Ranucci, il conduttore di Report: «Dimissioni del Garante? Sarebbe una sconfitta. I membri? Ci sono anche uno della Lega e di FdI». Conte: ripresentiamo la proposta sul conflitto di interesse. Schlein: «Supportiamo»

il giornalista RAI Sigfrido Ranucci, il direttore Approfondimento della Rai, Paolo Corsini durante l’audizione davanti alla commissione presieduta da Barbara Floridia M5S presso la Camera dei Deputati a Roma, Mercoledì  05 Novembre 2025 (F...

(di Valentina Santarpia corriere.it) – Report di Sigfrido Ranucci «vuole impedire» all’esecutivo di centrodestra di governare. A parlare è  il deputato di FdI Federico Mollicone, che in Aula annuncia «una mozione di maggioranza a tutela del buon giornalismo, della qualità dell’informazione, della vera imparzialità e del vero pluralismo. 
Presenteremo un’interrogazione – spiega Mollicone – : quello di Report e altre testate» non sempre è «giornalismo di inchiesta» ma «militante e a tesi». 

Non si placa dunque lo scontro sulla trasmissione Rai e sulle rivelazioni a proposito dei rapporti dell’Autorità garante per la privacy con il governo. Tanto che, dopo le richieste da parte dell’opposizioni di azzerare l’Authority, la premier Giorgia Meloni, in partenza da Fiumicino per Bari, ha voluto  sottolineare che questo garante «è stato eletto durante il governo giallo-rosso, quota Pd e 5s e ha un presidente in quota Pd, e quindi dire che sia pressato da un governo di centrodestra mi pare ridicolo». Meloni ha aggiunto che se il Pd e i 5s «non si fidano di chi hanno messo all’Autorità per la Privacy, non se la possono prendere con me, forse potevano scegliere meglio». L’autorità «è eletta dal Parlamento, non è nostra competenza sulla possibilità di azzerare l’autorità. È una decisione che casomai spetta al collegio», ha concluso la premier.

L’ipotesi di dimissioni del Garante per la Privacy dopo l’inchiesta di Report sarebbe «una grande sconfitta», è la risposta di Sigfrido Ranucci, ospite oggi di Un Giorno da Pecora su Rai Radio Uno. «L’inchiesta svela un’anomalia che conoscevamo da tempo: ha fatto comodo alla politica la gestione delle Authority così. Credo che sia un problema serio in Italia», che tra l’altro «limita seriamente la libertà di stampa». In Parlamento «devono approvare la mozione sulla libertà di stampa: tengano un faro acceso sul finanziamento delle Autorità, un passaggio chiave sul ruolo e sulla libertà di informazione». Per quanto riguarda la composizione del collegio, «ci sono anche uno della Lega e uno di Fratelli d’Italia, anzi l’unico proprio organico a Fdi è proprio Ghiglia mi pare», ha replicato Ranucci. La frase di Meloni però «è corretta dal punto di vista istituzionale», ha aggiunto il conduttore di Report.

Intanto le opposizioni continuano a chiedere che l’autorità Garante della privacy venga azzerata dopo le ultime rivelazioni andate in onda.  «Sta emergendo un quadro grave e desolante sulle modalità di gestione dell’Autorità Garante per la Privacy che rende necessario un segnale forte di discontinuità- dice la segretaria Pd Elly Schlein– Io penso che non ci sia alternativa alle dimissioni dell’intero consiglio. Le inchieste giornalistiche di Report hanno rivelato un sistema gestionale opaco, caratterizzato da numerosi conflitti di interesse e da una forte permeabilità alla politica. Senza un azzeramento e una ripartenza sarà impossibile ricostruire la fiducia dei cittadini nell’istituzione che deve tutelarne i diritti e assicurare la necessaria terzietà del collegio, anche rispetto alla politica». 

«Le istituzione di garanzia non possono diventare succursali di partito o di Colle Oppio», «noi chiediamo a nome del M5s l’azzeramento del Garante della privacy che ha perso la necessaria forza, credibilità e autorevolezza», sottolinea il leader del M5s Giuseppe Conte illustrando la mozione per la libertà di stampa. «Meloni dichiara di non avere competenza» sull’azzeramento, «quanta ipocrisia…C’era competenza quando» da leader di FdI «si scambiava i messaggini con Ghiglia», ha aggiunto. «Riporteremo in Parlamento la nostra proposta di legge sul conflitto di interesse, per estirpare la malapianta di una politica opaca e clientelare» per «evitare che i politici si dedichino al tornaconto personale anziché al bene comune», ha annunciato Conte. «Mai successo» prima «che in commissione di Vigilanza, un senatore – in questo caso Gasparri – abbia esibito una carota davanti ad un giornalista, Ranucci, per delegittimarlo e umiliarlo. Ma Gasparri non si è reso conto che così facendo ha delegittimato e umiliato se stesso oltre all’istituzione che rappresenta», ha proseguito.

Un’ipotesi, quella di Conte di ripresentare la proposta di legge sul conflitto di interesse, che trova subito l’appoggio di Schlein: «Concordo pienamente e siamo a pronti a supportare» la proposta del presidente del M5s. «È necessario regolare i conflitti di interessi in questo paese – ha spiegato Schlein- anche alla luce dei gravi fatti emersi sul garante della privacy che minano l’indipendenza e la terzietà di una istituzione che deve tutelare i diritti dei cittadini»

Chiede «con forza le dimissioni immediate del vertice dell’Autorità per la Privacy, per ridare credibilità all’istituzione indipendente voluta da Stefano Rodotà» anche il capogruppo dell’Alleanza Verdi e Sinistra Peppe De Cristofaro, presidente del gruppo misto di palazzo Madama, componente della commissione di Vigilanza Rai. La destra meloniana – aggiunge – continua a cercare in tutti i modi di tappare la bocca e impedire a Report e Sigfrido Ranucci di andare in onda, senza per fortuna riuscirci. L’inchiesta giornalistica di ieri ha fatto emergere un’autorità per la privacy amministrata in maniera poco trasparente, con una gestione dei viaggi e delle spese allegra. Per non parlare dei conflitti di interesse e degli stretti rapporti di alcuni suoi componenti con la politica», conclude De Cristofaro.

E attaccano anche gli esponenti M5S in Commissione vigilanza Rai: «Abbiamo chiesto a Giorgia Meloni di parlare, ma se questa è la risposta, era meglio se restava in silenzio. Di fronte alle gravi ombre che avvolgono il Garante della Privacy, Meloni si trincera dietro la burocrazia, dicendo che “non è competenza del governo”. Una risposta da impiegata del potere, non da Presidente del Consiglio. Non una parola sulle accuse, non una presa di distanza dai rapporti diretti che Agostino Ghiglia intratteneva con lei e con sua sorella. Non un segno di responsabilità istituzionale, nulla. Noi, a differenza sua, quando emergono dubbi così profondi sulla correttezza di un organo pubblico, chiediamo che chi è coinvolto faccia un passo indietro. Meloni invece resta a guardare, come se nulla fosse. Così facendo difende il membro del garante che lei stessa ha piazzato lì e che le mandava messaggini e faceva visita a sua sorella a Via della Scrofa. E lo fa senza vergognarsi».