
(di Milena Gabanelli e Claudio Gatti* – corriere.it) – Uno spettro si aggira per il vecchio continente: è quello della disgregazione dell’Unione Europea. Nel suo recente non-paper, dal titolo «Il contrasto alla guerra ibrida: una strategia attiva», il ministro della Difesa Guido Crosetto ha parlato di «Stati autoritari» che, in modo «subdolo», alimentano la «delegittimazione» dei processi democratici interni e delle «alleanze sovranazionali come l’Ue». Il ministro ha fatto i nomi: Russia, Cina, Iran e Corea del Nord. Ma c’è un convitato di pietra: a minare l’Unione Europea, insieme a Putin, c’è anche l’America di Donald Trump e dei suoi suggeritori strategici, a partire dalla Heritage Foundation, think tank ultraconservatore che ha prodotto il «Project 2025». Si tratta del documento programmatico che Trump ha adottato per affermare la supremazia presidenziale, sopprimendo molti degli anticorpi che la Costituzione Usa ha creato a protezione della democrazia.
Lo smembramento dell’Unione Europea è da vent’anni uno degli obiettivi strategici della Heritage Foundation. In tempi più recenti la Foundation ha sviluppato un’alleanza con quelle stesse associazioni e amministrazioni dell’ultradestra sovranista europea coltivate da Vladimir Putin.
L’alleanza anti Ue
Per decenni il leader russo ha usato le forniture di gas per esercitare un’influenza politica sui singoli Stati membri dell’Ue e, dopo l’invasione della Crimea, ha fatto leva sulla dipendenza della Germania da quel gas (il 50% dei consumi fino al 2022) per spingerla a opporsi a sanzioni più severe chieste dagli Stati confinanti con la Russia. Così come oggi Putin sta usando la dipendenza dell’Ungheria dal suo petrolio per spingere Orbán a mettere i bastoni tra le ruote di una politica unitaria continentale.
Ma un’Unione Europea forte si scontra anche con la strategia dell’America First sostenuta da Donald Trump, che ha tutto l’interesse a indebolire il coordinamento istituzionale e il potere collettivo europeo. La miglior riprova di questa apparentemente paradossale coincidenza di interessi tra Putin e Trump è stata fornita dalla Brexit. L’uscita dalla Ue della Grand Bretagna è stata infatti fortemente sostenuta da entrambi. Ed entrambi hanno usato lo stesso canale per favorirla: Nigel Farage, il politico inglese che il presidente americano continua ancora oggi a sponsorizzare e il cui fedele luogotenente Nathan Gill è stato appena condannato a 10 anni per essere stato portatore della propaganda del Cremlino sulla guerra in Ucraina.
A febbraio di quest’anno Donald Trump ha dichiarato senza alcuna remora diplomatica che «l’Unione Europea è stata creata per fregare gli Stati Uniti: quello è il suo scopo» (qui) e che «è per molti versi peggio della Cina». Si potrebbe pensare che si tratti di esternazioni tipiche del personaggio, ma gli stessi promotori del manuale strategico di Trump ritengono la Ue un avversario da smantellare.
Heritage Foundation: il programma
L’attività anti Ue della Heritage Foundation, che ricordiamo è considerato il centro studi ultraconservatore più grande e influente a livello internazionale, è diventata più esplicita negli ultimi 20 anni, con un’accelerazione dal 2022. Passiamo in rassegna fatti e documenti.
Giugno 2005: l’ex vicedirettore per le comunicazioni strategiche della Heritage Foundation Lee Casey scrive: «Dal punto di vista degli Stati Uniti, la mancata approvazione della Costituzione Europea ai referendum in Francia e Olanda rappresenta un duro colpo allo stesso progetto europeo (…). Ed è giunto il momento che i politici americani mettano in discussione tale progetto».
