Difesa, ecco il dossier di Crosetto: 15mila militari in più per la guerra ibrida. Lo “scenario da incubo” nel report del ministro: niente materie prime e rotte navali bloccate

Il ministro della Difesa, Guido Crosetto

(di Tommaso Ciriaco – repubblica.it) – Una “minaccia subdola”, oltreché “silente”. È la guerra ibrida descritta da Guido Crosetto nel suo “non paper” di 119 pagine, di cui Repubblica è in possesso. Una fotografia del tentativo di alcuni Paesi, e della Russia in particolare, di “interferire nei processi democratici”. Il documento parte dall’analisi del “cosa”, passa al “dove” e si concentra quindi sul “come” contrastare questa minaccia.

Tra gli obiettivi delle campagne di disinformazione portate avanti nella guerra ibrida c’è la diffusione di fake “in concomitanza di importanti appuntamenti elettorali (elezioni al Parlamento europeo e Presidenziali Usa)” con il fine di “screditare partiti politici e candidati”, per minare la fiducia nei “media tradizionali, nelle istituzioni e nell’autorità”. In questo modo “erodendo i tre pilastri delle società democratiche e alimentando l’apatia dei cittadini verso i processi elettorali, fino a scoraggiare l’affluenza alle urne”.

C’è poi uno scenario preso in considerazione nel report sulla guerra ibrida di Guido Crosetto, che Repubblica è in grado di pubblicare: quello in cui la guerra ibrida blocca l’accesso alle materie prime critiche e anche gli snodi marittimi strategici (gli choke points in mare). “Questa strategia può logorare progressivamente l’Unione e l’Italia, mettendone a rischio la resilienza economica e la stabilità sociale. Basta immaginare: niente materie prime e rotte bloccate. Uno scenario da incubo, ma possibile se restiamo con le mani in mano”.

Contesto

La guerra ibrida è frutto dell’azione di “attori statuali” e “non statuali” – ma soprattutto “Stati autoritari” – che si muovono per “erodere la resilienza democratica”. Non solo Russia, ma anche Cina, Iran, Corea del Nord. Si nutre di “attacchi mirati”, ad esempio alle infrastrutture critiche, facendoli passare per “incidenti”.

Pechino, in particolare, agisce “facendo leva sulle materie prime critiche” come le terre rare, penetrando nel contempo i mercati e, in particolare, quello europeo. Che punterebbe però a mantenere “stabile” e “aperto” in modo da “poterlo sfruttare per la propria crescita economica”.

Quanto all’Iran, sfrutterebbe proxy regionali (come Houthi e Hezbollah) per “minacciare snodi marittimi cruciali”. Al fianco di Teheran, attori non statuali come “gruppi terroristici e criminalità organizzata transnazionale” che conducono attività ostili per “celare il coinvolgimento dello Stato mandante”.

L’Italia, come anticipato oggi da Repubblica, è esposta a tre profili di rischio: energia, infrastrutture critiche come porti, aeroporti e reti di comunicazione, ecosistema politico-sociale.

Caratteristiche

L’obiettivo è celare le azioni e i loro mandanti, in modo non solo da “infliggere un danno”, ma anche da creare “incertezza, sfiducia e paura”. Come si nasconde la regia degli attacchi? “Con operazioni di manipolazione informativa” nello spazio cyber. Praticamente, con il dispiegamento sul terreno di agenti o, come detto, di proxy. “Una mano invisibile muove queste pedine cercando di non lasciare tracce”. Ovviamente il fine ultimo, insiste il report di Crosetto, è la “interferenza nei processi elettorali e democratici”, ma anche la “delegittimazione dei sistemi e dei processi democratici” e “l’indebolimento della fiducia nei confronti del governo”. Lo stesso vale per i tentativi di creare sfiducia “nelle alleanze e organizzazioni sovranazionali come Ue, Nato e Onu”.

Ambiti di protezione

Come colpiscono? Attaccando settori come energia (centrali elettriche, gasdotti), trasporti (aeroporti ferrovie porti e strade), telecomunicazioni (internet, data center), sanità (ospedali , reti di emergenza) e finanza (banche , sistemi di pagamento)”. Perché “basta colpire uno di questo settori per mettere in difficoltà una intera nazione”. Senza dimenticare le vulnerabilità sulle materie critiche e gli snodi marittimi (a partire da Suez).

Tra le soluzioni proposte per affrontare la minaccia ibrida e gli attacchi nel cyber spazio, il documento della Difesa propone il “potenziamento degli organici militari anche nell’ordine di 10-15 mila unità” dedicate al settore cyber e nuove tecnologie, con un Cyber Command che sovrintenda a queste operazioni di protezione dello spazio cibernetico, da inquadrare sotto lo Stato maggiore della Difesa.

Inoltre, serve dare vita a un’Arma cyber civile e militare, “numericamente adeguata” di “almeno 5 mila unità”. Ma un primo obiettivo realistico ipotizza 1200-1500 uomini, per lo più con funzioni operative. Infine, occorre istituire un Centro di comando e controllo.

