Il nuovo rapporto disegna un Paese sempre più povero e anziano, disilluso dalla politica e oberato da un debito pubblico senza precedenti. Che reagisce però con una intensa vita sessuale e di relazioni affettive

(di Maria Novella De Luca – repubblica.it) – “L’Italia nell’età selvaggia, del ferro e del fuoco”. Si apre con questo titolo, volutamente apocalittico, il nuovo rapporto Censis, il numero 59 dell’istituto di ricerca fondato nel 1964 da Giuseppe De Rita. Una radiografia altamente scannerizzata dello stato di salute economica, sociale, ma anche emotiva, sentimentale e spirituale del nostro Paese. Un’Italia che oggi però sembra oscillare “ tra paure ancestrali e tensioni messianiche, veementi fedi religiose e risorgenti fanatismi ideologici”. Età selvaggia, appunto, scrive il Censis “di predatori e prede”, di totale sfiducia nella politica e di seduzione invece verso le autocrazie, guardate con favore (ed è preoccupante) “dal 30% degli italiani” che le ritengono “più adatte allo spirito dei tempi”.
Capitolo dopo capitolo, partendo da quello che è il dato economico per eccellenza, ossia il Grande Debito, che determina non solo le nostre vite, ma peserà sui nostri figli e nipoti, il Censis, il cui segretario generale oggi è Giorgio De Rita, si inoltra nelle pieghe della società italiana, sempre più anziana e sempre più povera di bambini, tracciandone un ritratto in chiaroscuro, dove l’unico leader che conquista cuori è papa Leone.
Eppure, in questa nebbia dove tutto appare confuso, la reazione della “nazione” strappa un sorriso: donne e uomini, ragazze e ragazzi reagiscono alla paura dell’abisso facendo allegramente sesso, tanto e spesso, in un “edonismo liberato dalle antiche censure”.
Il Grande Debito e la sfiducia nella politica
Il grande debito inaugura, secondo il Censis, il secolo delle società post-welfare. L’Italia spende più per interessi (85,6 miliardi) che per investimenti (78,3 miliardi): superano dieci volte le risorse destinate alla protezione dell’ambiente (7,8 miliardi). Sul fronte politico il 62% degli italiani ritiene che l’Unione europea non abbia un ruolo decisivo nelle partite globali. Il 53% crede che sia destinata alla marginalità, il 55% è convinto che la spinta del progresso in Occidente si sia esaurita e adesso appartenga a Cina e India. Il 39% ritiene che le controversie tra le grandi potenze si risolvano ormai mediante i conflitti armati. E il 30% condivide una convinzione inaudita: le autocrazie sono più adatte allo spirito dei tempi.
Ma un intervento militare italiano, anche nel caso in cui un Paese alleato della Nato venisse attaccato, è disapprovato dal 43%. Il 66% ritiene che, se per riarmarsi l’Italia fosse obbligata a tagliare la spesa sociale, allora dovremmo rinunciare a rafforzare la difesa. Alle ultime elezioni politiche del 2022 gli astenuti hanno raggiunto la quota record del 36,1% degli aventi diritto, 9 punti percentuali in più rispetto alle precedenti elezioni del 2018. E le mobilitazioni di piazza raccolgono sempre meno adesioni: nel 2003 il 6,8% degli italiani aveva partecipato a cortei, vent’anni dopo il 3,3%. Rappresentano quindi una eccezione le piazze piene, nell’ultimo anno, per le manifestazioni a favore della Palestina.
Il Papa è l’unico leader
Secondo il 72% degli italiani la gente non crede più ai partiti, ai leader politici e al Parlamento. Il 63% è convinto che si sia spento ogni sogno collettivo in cui riconoscersi. L’unico leader con una proiezione globale che ottiene la fiducia della maggioranza degli italiani (60,7%) è Leone XIV. Seguono Sánchez (44,9%), Merz (33,5%), von der Leyen (32,8%), Macron (30,9%), Starmer (29,0%), Lula (23,0%), Trump (16,3%), Modi (14,9%), Xi Jinping (13,9%), Putin (12,8%), Orbán (12,4%), Erdo?an (11,0%), Netanyahu (7,3%), Khamenei (7,3%), Kim Jong-un (6,1%).
L’angoscia del ceto medio.
Da molti anni il Censis (e in particolare Giuseppe De Rita) segnala come l’impoverimento del ceto medio, anzi la sua progressiva scomparsa, stia minando quello che era, appunto, il pilastro della società italiana. La regressione demografica, con il progressivo invecchiamento della popolazione e i tassi di natalità in caduta libera, provoca l’arresto dei processi di proliferazione delle piccole imprese. In vent’anni (2004-2024) il numero dei titolari d’impresa si è assottigliato da oltre 3,4 milioni a poco più di 2,8 milioni: -17,0% (quasi 585.000 in meno). I giovani imprenditori con meno di 30 anni sono diminuiti nello stesso periodo del 46,2% (quasi 132.000 in meno). Si indebolisce anche l’altro pilastro: il lavoro. Nel 2024 il valore reale delle retribuzioni risulta inferiore dell’8,7% rispetto al 2007. Nello stesso periodo il potere d’acquisto pro capite ha subito un taglio del 6,1%. Così il ceto medio vive in uno stato febbrile: nella stagnazione o, peggio ancora, rischia di perdere lo status conquistato nel tempo.