Dicembre 2006, in un rapporto intitolato «L’Ue è amica o nemica dell’America?», il ricercatore della Heritage Foundation John Blundell scrive: «Le differenze politiche tra Europa e Stati Uniti si sono moltiplicate e approfondite. (…) non c’è alcun motivo per cui gli Stati Uniti, che hanno fatto da levatrice alla nascita di questo neonato politico, non debbano svolgere un ruolo nella sua scomparsa» (qui).
Febbraio 2007, il dirigente Nile Gardiner scrive: «La crescente centralizzazione politica dell’Europa rappresenta una minaccia fondamentale per gli interessi degli
Stati Uniti (…). Nulla è mai certo nella storia. La spinta verso un’Unione sempre più stretta può ancora essere fermata».
I soci europei
Nel 2020 il primo ministro dell’Ungheria, Victor Orbán, grande nemico dell’integrazione europea, cede una quota del 10% della compagnia petrolifera ungherese Magyar Olaj (Mol) al Mathias Corvinus Collegium (Mcc), un centro studi schierato su posizioni di chiaro euroscetticismo. Ed è soprattutto dagli utili della Mol, per lo più dovuti alla vendita di petrolio russo, che arrivano i finanziamenti annuali del Collegium. L’emittente tedesca Zdf ha calcolato che nel solo 2023 ha ricevuto da Mol 50 milioni di euro in dividendi (qui).
A novembre 2022, in un discorso tenuto a Budapest davanti un pubblico di euroscettici ungheresi, il presidente della Heritage Kevin Roberts afferma: «Lo Stato-nazione ha due principali avversari, da un lato c’è il nemico che viene dall’alto: le organizzazioni sovranazionali (…) dall’altro c’è il nemico che viene dal basso: i propagandisti woke (…). E non esiste una cricca di élite globalista più pericolosa dei totalitari woke di stanza a Bruxelles.» (qui). Il 19 settembre 2024 l’Heritage organizza una conferenza a Varsavia per contrastare il «pericoloso progetto» di consolidamento della Ue assieme al think tank euroscettico polacco Ordo Iuris. Come il confratello ungherese, anche l’Ordo Iuris ha legami con Mosca tramite il World Congress of Families, associazione finanziata dall’oligarca russo Konstantin Malofeev e strettamente legata al politologo putiniano Aleksandr Dugin (qui). Lo stesso sito di Ordo Iuris scrive che «al termine della conferenza sono state prese alcune decisioni preliminari su attività congiunte da intraprendere» (qui)
2025: si scoprono le carte
E veniamo a quest’anno. Pochi giorni dopo il suo insediamento Trump dichiara pubblicamente: «Gli europei sono come i democratici, ci odiano (…) per decenni il nostro Paese è stato saccheggiato, depredato, violentato e spogliato (…). Denunceremo l’Unione Europea.».
L’11 marzo l’Heritage Foundation riunisce a Washington alcune delle maggiori associazioni euroscettiche d’oltreatlantico per discutere di come riformare le attuali strutture dell’Ue. In quell’occasione, in un «workshop a porte chiuse» si dibatte un rapporto prodotto da Mcc e Ordo Iuris intitolato «Il Great Reset: ripristinare la sovranità degli Stati membri nel XXI secolo». Il documento invoca «lo scioglimento dell’Ue nella sua forma attuale» (qui)
Nell’aprile 2025, il dirigente dell’Heritage Foundation Nile Gardiner elogia Trump dicendo che «è l’unico presidente americano ad essersi opposto attivamente al progetto europeo» (qui).
Il 1 maggio, a un mese dal ballottaggio delle elezioni presidenziali polacche, in un incontro nello Studio Ovale Donald Trump fa l’endorsement a Karol Nawrocki, il candidato euroscettico e contrario a una maggiore integrazione europea (qui). Pochi giorni dopo, in un convegno a Varsavia, la segretaria alla Sicurezza Interna americana Kristi Noem, elogiando pubblicamente Nawrocki, esorta i polacchi a votare per lui. La rivista online DeSmog, che ha ottenuto un file audio dell’evento, scrive: «I relatori hanno parlato in termini apocalittici del futuro dell’Unione Europea e uno di loro ha promesso di “liquidare” la Commissione Europea» (qui).
