Ucraina, Trump striglia ancora Zelensky. Ue: proposta-farsa in 28 punti. Il presidente ucraino: “Ma io sono grato a Usa” Gli europei: Russia torni nel G8 se ci sarà la pace

(di Alessandro Parente – ilfattoquotidiano.it) – Mentre ieri si svolgevano gli incontri negoziali tra i funzionari ucraini e quelli statunitensi, con un video messaggio social Ursula von der Leyen non si è detta d’accordo al piano di Trump. La presidente della Commissione Ue ha espresso la necessità di raggiungere la pace tramite un processo che veda l’Europa partecipe: “La centralità dell’Unione europea e la garanzia della pace per l’Ucraina devono essere pienamente rispettate”, ha dichiarato. La posizione europea, contraria alla proposta statunitense, si era già fatta sentire nel pomeriggio con la dichiarazione del premier tedesco Merz, il quale ha fatto sapere di aver preparato una sua proposta alternativa da inviare a Ginevra. Più tardi l’Ue ha consegnato un contro-piano da 28 punti ai funzionari americani e ucraini.

Oltre alla centralità europea, la proposta dell’Ue richiede garanzie di sicurezza più rigorose in caso di cessate il fuoco e che non vi siano restrizioni alla presenza di truppe straniere sul suolo ucraino. Gli europei alzano anche il tetto al numero di militari di Kiev, non 600 ma 800 mila, e aprono all’entrata ucraina nella Nato. Inoltre, prima di iniziare qualunque negoziato territoriale si richiede un cessate il fuoco a congelare l’attuale linea del fronte. Secondo Sky News l’Europa consentirebbe anche la rientrata della Russia nel G8, se la proposta di Bruxelles venisse firmata. La delegazione ucraina è giunta a Ginevra per incontrare i delegati americani nella mattinata. Sulle loro spalle il peso di un’intera nazione che spera in un’uscita dignitosa dalla guerra. Un’Ucraina che implora di tener conto delle vite perse al fronte e delle immense difficoltà. Per Zelensky sono ore decisive, aggravate dalla situazione politica interna che vede la sua leadership minacciata da quando sono state rese pubbliche le indagini, e le condanne, che coinvolgono i politici a lui più vicini. Da Washington poi la pressione non è mai calata, con l’intimazione di firmare al più presto e, proprio ieri, l’affondo di Trump secondo il quale “gli ucraini non sarebbero stati abbastanza grati agli Usa per gli sforzi di pace”. Zelensky replica in ginocchio: “L’Ucraina è grata agli Stati Uniti, a ogni cuore americano e personalmente al presidente Trump per l’aiuto”. Ha poi espresso apprezzamento anche per gli sforzi diplomatici dei prese Ginevra per poi fornire aggiornamento costante su ogni sua consultazione, principalmente con i leader europei. Dapprima la chiamata con il primo ministro del Canada Mark Carney, poi con i leader di Croazia e Lussemburgo e poi Macron, salutato con un “grazie Emmanuel!”. Non ha però fornito dettagli sul contenuto delle conversazioni. Intanto a Ginevra Yermak sancisce la fine del primo ciclo negoziale stringendo la mano a Marco Rubio e definendo l’incontro “molto produttivo” e, secondo quanto riporta l’Ukrainska Pravda, anche il segretario del Consiglio di sicurezza e difesa nazionale Rustem Umerov si è detto soddisfatto, secondo lui il piano “riflette già la maggior parte delle priorità chiave dell’Ucraina”. In tarda serata non si era ancora tenuta la videoconferenza con i partner europei, probabilmente slittata ad oggi. Il diplomatico ucraino Oleksandr Khara, che si occupa di promuovere partnership tra aziende ucraine e Usa, ha parlato al Fatto, ritiene che Zelensky potrebbe scegliere di non firmare un “accordo così sconveniente”, nonostante il rischio di perdere l’appoggio militare americano e, non da meno, le informazioni di intelligence. Il diplomatico ritiene che, ciò nonostante, il suo paese “può ancora reggere un anno di guerra”. Il numero crescente di disertori sembra però smentire questa tesi: negli ultimi mesi le nuove reclute fuggite dai centri di addestramento sono l’80%. Crescono anche gli attacchi ai reclutatori e alle loro caserme, come la bomba fatta esplodere al centro reclutamento di Odessa tre giorni fa.