della cronaca nera. Giusto in questi giorni, per fare ordine negli scaffali della Fondazione Hume, sto buttando via decenni di ritagli di giornale, e quel che più mi colpisce è il confronto con l’oggi: 20-30 anni fa c’erano ancora dibattiti appassionati su questioni cruciali (federalismo, povertà, evasione fiscale, legge elettorale, burocrazia, tasse, sistema pensionistico, sanità, scuola, università, conti pubblici, euro…). Oggi invece, al di fuori della cronaca e dei pensosi editoriali di chi la commenta, non c’è più quasi nulla.