L’obiettivo è nominare nel 2027 i nuovi Csm che dovranno indicare i capi di procure importanti come Napoli e Palermo

Giorgia Meloni

(di Lorenzo De Cicco – repubblica.it) – Il centrodestra ha una gran fretta di votare sulla giustizia. FI ha già iniziato a raccogliere le firme, FdI e Lega cominceranno oggi, obiettivo: chiudere tra 24 ore. Già in settimana la maggioranza intende presentarsi in Cassazione per consegnare i plichi e chiedere il referendum confermativo sulla separazione delle carriere. Perché tanta smania? Secondo fonti di maggioranza c’è un obiettivo finora non emerso, che spinge l’esecutivo a velocizzare le procedure per la consultazione elettorale. Il Csm attuale scade il 23 gennaio 2027. E tra la seconda metà del 2026 e l’inizio dell’anno successivo scadono i mandati di diversi procuratori capo (da Palermo a Napoli). Nomine che deve approntare il Consiglio superiore dei magistrati.

Prima entrerà in vigore la riforma Nordio, prima saranno sfornati i provvedimenti attuativi che istituiranno, in caso di vittoria del sì, i due nuovi Csm, quello dei giudici e quello dei pm. Il Consiglio superiore attuale altrimenti potrebbe essere prorogato. Diversi togati sono d’accordo con la proroga, tanto che l’ipotesi è circolata in questi giorni sul Sole 24 Ore. Ma è uno scenario che la destra vuole assolutamente evitare. Preferisce che a decidere sulle procure siano i nuovi organismi figli della riforma, designati per sorteggio e non per «logiche correntizie», spiegano dalla coalizione di governo. Consegnando le firme dei parlamentari già in settimana, il referendum potrebbe tenersi a inizio marzo.

Sulla riforma, i sondaggi d’opinione fin qui circolati sono benevoli per l’esecutivo, ma i voti sono un’altra cosa. Giorgia Meloni non vuole che l’operazione si trasformi scopertamente in una conta politica vs magistrati. Anche per questo la premier ha chiesto di evitare comitati referendari di partito. Frenando lo slancio di Forza Italia, che nei giorni scorsi, con la ministra Elisabetta Casellati, aveva annunciato di voler «avviare insieme ai segretari provinciali» delle strutture sui territori. La ministra delle Riforme è molto attiva sulla battaglia cara a Silvio Berlusconi. Nelle chat riservate degli azzurri ha anche invitato ai colleghi di partito un audio d’archivio di Giovanni Falcone. Per la campagna «ho trovato molto efficace il riferimento a Falcone, che io ho citato in qualche dibattito, ma non avevo l’audio», le parole della ministra di FI. Per sostenere la causa stanno tornando in pista anche grandi ex azzurri, come Fabrizio Cicchitto, che insieme a un altro ex socialista, Claudio Signorile, è tra i promotori di un comitato per il Sì intitolato a Giuliano Vassalli. Un altro forzista, il deputato Tommaso Calderone, sta esortando invece i magistrati che condividono la riforma «a manifestarsi pubblicamente».

Decisivi, come capita spesso nelle campagne elettorali, saranno i duelli tv. Carlo Nordio, che domani dovrebbe essere a Chigi per una prima riunione di coalizione con Meloni sul tema, stasera sarà ospite di Rete4. Ma già si scalda per quello che potrebbe essere il primo dibattito sul piccolo schermo: mercoledì a Porta a Porta. Sull’altra poltrona dovrebbe esserci, secondo fonti della tv di Stato, il capo dell’Anm, Cesare Parodi.