Il sesso come antidoto alla paura
Di fronte a quello che il Censis definisce il “Grand Hotel Abisso”, gli italiani reagiscono però aggrappandosi ai piaceri della vita. In primis il sesso, liberato dalle antiche censure. I rapporti sessuali tra le persone di 18-60 anni sono molto frequenti. I performanti fanno sesso ogni giorno (sono il 5,3% del totale), gli attivi hanno rapporti due o tre volte alla settimana (29,9%), i regolari una volta alla settimana (27,3%), i saltuari con una cadenza tra il mensile e il quadrimestrale (21,9%), gli occasionali una volta ogni cinque o sei mesi (7,1%) e gli astinenti (chi non fa mai sesso) sono l’8,5%. Insomma, quasi due terzi degli italiani tra i 18 e i 60 anni (il 62,5%) hanno una vita sessuale molto intensa, contrassegnata da un ritmo settimanale.
I giochi erotici
Tra i giovani con meno di 35 anni la percentuale è ancora più alta: il 72,4% (tra loro solo il 6,4% non fa mai sesso). Quali sono le pratiche più diffuse? Il 78,8% pratica con regolarità i preliminari prima del coito, il 74,2% fa sesso orale, il 58,2% la masturbazione reciproca, il 32,6% il sesso anale, il 30,2% il sexting (lo scambio di messaggi espliciti e foto personali), il 26,4% utilizza sex toys durante il rapporto, il 26,0% guarda video porno in coppia, il 22,1% utilizza cibi o bevande nei giochi erotici, il 17,6% fantastica apertamente con il partner su altri amanti, il 14,3% si riprende con lo smartphone durante i rapporti. Una quota minoritaria (il 14,0%) si dedica a pratiche non convenzionali (feticismo, bondage, sadomasochismo), il 7,7% fa sesso con più partner contemporaneamente e partecipa a orge.
Meno soldi per la cultura.
Negli ultimi vent’anni (2004-2024) la spesa per la cultura delle famiglie italiane si è drasticamente ridotta (-34,6%). Si tratta di poco più di 12 miliardi di euro nell’ultimo anno, ovvero poco più di un terzo di quanto spendiamo nell’insieme per smartphone e computer (quasi 14,5 miliardi nel 2024: +723,3% negli ultimi vent’anni) e servizi di telefonia e traffico dati (17,5 miliardi). La riduzione dei consumi culturali dipende dalla forte contrazione della spesa per giornali (-48,3% in vent’anni) e libri (-24,6%). Ma contemporaneamente gli altri consumi di beni (+14,2%) e servizi culturali (+28,9%) non sono affatto diminuiti. Nell’ultimo anno il 45,5% degli italiani è andato al cinema, il 24,7% ha assistito a eventi musicali, il 22,0% a spettacoli teatrali, il 10,8% a concerti di musica classica e all’opera.
Tanti anziani pochi immigrati.
L’Italia continua a invecchiare rapidamente, nonostante la forte presenza di immigrati, più di 5,4 milioni, ossia il 9,2% della popolazione residente, ma la gran parte si trova in condizioni di marginalità. Le persone dai 65 anni in su rappresentano il 24,7% della popolazione (14,6 milioni di persone): erano il 18,1% nel 2000 (10,3 milioni) e il 9,3% nel 1960 (4,6 milioni).
L’aspettativa di vita è arrivata a 85,5 anni per le donne e 81,4 per gli uomini: circa 5 mesi in più solo nell’ultimo anno. E i centenari, 594 nel 1960, diventati 4.765 nel 2000, oggi sono 23.548. Nel 2045 le persone dai 65 anni in su saranno aumentate di quasi 4,5 milioni e raggiungeranno i 19 milioni, cioè il 34,1% della popolazione. Dunque la presenza, anzi i nuovi arrivi di famiglie immigrate potrebbero (in parte) mitigare lo scenario di un’Italia sempre più vecchia.
L’inclusione e i diritti di cittadinanza agli stranieri sono invece visti con ostilità dagli italiani. Il 63% degli italiani pensa che i flussi in ingresso degli immigrati vadano limitati, il 54% percepisce gli stranieri come un pericolo per l’identità e la cultura nazionali, solo il 37% consentirebbe l’accesso ai concorsi pubblici e solo il 38% è favorevole a concedere il voto alle elezioni amministrative.
Uuuuh, italiani porcellini!!! Non vanno più a votare perché hanno da fare i giochini sudici!! Battute a parte, comprensibilmente, in un mondo, e conseguentemente un paese, che fa sempre più caà per politici dementi totalmente incapaci (piccola parentesi: quanto mi fa ridere quando tutti chiamavano “scappati-di-casa” i Cinquestelle! 🤣), cerchi di non pensarci tanto e ti metti a pigiare come un ossesso a qualunque età. Ripeto, sul piano psicologico lo trovo più che comprensibile. È, secondo il mio avviso, una assai concepibile gratificazione per una esistenza di 💩… 🤷🏼♂️
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“il 22,1% utilizza cibi o bevande nei giochi erotici” 🤔🤔🤔 tipo ?
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un classico del 1986,
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certo col costo della frutta oggi non so quanti se lo possono permettere un gioco erotico così.
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hahahahah
tutti a rifare “La grande abbuffata”
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Sarà che ho la memoria labile, ma non mi ricordo di alcun articolo che parla per mezza pagina delle abitudini sessuali degli italiani nei sondaggi del Censis.
Si potrebbero definire ‘sondaggi del ca22o’?
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O anche “Sondaggi a Q-lo” che dato l’argomento… è uguale! 🤣
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I sondaggi della vagina 😀 😀 😀
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