La Cina

Una delle attività di guerra ibrida cinese passa attraverso il controllo delle terre rare. Pechino controlla inoltre il debito di diversi Paesi vulnerabili, in particolare in Africa, “vincolando” così queste regioni al suo controllo.

La zona grigia

Russia e Cina portano avanti sconfinamenti negli spazi aerei dei Paesi Nato. Ma anche “esercitazioni navali provocatorie”. Negli ultimi mesi si è anche registrato un “aumento dei sorvoli di droni, spesso non identificabili, su infrastrutture civili e militari europee”. “Queste attività, pur restando sotto la soglia di guerra dichiarata, generano pressione costante e hanno lo scopo di logorare la resilienza politica, militare ed economica degli avversari”.

Il cyber spazio e la minaccia nella sanità

Il cyber spazio è considerato strategico nel documento. Perché è lì che “la sicurezza di uno Stato è continuamente, ogni giorno, messa a repentaglio da una durissima competizione”. “Il nostro Paese riceve decine di attacchi cyber” nei “servizi e funzioni essenziali”. Il settore sanitario è tra i più colpiti, “con impatti potenzialmente gravissimi sui pronti soccorso e le terapie intensive”.

L’intelligenza artificiale

“L’utilizzo dell’intelligenza artificiale – si legge nel documento – sta cambiando radicalmente il panorama delle minacce ibride: con lo sviluppo di strumenti come robotica e droni autonomi le campagne potrebbero assumere forme via via più “fisiche” e asimmetriche, aumentando la portata dei danni inflitti”.

Il terreno in Ucraina

Grazie agli aiuti occidentali, Kiev sta “guadagnando tempo”, anche se verosimilmente senza “riconquistare i territori occupati o invertire in modo significativo l’andamento del conflitto”.

Le perdite russe complessive “sono stimate intorno al milione”, ma questi dati non sono conosciuti dall’opinione pubblica russa: “Le leadership sfrutta questo vantaggio”. Inoltre, Mosca è in piena economia di guerra e “appare configurata secondo una logica di guerra totale”. In questo contesto, l’Europa “si trova coinvolta in un conflitto asimmetrico” e pur non essendo direttamente belligerante “rischia di assistere passivamente a una vittoria russa ottenuta per logoramento”.

La guerra di Mosca contro l’Occidente

Il report ricorda che la guerra ibrida russa – “disinformazione, manipolazione delle opinioni pubbliche, una vera e propria guerra cognitiva” – punta a influenzare “la sovranità decisionale e la stabilità politica degli Stati”. “Mirano alla testa e al cuoe della società, non solo agli obiettivi militari”. Poi ci sono naturalmente gli atti ostili come “roghi dolosi”, “sabotaggi a infrastrutture critiche”, “attacchi informatici di matrice statale”, “strumentalizzazione dei flussi migratori a fini destabilizzanti”. Per “influenzare il dibattito democratico”. Con “spregiudicatezza”, si sottolinea.

Come agisce Mosca

Attraverso l’azione di agenti, a volte senza cittadinanza russa. Per “manipolare la percezione di sicurezza” dei paesi occidentali. Per “creare crepe all’interno dei Paesi e tra loro”. Per “delegittimare i governi schierati al fianco dell’Ucraina”. Gli esempi sono numerosi: sabotaggi, flussi illegali dalla Bielorussia alla Polonia, attacchi a trasporti, simulazioni di siti web di testate tradizionali (come Le Monde e Repubblica) per diffondere notizie false. I sistemi democratici provano a reagire, si legge nel report, ma per ragioni strutturali legate proprio ai sistemi democratici, faticano a tal punto in questo “confronto impari destinato a vederci soccombere”.

Per questo, “contenere non basta: servono passi concreti per dissuadere queste minacce”. In altri termini: “Occorrono decisioni coraggiose, in primo luogo politiche e operative”. Uno delle strade è istituire il Centro europeo per il contrasto della guerra ibrida, è il suggerimento.

Conclusioni

È una guerra ibrida, ma “quotidiana”. “Ci sveglieremo un giorno di fronte a un danno catastrofico e ci chiederemo sorpresi cosa sia avvenuto”. Bisogna muoversi per evitare questo scenario, sostiene il report di Crosetto. E non come fa oggi l’Occidente, “che sceglie di non reagire: un atteggiamento assurdo e insostenibile”. L’obiettivo è mettere in campo “reazioni legittime e tempestive”. Serve una Difesa aggiornata in quattro punti. Primo: “Definire lo spazio cyber di interesse nazionale come campo di operazioni su cui il ministero della Difesa possa agire senza soluzione di continuità. Secondo: “Dotarsi di un’Arma cyber, civile e militare”. Terzo: “Garantire a tale arma tutele funzionali”. Quarto: “Istituire un Centro per il contrasto della guerra ibrida”. Sono stati prsentati disegni di legge a tal fine.