Il commento sul Fatto sulla relatrice Onu «toccata da inaspettata e insperata popolarità». E la sua replica

(Alessandro D’Amato – open.online) – Il 4 dicembre scorso Antonio Padellaro aveva scritto sul Fatto Quotidiano un commento in cui criticava il Partito Democratico su Francesca Albanese. E aveva scritto che alla relatrice speciale dell’Onu sulla Palestina, «forse perché toccata da inaspettata e insperata popolarità, capita di straparlare». Citando i casi di Liliana Segre o del sindaco di Reggio Emilia. Oggi Albanese in una lettera al quotidiano risponde a Padellaro. «Non credo di “straparlare”: esprimo ciò che penso, rendendomi disponibile a rispondere a giornalisti di tutto il mondo ogni giorno, tra continue conferenze e un delicato lavoro di inchiesta che da tre anni mi porta a confrontarmi con istituzioni, accademie e società civile dei cinque continenti. Le mie posizioni sono il frutto di studio, esperienza sul campo e un mandato Onu che non si improvvisa», esordisce.
Albanese, i giornali e Padellaro
Poi Albanese passa a parlare di quello che ha detto su La Stampa: «Non ho mai – MAI – auspicato violenza contro chicchessia (come potrei io che da una vita mi batto contro la violenza in tutte le sue forme?), né inteso che ciò che è accaduto servisse da “avvertimento” ai giornalisti, come qualcuno ha fantasiosamente suggerito, pontificando sulla parola “monito” e sul virgolettato trasfigurato ad arte all’interno del quale è stato fatto circolare». E spiega: «Il mio richiamo era, ed è, alla necessità di riflettere sul diffuso clima di imprecisione, superficialità e violenza verbale ed epistemica consolidatosi in Italia, di cui la copertura mediatica della Palestina è esempio. Un clima da cui tutti dovremmo difenderci, ciascuno facendo il proprio lavoro con rigore».
La popolarità inaspettata e insperata
Albanese poi dice che la sua presunta “popolarità inaspettata e forse insperata” non è motivo di giubilo: «Ne farei, anzi, molto volentieri a meno, dato che è il frutto dell’essere divenuta testimone – quasi oculare – di un genocidio, e delle persecuzioni seguite alle denunce che il mio ruolo mi impone di formulare. Trovo infatti che l’attuale rumore attorno alla mia persona stia servendo a continuare a ignorare i crimini incessanti di Israele e, insieme, a non raccontare la straordinaria presa di coscienza che sta attraversando l’Italia».
Infine, conclude così: «La ringrazio comunque per aver posto la questione con misura. Il confronto civile resta essenziale, soprattutto ora, mentre la libertà di parola si restringe e mentre, altrove, si muore per raccontare la verità. Io continuerò a fare il mio lavoro, con rigore e senza infingimenti, come si addice a chi cerca di servire il diritto, incurante dell’opportunità del momento».
Parole, parole, parole. Contano più i fatti delle parole, quando non vengono strumentalizzate.
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La realtà invece è che tutto l’accanimento sulla Albanese è di monito verso chiunque osi fare quello che ha fatto e sta facendo. Intanto a Barbero e D’Orsi è stato cancellato un evento già programmato a Torino.
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Padellaro si è bevuto il cervello ,mandatelo in collegio con gli altri buoni!
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Per me dorme d’impiedi e anche quando parla…. non è molto brillante! hahaha Ciaoo Eli
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ciao a te !
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brava Albanese, molti nemici molto onore
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Albanese ha fatto un lavoro eccellente alle Nazioni Unite. Ora sta sbagliando tutto, ma per un semplice motivo (lasciando perdere Padellaro che ormai è l’ombra di sé stesso). Se Albanese vuole fare politica deve entrare nella dimensione della politica, dove si usa la dialettica e le idee degli altri anche quando sono sgradite si rispettano. Inoltre serve realismo (non realpolitik dal nostro punto di vista) e si deve usare l’analisi e non solo la denuncia. Il metodo usato, per esempio, da Varoufakis che si confronta sempre con tutti. Altrimenti Francesca Albanese compromette la possibilità di arrivare al pubblico più vasto per ottenere la tifoseria della solita minoranza molto vivace e coraggiosa ma che minoranza rimane. Magari Francesca Albanese potrebbe candidarsi in Sudafrica e vincere le elezioni. Ma è una cittadina italiana e la sua militanza politica si svolge in Italia, farebbe bene a tenerne conto per non disperdere il lavoro che ha fatto.
