Altro che Report, la Privacy-lumaca: 2 anni per fermare il forum phica.net. Meloni: “Vergogna”, ma il garante fu avvisato nel ‘23

(di Thomas Mackinson – ilfattoquotidiano.it) – “Sono disgustata e voglio esprimere solidarietà a tutte le donne offese, insultate, violate dai gestori di questo forum”. Così Giorgia Meloni due mesi fa, quando è esplosa come caso nazionale la vicenda di phica.net, invitando a denunciare subito al Garante della Privacy chi pubblica e scambia immagini intime, rubate o diffuse senza consenso.

Peccato che quel sito fosse stato denunciato al Garante già nel 2023 da 17 donne, ma sia stato oscurato solo nell’agosto 2025, in seguito allo scandalo. Per due anni ha potuto continuare a pubblicare immagini rubate a nuove vittime — tra cui, paradossalmente anche Chiara De Luca, proprio la giornalista che oggi indaga sull’Autorità che avrebbe dovuto fermarlo. Meloni però questo non lo sapeva. Perché Agostino Ghiglia, il membro del collegio del Garante in quota FdI, preferiva aggiornarla su altro. Nel 2021 dopo la bocciatura del Green Pass le scrisse subito per informala. Lei rispose: “Visto, ora esco. Bravo”. E il 22 ottobre scorso, alla vigilia del voto sulla multa da 150 mila euro a Report, Ghiglia è stato pizzicato dalla trasmissione mentre arriva con l’auto di servizio nella sede di Fratelli d’Italia, dove incontrerà Arianna Meloni.

Solo nel 2024 il Garante ha ricevuto 823 segnalazioni per revenge porn. Comprensibile che, tra tanti impegni, qualcosa possa sfuggire. Come ha mostrato Report ieri, è difficile occuparsi dei cittadini quando il Collegio si riunisce una volta ogni quaranta giorni e viaggia compatto tra Canada, Giappone, Georgia e California, in business class e con tutte le spese pagate. Reclami e segnalazioni dei cittadini restano fermi per mesi, se non per anni, nonostante ciascun componente riceva 250 mila euro l’anno di stipendio, più 5 mila euro mensili di rimborso per stare a Roma.

Ben 848 giorni sono passati anche dal reclamo dei duemila ex dipendenti Alitalia, che chiedevano di verificare la cessione dei loro dati a ITA Airways senza consenso: la decisione non è mai arrivata. Nel caso Meta, una sanzione da 44 milioni proposta dagli uffici è stata ridotta a 12, poi a un milione, fino all’annullamento in autotutela.

Ma il Garante non è così lento quando si tratta di proteggere se stesso. Non solo ha diffidato Report dall’andare in onda, ma risposto picche all’accesso agli atti sia al Fatto che a Report, sostenendo che la richiesta fosse “successiva all’avvio di un procedimento pendente” legato al caso Sangiuliano, e che pubblicare i documenti avrebbe “pregiudicato l’attività ispettiva”.

Nel documento ufficiale si legge perfino che “va escluso che una testata giornalistica possa essere legittimata a garantire la trasparenza sulla gestione delle risorse pubbliche”, funzione che secondo l’Autorità spetterebbe solo alla Corte dei Conti.

Sono stati consegnati solo dati aggregati di spesa e delibere finali, ma nessun verbale o istruttoria interna. Proprio quegli atti che servirebbero a capire come certe decisioni vengano prese – o rinviate all’infinito. Un Garante della Privacy lento coi cittadini, ma rapidissimo a difendere la sua.