110 milioni di dollari contro Bruxelles
L’agenzia di stampa britannica Reuters rivela che in quegli stessi giorni una delegazione del Dipartimento di Stato incontra a Parigi alti funzionari del Rassemblement National di Marine Le Pen, il partito più euroscettico della Francia (qui). La delegazione è guidata da Samuel Samson, il funzionario dell’Ufficio per la democrazia, i diritti umani e il lavoro (Drl) del Dipartimento di Stato. Samson fa parte di un gruppo di giovani ultraconservatori che stanno scalando i ranghi dell’amministrazione Trump. Nella pagina Substack del Drl Samson scrive: «Il regresso democratico dell’Europa inficia la sicurezza e l’economia americana, oltre che i diritti di libertà di espressione dei cittadini e delle aziende americane» (qui).
Poche settimane dopo, in un’intervista a Fox News, il presidente dell’Heritage Kevin Roberts dichiara: «Siamo all’inizio di un’era d’oro, non solo per gli Stati Uniti – un’era d’oro di autogoverno in tutto il mondo, in particolare in Europa. Pensiamo a Santiago Abascal, leader del partito Vox in Spagna, pensiamo a Nigel Farage, che probabilmente sarà il prossimo primo ministro del Regno Unito» (qui a 3’31”). Farage è il principale promotore della Brexit e Abascal è tra i leader europei che più invocano «un cambiamento di rotta radicale nell’Ue» nel nome della «sovranità nazionale».
Consultando gli archivi dell’agenzia delle entrate americana e i documenti del Parlamento europeo, Giorgio Mottola di Report ha scoperto quanto hanno investito in Europa negli ultimi 5 anni i maggiori think tank conservatori statunitensi: 109,8 milioni di dollari, con un vertiginoso aumento di flussi a partire dal 2022.
(…) un modello europeo forte potrebbe essere di intralcio al modello americano sulla scena internazionale (…) mentre per Mosca un’Europa divisa consente più libertà di trattare da una posizione di forza con i singoli Paesi Ue (…).
La coincidenza di interessi
Raphaël Kergueno, ricercatore di Transparency International fa notare che «La maggior parte di queste organizzazioni non è iscritta nel registro delle lobby dell’Ue, vuol dire che non è dato sapere come spendano le loro risorse e quali siano i loro obiettivi. Possiamo solo monitorare il numero di incontri segnalati dai deputati europei, e sappiamo che con l’arrivo di Donald Trump ha registrato un forte aumento». Il fatto che gli interlocutori europei preferiti da Putin siano gli stessi di quelli dei Maga non può essere ritenuto casuale: «Per entrambi un’Europa liberal-democratica unita e funzionante rappresenta una minaccia». Secondo i più esperti analisti, un modello europeo forte potrebbe essere di intralcio al modello americano sulla scena internazionale, e Washington non vuole competitor; mentre per Mosca un’Europa divisa consente più libertà di trattare da una posizione di forza con i singoli Paesi Ue, e di influenza sui suoi ex vicini sovietici.
* Claudio Gatti è un giornalista investigativo che risiede a New York dal 1978. Il suo ultimo libro, «Noi, il popolo – Terra dei nativi. Lavoro dei neri. Libertà dei bianchi» è pubblicato da Fuoriscena.
dataroom@corriere.it
abbiamo finalmente scoperto che sono gli americani e i russi a voler fare crollare l’Europa, non c’entra nulla la sua politica suicida. Come mai non vengono menzionate le leggi fratricide verso i popoli del sud Europa. Ancora adesso ci sono polici che dovrebbero essere presi a calci nei cog…ni quando aprono bocca. Da Draghi a Monti iniziando da Prodi, “lavoreremo un giorno di meno ma guadagneremmo come se avessimo lavorato un giorno di più”. E poi sono gli altri i complotisti.
