Macron pensa a un “Servizio Universale volontario”

(di Cosimo Caridi – ilfattoquotidiano.it) – L’Europa è il continente più vecchio del mondo e, escludendo gli Usa, è anche il posto dove si spende di più per la Difesa. Non basta: quasi tutti i governi spingono per un ritorno al servizio militare. La mappa europea mostra approcci diversi. Alcuni Paesi puntano su leva obbligatoria o selettiva, altri su modelli volontari rafforzati. In Germania la leva obbligatoria era stata sospesa nel 2011. Ora il governo di Friedrich Merz propone un modello “ibrido”, ispirato a quello svedese. Da gennaio tutti i giovani di 18 anni dovranno registrarsi online per una visita medica di selezione. Il servizio rimane volontario, con durate tra 7 e 23 mesi, ma è previsto un meccanismo automatico di coscrizione se i volontari risulteranno insufficienti. L’obiettivo dichiarato è raggiungere un numero di effettivi e riservisti che risponda ai nuovi piani Nato. In Scandinavia alcuni Paesi, che hanno mantenuto la coscrizione anche dopo la Guerra fredda, mostrano modelli diversificati. In Svezia la leva, reintrodotta nel 2017, è selettiva per entrambi i sessi: all’obbligo di registrazione per i 18enni segue la chiamata in armi solo parziale, con servizio tra 9 e 15 mesi. In Norvegia la coscrizione è obbligatoria per uomini e donne dal 2015, con servizio di 19 mesi. La Danimarca ha varato nel 2025 un’estensione della leva alle donne, con periodo iniziale di quattro mesi, prorogabile fino a 11. Questi sistemi puntano su ridotte quote di coscritti, ma su una riserva stabile e integrata. Anche i Paesi baltici sono in allerta. In Estonia la coscrizione per i maschi tra 18 e 27 anni è in vigore da decenni, con servizi tra 8 e 11 mesi. La Lettonia ha reintrodotto la leva per uomini nel 2023, con servizio di 12 mesi; è previsto un piano per estenderla anche alle donne dal 2028. In Lituania la leva è attiva per gli uomini 18-23 anni. Anche la Finlandia conserva la coscrizione universale per maschi, con un impegno tra circa sei mesi e un anno a seconda del ruolo. La riserva potenziale è ampia e considerata un pilastro della difesa nazionale, soprattutto dopo l’ingresso nella Nato. In Francia la leva obbligatoria era stata abolita nel 1997 in favore di un esercito professionale. Pochi giorni fa il presidente Emmanuel Macron ha annunciato un Servizio Nazionale Universale volontario per giovani di 18-25 anni, con fase militare opzionale di 10 mesi. L’obiettivo è raggiungere 50 mila volontari l’anno entro il 2030. “Dobbiamo rafforzare il patto tra le forze armate e la nazione”, ha detto Macron, definendo il servizio un mezzo per affrontare “le incertezze e le tensioni” nel contesto internazionale. In Gran Bretagna l’esercito è professionale dal 1960. Nel 2024 era stata avanzata una proposta per un “National Service” di 12 mesi militari o 13 mila ore civili, poi abbandonata dopo le elezioni. Nel marzo 2025 il ministro della Difesa ha ribadito che non ci sono piani per reintrodurre la coscrizione. Il governo preferisce puntare sul reclutamento volontario e sull’aumento della spesa militare entro il 2027. In Polonia la leva era stata sospesa nel 2009. Dal 2022 è stata reintrodotta una coscrizione selettiva: maschi tra 18 e 60 anni devono registrarsi, con servizio volontario di 12 mesi. Dal 2023 le donne possono arruolarsi volontariamente. Il governo punta a formare entro il 2027 una riserva di circa 200 mila persone.
Il ripristino della leva in Europa, più che preparare a una guerra su vasta scala, improbabile per limiti finanziari oltre che per danni potenziali, credo abbia soprattutto una funzione politica.
Serve per legittimare l’aumento della spesa militare, costruire riserve selettive funge solo da cortina fumogena.
La funzione principale non è preparare una guerra globale, ma creare consenso e visibilità per le politiche di difesa, mentre i veri investimenti vanno su tecnologie, armamenti, cyber-difesa.
È più facile ottenere consenso per bilanci difensivi elevati se si può dire: stiamo formando anche cittadini, non solo comprando armi.
L’unico aspetto positivo del riarmo europeo che riesco a cogliere è il rafforzamento dell’autonomia strategica del continente.
Investendo in eserciti, riserve e capacità industriali proprie, l’Europa riduce la dipendenza dagli USA la cui affidabilità è stata affossata da Trump e acquisisce maggiore capacità di difendere i propri interessi senza dover contare esclusivamente sul supporto esterno.
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Divisa e moschetto… cretino perfetto!
Ha già fatto inversione ad U ..ora si accontenta dei riservisti!
Bisognerà senntire i riservisti che ne pensano!
E nel frattempo … putin perde la pazienza… forse è quello che vogliono!
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tutte chiacchiere, una volta finita (e persa) la guerra i capi di stato europei dovranno spiegare ai propri “sudditi” il disastro in cui navigheremo per i prossimi decenni, altro che leva, il futuro è crescita zero, costi energetici alle stelle, tagli a sanità, tasse sempre più alte, meno lavoro e sempre più precario, e questi pensano alla leva, ma andate affanculo
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