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Incredibile, qualcuno su Infosannio osa “criticare” la Albanese. Per quanto mi riguarda aveva già perso punti dopo la sceneggiata di Reggio Emilia. Oggi invece ho riletto almeno cinque volte la spiegazione del suo “monito” ai giornalisti. Che è questa: “Il mio richiamo era, ed è, alla necessità di riflettere sul diffuso clima di imprecisione, superficialità e violenza verbale ed epistemica consolidatosi in Italia, di cui la copertura mediatica della Palestina è esempio. Un clima da cui tutti dovremmo difenderci, ciascuno facendo il proprio lavoro con rigore”. Capito? Era un monito contro la violenza epistemica.
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“Se Albanese vuole fare politica deve entrare nella dimensione della politica, dove si usa la dialettica e le idee degli altri anche quando sono sgradite si rispettano. Inoltre serve realismo (non realpolitik dal nostro punto di vista) e si deve usare l’analisi e non solo la denuncia.”
sembra di leggere la descrizione della pesciara nera
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Come spesso gli accade Padellaro ©a©a fuori dalla tazza.🤔
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Il diritto di critica non vale per gli “altri”, siamo solo “noi” che possiamo esercitarlo in modo giusto e disinteressato. Brutta cosa il fanatismo !!!
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non capisco in quale dimensione della politica si usi l analisi e le idee degli altri, pur difformi, vengano comunque rispettate. Non in quella pubblica, in parlamento o nel dibattito pubblico. Che si fonda su dichiarazioni commentate, dibattiti farsa e sul contrario dell analisi, la propaganda, che è la giustapposizione di opinioni spacciate per verità, senza approfondimento ed informazione.
credo che la dra Albanese vada solo ammirata per la passione civile della missione che si è avocata. E che le ha dato certamente popolarità ma nessun vantaggio personale. Incluso poter fare un prelievo in banca o poter chiedere il rimborso per una prestazione sanitaria a fronte di una polizza attiva e pagata. Non sono minuzie, è vita, la sua.
È possibile abbia sbagliato a rimbrottare il sindaco di Reggio Emilia che ha ricordato il diritto di Israele a difendersi mentre si discuteva di genocidio. Ma nessuno aveva mai negato tale diritto, inclusa lei, che ha detto cose molto nette su hamas e il 7 ottobre. E si può essere stanchi di sentirlo usare come giustificazione del massacro. Il monito verso la stampa, spiegato e ribadito mille volte, non è nulla rispetto ai giudizi di tanta opinione pubblica sull informazione nel nostro paese, non solo sulla Palestina.
Non condivido tutto quello che dice o come lo dice, ma rispetto l impegno e ammiro la tenacia di una persona che combatte per le sofferenze di un popolo martoriato. E che è combattuta proprio perché si muove in una dimensione politica, che è la ricerca di una condivisione e l invito ad una azione politica a favore delle persone che vuole difendere.
E penso che la popolarità sia un risultato del suo lavoro, incessante, di spiegare una tragedia, incessantemente, tra la gente. E la violenza epistemica esiste innanzitutto contro di lei. Altre persone esprimono concetti simili ai suoi, riprendendone le tesi, ad es Dibba, o Ovadia, senza essere oggetto di una persecuzione mediatica quotidiana.
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Padellaro, il perfettino che se la prende con la parolina “monito” (alla stampa di Sistema/regime) usata dalla Albanese perché non è abituata al linguaggio felpato da talk dove è risaputo che NON SI DEVE assolutamente épater le bourgeois, accusa che è una bazzecola rispetto all’immensa sua opera di verità espressa nel suo incarico ONU… Padellaro dovrebbe RISCRIVERE quasi per intero tutto il suo libercolo “Antifascisti immaginari” in cui inorridisce esclusivamente per il clamore indotto ai benpensanti da quei quattro nostalgici col braccio teso che inneggiano al DVCE, di cui l’elettorato giustamente se ne infischia. Mentre non vi ha scritto nulla su quella forma di fascismo 2.0 attuale che vuole stravolgere la Costituzione e rilanciare tutti gli concetti (gerarchia, autoritarismo, accentramento poteri, demolizione dei controlli costituzionali ecc. ecc.) che, guarda caso, fanno tutti culturalmente capo al Ventennio, sia pure in forma edulcorata ma nella sostanza uguali (manca solo il confino e il carcere per gli antifascisti militanti). Di tutto questo, e non è poco, non inorridisce nella stessa misura se non di più. Ma tant’è!
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