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E no,Gabanelli ,questa volta non ci siamo . Biden ci ha silurato, come Nulland diceva da tempo, e non Trump che cerca solo di ridurre i danni per conto degli Usa . La separazione dell’ EU dalla Russia dal punto di vista degli interessi economici è un progetto di vecchia data dei neo con con Clinton e Obama in prima fila . Quelli che oggi pensa di attuare anche Putin, cioè l’ isolamento politico dell’ Europa,è solo una conseguenza della scellerata ed autolesiva guerra che gli EU hanno portato avanti contro la Russia sotto mentite spoglie e che oggi minaccia di portare avanti in prima fila con il riarmo e l’ attacco diretto .
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Ah l’Europa pensa ad un attacco diretto alla Russia? Davvero?
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beh, si, https://infosannio.com/2025/12/01/lammiraglio-cavo-dragone-la-nato-valuta-un-attacco-preventivo-alla-russia/
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Uhm………
Dov’è che devo firmare per disintegrare la UE?
Se fosse così facile mandare a gambe all’aria i mostri di bruxelles firmerei subito, anche con il sangue.
E pensare che basterebbe un referendum per abbatterli. Ormai li odiano tutti i cittadini europei, sono più di 20 anni che ci prosciugano senza darci nulla in cambio a parte le promesse da marinaio.
Si ma niente brexit o italexit…..semplicemente “STOP EU”.
E il fatto che questo referendum non verrà mai indetto da von der kakken e gli altri cafoni non fa che confermare le mie certezze:
In caso di referendum farebbero la fine di Renzi, anzi peggio, almeno l’ebetino di Rignano era forte del suo 40% alle elezioni. Questi manco quello.
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Perchè niente Italexit? Se sei italiano che te ne frega se gli altri Paesi continuano a farsi “fregare”, basta che sia l’Italia ad uscire dall’incubo, no?
Oppure…. magari magari avresti paura un domani di rimpiangere l’Europa, o sbaglio? E’ meglio se la fanno tutti la caxxata, no?
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No Rot….
tranquillo.
ho parlato di Europa disintegrata solo perchè ormai ho perso la speranza in un eventuale italexit 😭
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Si si, speraci. Non succederà neanche quello. Non c’è nessuna volontà maggioritaria dei popoli ad uscire dall’Europa. Specialmente quelli dell’est. Ma anche in Italia, Francia, Germania ecc. la maggioranza vuole rimanere europea. Troppi vantaggi nell’esserlo, troppe incognite nel non esserlo. La Brexit non è stata così brillante. Figurati un’Italexit…
Trump e Putin si devono impegnare di più.
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la UE con questi deficienti se lo merita tutta, a cominciare da Prodi, che ha gestito, sotto dettatura, l’estensione ad Est.
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Magari fosse! Il cielo volesse crollasse quest’asse incapace di mosse portanti interessi non sol a lor stessi.
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e il cui fedele luogotenente Nathan Gill è stato appena condannato a 10 anni per essere stato portatore della propaganda del Cremlino sulla guerra in Ucraina.
CIOE’?!?!!?!?!?!
Hanno dato 10 anni di prigione per uno che fa il ‘propagandista’ di Mosca?
E allora ai propagandisti Yankee e Zionisti quanto dovrebbero dare?
L’articolo parla della Heritage, parla di 110 mln di euro pompati per fare lobby contro l’UE. E quando li arrestano a questi?
Ma poi da quando è proibito avere posizioni politiche?
Da quando Londra è apertamente in guerra con la Russia?
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si elena, ma raccontiamo anche che l’europa è stata smantellata perchè ai vertici europei ci sono degli invertebrati corrotti, ovvio che superpotenze come usa e russia ne approfittano, sarebbero fessi a non farlo
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“a minare l’Unione Europea, insieme a Putin, c’è anche l’America di Donald Trump”
Ma infatti.
