C’era un progetto che, nelle stanze romane della destra, era circolato come un’idea quasi romantica: mettere il nome del premier direttamente sulla scheda elettorale, per trasformare la leadership in una sigla immediata. Per il momento quell’ipotesi è finita nel cassetto dei sogni

(Marco Antonellis – lespresso.it) – C’era un progetto che, nelle stanze romane della destra, era circolato come un’idea quasi romantica: mettere il nome del premier direttamente sulla scheda elettorale, per trasformare la leadership in una sigla immediata agli occhi dell’elettorato. Un colpo d’immagine che avrebbe sancito una supremazia solida, quasi monarchica, nel panorama politico italiano. Per il momento, però, quell’ipotesi è finita nel cassetto dei sogni.
A parlare non sono solo i detrattori della cosa — che la vedono come un esercizio di personalizzazione e di sovrapposizione fra partito e persona — ma, soprattutto, i partiti della maggioranza che temono di essere cannibalizzati da un’operazione che dissolverebbe ogni visibilità collettiva. Fonti parlamentari riferiscono che la proposta ha svelato una frattura più profonda: non è tanto la forma che preoccupa, quanto la sostanza politica che essa implica, cioè la concentrazione del potere e della comunicazione intorno a una sola figura.
La reazione più fragorosa, raccontano i dirigenti coinvolti, è arrivata da Forza Italia. L’idea di cancellare il nome storico — quello che da decenni identifica il partito ovvero Silvio Berlusconi — dal simbolo o dal perimetro comunicativo ha innescato tensioni che vanno ben oltre il puro marketing elettorale. «Non si tratta solo di estetica del simbolo, ma di identità», sussurra un deputato azzurro. E quando Antonio Tajani ha preso una posizione possibilista, quelle tensioni sono esplose: da una parte chi invoca prudenza e unità; dall’altra, falchi che vedono nella rinnovata centralità del leader di Fratelli d’Italia una minaccia per il futuro del partito.
A Milano — dicono gli ambienti vicino ai vertici — la polemica è degenerata in un acceso confronto tra uomini di peso e figure vicine alla famiglia di Arcore. Non è un mistero che il nome storico del fondatore resti un bene simbolico e politico: chiunque provi a marginalizzarlo sa di mettersi contro quell’elettorato storico che ha costruito il centrodestra in Italia. La famiglia stessa, secondo più fonti, osserva con apprensione qualsiasi mossa che possa cancellare tracce di quel passato dal presente del partito.
Non meno complessa la reazione all’interno della stessa Fratelli d’Italia. L’idea della «incoronazione» — così l’hanno bollata alcuni — non trova l’unanimità: i «poteri sotterranei» del partito, gli uomini di peso che hanno costruito la macchina organizzativa, storcono il naso di fronte a una personalizzazione spinta che potrebbe erodere le loro zone di influenza. «Un conto è la leadership carismatica, un altro è la monarchia elettorale», dice un dirigente che preferisce restare anonimo.
Il risultato netto, al momento, è che l’ipotesi di stampare il nome del premier sulla scheda elettorale è stata — ufficiosamente — bocciata dai partner di coalizione. Per alcuni è stata una boccata d’ossigeno: meglio preservare i partiti come contenitori politici piuttosto che antropomorfizzarli in un’unica figura. Per altri rappresenta una sconfitta tattica ma non strategica: l’ambizione rimane, semplicemente cambia forma. Non si tratta di rinunciare ai grandi obiettivi, ma di rimodulare tempi e modalità.
In politica, del resto, gli effetti dell’ambizione personale si misurano con la capacità di tenere insieme le correnti, non con il gesto simbolico che cancella i confini. E mentre nelle stanze del potere si smaltisce il colpo d’immagine, l’unica certezza è che la partita interna non è chiusa: la tentazione di giocarsi la leadership resta viva, ma — per ora — dovrà passare dalla via più lunga della costruzione di consenso e non dall’immediata, e rischiosa, scorciatoia dell’“incoronazione”.
Shhhhh! parlate piano..
Le opposizioni stanno riposando..
💤 ronf 💤 ronf 💤 ronf 💤 ronf..
Un bel NO per mandare a casa questo governo!!
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Quella croce sul no la metto semmai perchè quella riforma fa schifo. Poi per mandarli a casa si devono svegliare gli astensionisti e non votare loro alle politiche. E tanto anche.
Non bisogna fare l’errore di trasformare un referendum in un tiro al bersaglio.
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Ah ecco, ottimo, sei in linea perfetta con na Schlein. Perfetto.
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Non ti ho capito. Cosa intendi con in linea… ?
Sono in linea con il mio modo di vedere le cose e può anche darsi che non sia l’unico a vederle così, non capisco il parallelismo con chicchessia. Se sono chiamato ad un referendum rispondo al quesito del referendum. Se invece deve diventare un modo per mandare a casa qualcuno mi domando come si dovrebbe votare davanti ad un quesito che mi vedrebbe favorevole alla proposta di quel qualcuno. Secondo il tuo ragionamento si vota la mano di chi lo ha generato. Fare campagna in questo senso tutti i favorevoli al governo voterebbero si solo per contro. Povera Italia (in tutti i sensi)
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“Secondo il tuo ragionamento si vota la mano di chi lo ha generato”
Io guardo innanzitutto se la mano che lo ha generato appartiene a un soggetto leale, che agisce per la collettività.
Se una persona è poco interessata al contenuto della riforma (immagino che gli italiani l’aspettassero con ansia) e disponibile a votare NO per molte altre ragioni anti-governative, se mi chiedesse un parere, dovrei dirgli di stare a casa perché pare brutto votare la mano che ha generato la cosa? Gli astensionisti sono parecchi milioni e hanno visto l’ operato di questo governo; secondo te è più facile che alcuni si schiodino per votare questa “convincente” riforma o per tentare di mandare a casa meloni e compagnia?
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Se si prende come modello di paragone lo scorso referendum che riguardava i diritti sul lavoro, direi che i contenuti sulla massa abbiano “lo stesso sex appeal di un incidente stradale” (cit. D. Adams)
Altresì anche in quella occasione era possibile “smagrire” le velleità di questo governo per cui sarei propenso a risponderti che è più facile che rimangano a casa con il distintivo “tanto sono tutti uguali”. Forse si muoveranno quando le macerie li avranno sepolti e per forza di cose dovranno dare la colpa a qualcuno.
Nel frattempo personalmente andrò a votare per rispondere al quesito. Mi dispiace anche darti la notizia che se anche vincesse il no questo governo andrà avanti imperterrito fino a fine legislatura.
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Pazzesco, incredibile..
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Incoronazione della Meloni?
Abbiamo visto l’incoronazione di Napolitano, quella di Mattarella e ci meravigliamo per quella della Meloni?
Finchè costei asseconda gli interessi dell’establishment tiene al guinzaglio la maggior parte dell’informazione italica e quindi tutto e possibile… aimé.
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I signori al governo hanno cataste di media a servizio compresi quelli pubblici ma per contrastarli bisogna fare i precisini..
Io sono letteralmente esterrefatto..
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