(di Marco Franchi – ilfattoquotidiano.it) – Eccoli, finalmente pronti alla pugna! E con il coltello tra i denti perché l’occasione ghiotta è doppia. Dopo un inizio un po’ così visti i sondaggi non proprio promettenti, hanno ripreso fiato i sostenitori del Sì al referendum sulla separazione delle carriere e si fa presto a capire che l’obiettivo ora è cogliere due piccioni con una fava: ortopedizzare il procuratore di Napoli Nicola Gratteri da sempre inviso ai garantisti (ad personam) di Forza Italia divenuto vieppiù bestia nera perché particolarmente performante in tv sul No che serve per bloccare il progetto di mettere sotto il tacco del governo i pm. Ma nella giornata che segna il fischio di inizio ufficiale della campagna referendaria con la presentazione del Comitato per il Sì, a muoversi è soprattutto il partito di Giorgia Meloni fino all’altro giorno intenzionato a tenersi alla larga dall’agone. Ma – si è detto – l’occasione è troppo ghiotta per l’ulteriore bersaglio: mettere alla gogna il Fatto Quotidiano, colpevole di aver raccontato come in più occasioni pubbliche e private Paolo Borsellino (da sempre nel pantheon di Fratelli d’Italia) si era detto contrario alla separazione delle carriere che ora viene realizzata.

Ma per raccontare
la giornata dal doppio risvolto bisogna partire dal principio, ossia dalla Camera dove in mattinata viene presentato il Comitato del Sì al referendum: e qui fa impressione il palco dove siedono fianco a fianco l’alfa e l’omega ossia il falco di Forza Italia Enrico Costa e quello che nell’immaginario collettivo per 30 anni è stato l’arcinemico di B. ossia l’ex pm di Mani Pulite, Antonio Di Pietro. Tra di loro il principe del foro Gian Domenico Caiazza che punta dritto al bersaglio. “Basta con i monologhi di Gratteri. Lo invito a confrontarsi con me quando vuole” dice accusandolo di propalare “callide menzogne”. Caiazza tenta pure di inchiodare il procuratore di Napoli con la prova tv: è un attimo e Montecitorio diventa il set di Forum. In conferenza stampa tra chi si fa beffe dei magistrati (a un certo punto il presidente della Fondazione Einaudi Benedetto indossa provocatoriamente la toga ed esibisce la Costituzione come avevano fatto all’inaugurazione dell’anno giudiziario) e chi accusa di eversione l’Anm, vengono pure mostrate “le prove” al moviolone: scorrono le immagini del procuratore colpevole di aver evocato le parole di Giovanni Falcone in un’intervista fake. Ma ecco qua: il Falcone “vero” è quello dell’audio fatto ascoltare in apertura di conferenza stampa dagli apostoli del Sì che mai furono tifosi di Falcone, anzi. Ma son dettagli. Anzi è solo l’antipasto.

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Perché intanto si scatena Fratelli d’Italia e qui l’altro obiettivo sono i giornali o meglio Il Fatto da solo o in compagnia di un altro “cattivo maestro” ossia Corrado Formigli conduttore del Programma Piazzapulita. Attacca il ministro della Giustizia Carlo Nordio che gigioneggia in radio: “Ai video o agli scoop fake mi sono abituato”. Ma poi inizia la batteria social: in tre ore vengono caricati sui canali di FdI cinque post in cui viene chiamata in causa la nostra testata. L’ultimo è un video del sottosegretario alla Giustizia, il meloniano Andrea Del Mastro: parla dei “falsari seriali” che “ignobilmente hanno arruolato post mortem Borsellino facendogli dire frasi che non ha mai detto”. Poi ci sono i comunicati stampa dei parlamentari: è arrivata la consueta nota informativa dell’ufficio studi del partito di via della Scrofa quella che serve a dare la linea sulla giornata. Quattro pagine che possono essere riassunte così: strumentalizzare Borsellino e Falcone è un’offesa al loro sacrificio.