Vuoi metterla con quella di Sleepy che ci ha minato il Nordstream ma così, in grande amicizia.
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Peccato che Milena Gabanelli e Davide Gatti si siano ridotti in questo stato.
L’articolo è banale in termini concretiè molto dettagliato e ben documentato sul “chi fa cosa”, ma quando si tratta di valutare l’impatto politico reale sull’UE, la sostanza è più debole.
Si concentra sulle intenzioni esterne, sui finanziamenti e sulle alleanze tra think tank e leader euroscettici, senza analizzare a fondo la capacità dell’UE di resistere o reagire.
Sottovaluta le dinamiche interne dei singoli Stati membri e le convergenze esistenti all’interno dell’UE.
Mostra casi concreti limitati (Brexit) ma tende a generalizzare, facendo sembrare che l’Europa intera sia sul punto di disgregarsi, mentre in realtà molte politiche comuni restano solide.
In pratica, l’articolo è più un resoconto investigativo di reti di influenza che un’analisi politica robusta sull’impatto reale.
Gli Stati membri hanno interessi economici e geopolitici diversi: ad esempio la Germania e altri paesi dell’Europa occidentale puntano molto sulla stabilità economica e commerciale, mentre aesi dell’Europa centrale e orientale (Ungheria, Polonia) hanno storicamente più sensibilità verso sovranità nazionale e questioni di sicurezza.
Questioni come la politica migratoria, l’energia, o le sanzioni contro la Russia mostrano chiaramente che l’UE spesso non parla con una sola voce.
Nonostante le divisioni, ci sono settori in cui l’UE agisce compatta; ad esempio, il mercato unico, la politica commerciale estera su larga scala, alcuni strumenti di politica monetaria e di coordinamento contro la Russia (come le sanzioni post-invasione Ucraina).
L’adozione di strategie comuni, anche se lente o compromissorie, indica che l’UE ha ancora capacità di resistere a pressioni esterne, se i membri lo ritengono prioritario.
Le operazioni di influenza (think tank, finanze, alleanze con partiti euroscettici) possono amplificare divisioni già esistenti, ma difficilmente le creano dal nulla.
La Brexit resta un caso emblematico: qui il supporto esterno si è sommato a un contesto interno favorevole (euroscetticismo britannico, questioni identitarie, disaccordi economici), rendendo concreto l’impatto politico.
L’articolo mette in evidenza con grande dettaglio le strategie esterne, le alleanze e i finanziamenti, ossia il “seme” che può minacciare l’UE, ma non approfondisce il “terreno” che l’UE stessa rappresenta.
Le tensioni non mancano, i partiti euroscettici sono una realtà ma al moneto di concreto non c’è niente e come si suol dire tra il dire e il fare…
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Con una dirigenza firmata Von der Nazi e Kallas l’UE va a schiantarsi di sicuro.
Stacce Zeppelin-70, non sarà questione di 3 anni, forse 5, massimo 10.
Con questi non si va da nessuna parte.
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A parte il fatto che ‘Progetto 25’ se ne parla già da inizio anno. La Gabanelli si sveglia in ritardo
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Beh finalmente delle connessioni interessanti, corroborate da documenti che – pur richiedendo un attento vaglio – sembrano confermare ciò che era lecito immaginare: una convergenza di interessi fra Washington e Mosca, divenuta il filo conduttore del rapporto di amicizia tra Putin e Trump. Una trama da esaminare con cautela, ma che potrebbe illuminare molte zone d’ombra, offrendo chiavi di lettura a ciò che finora è rimasto nel vago…
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c’è veramente molto poco di vago, per chi voleva vedere con chiarezza i rapporti fra usa e ue c’era ampia documentazione, e trump ha reso chiaro a tutti in modo inequivocabile il progetto americano, che come si documenta inizia molto prima del suo primo mandato, e gli ivertebrati/corrotti/sudditi europei hanno accompagnato il loro gregge (noi) al mattatoio, senza alcuna resistenza
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