(dagospia.com) – Per definire lo stato disastroso a cui è giunta la Rai, finita negli ultimi tre anni sotto il tallone dell’Armata Branca-Meloni, occorre rubare ad Hans Blumenberg il titolo di un suo celebre saggio letterario-filosofico sulla civiltà dell’Occidente, “Naufragio con spettatore”.

Una perfetta metafora per il più grande ente di informazione italiano (1.760 giornalisti), poiché è la concessionaria esclusiva del servizio pubblico radiotelevisivo e uno dei più grandi gruppi di comunicazione in Europa con 12.751 dipendenti assunti a tempo indeterminato. 

Così, mentre il Cda Rai si trastulla discutendo degli ascolti di “Tg2 Post” (martedì ha racimolato il 2.5% con 504.000 spettatori, preceduto dal disastroso traino del 3,3% del notiziario maldiretto da Antonio Preziosi – una volta il Tg2 sbandierava uno share del 10%), Rai2 e Rai3 sprofondano in uno stato comatoso: gran parte della loro programmazione non regge più, con ascolti che hanno raggiunto livelli improponibili al marketing pubblicitario. 

Una criticità che non viene dal cielo. La trasformazione del modello organizzativo attuata dall’Ad Giampaolo Rossi, che ha spostato la produzione dei programmi dalle tre reti a dieci direzioni in base al “genere” (intrattenimento, informazione, fiction, ecc.), ha portato non solo al tracollo degli ascolti dei programmi ma soprattutto alla totale perdita di identità di Rai2 e di Rai3.

In compenso lo sciagurato spacchettamento in dieci direzioni di “generi” ha fatto lievitare il potere di Rossi, che ha centralizzato a sé tutte le direzioni, e ha portato a un dovizioso aumento di poltrone e di vice-poltrone, per la gioia dei nuovi arrivati al potere di Palazzo Chigi, tant’è che non c’è più un posto libero nel garage di viale Mazzini,

Ma, purtroppo, il servilismo politico di una Rai targata Meloni non paga. Le trasmissioni lanciate dal nuovo regime, che dopo una manciata di puntate finiscono nel cestino, ormai non si contano più.

Su Rai2 il flop più clamoroso fu il programma di Antonino Monteleone, il cui contratto è costato ai contribuenti 300mila euro, che raggiunse il record negativo in prima serata dello 0.99% con 169mila telespettatori.

Un numero impietoso che ha spedito in seconda serata l’ex Iena che, comunque, ha continuato imperterrito a collezionare flop da 2.3%.

Ha fatto una brutta fine l’esperimento in prima serata di “BellaMa’”: l’inguardabile programma di Pierluigi Diaco ha trascinato il canale al 2.6% con 411mila spettatori. Il risultato? Chiusura anticipata e tanti saluti a Diaco rispedito nel pomeriggio dove comunque lo share non lo premia.

L’ultimo fallimento si chiama “Freeze” con Nicola Savino e Rocío Muñoz Morales, il format giapponese che ci ha riportato indietro di qualche decennio. Anche in questo caso il risultato non è stato quello sperato dalle lucidissime menti dei dirigenti Rai e il programma ha galleggiato fino a precipitare al 2.9%.

L’elenco è lungo, al limite della crudeltà. Ma vale la pena ricordare “Binario2” che, dopo l’addio di Fiorello alla mattina di Rai2, ha trascinato la rete al 2.3%.

Nel pomeriggio “La porta Magica” della sopravvalutata Andrea Delogu al 3.1% e “Obbligo o Verità” della spompata Alessia Marcuzzi in prima serata al 4.1%.

E ancora: il terribile ritorno di Luca Barbareschi con “Se mi lasci non vale”, la versione farlocca targata Rai di “Temptation Island” che all’esordio ha registrato l’1,82% di share con 321.000 spettatori.

Infine, non possiamo dimenticare il flop con chiusura di “Underdog” di Laura Tecce. L’unico programma di Rai2 che ha riscosso l’applauso del pubblico è “Belve” della Fagnani.

E che dire di Rai3? Quello che resta, dopo il trasloco di Fazio su 9 e di Augias, Formigli, Floris su La7, con Serena Bortone, dopo il caso Scurati, confinata alla radio, è più deprimente di un piatto di verdure lesse.

In prima serata si scende anche sotto il 3% di share, tanto che il terzo canale è stato ribattezzato Rai3%.

A tenerlo in piedi solo l’osteggiato “Report” (che prima o poi, finirà su La7 anche Ranucci), l’immortale “Blob” e gli altri programmi di approfondimento da “Chi l’ha visto?” dell’inossidabile Sciarelli a “Presadiretta” di Iacona che, come “Report”, è stato traslocato dal lunedì alla domenica a vedersela con gli avvenimenti sportivi, perdendo quasi 2 punti.

Anche messo in prime time del lunedì, “Lo Stato delle cose” di Massimo Giletti galleggia, non riuscendo mai ad arrivare allo share che aveva “Report” di lunedì.

Gli altri programmi, come quelli condotti da Salvo Sottile e Peter Gomez, raccolgono ascolti per niente esaltanti: “Farwest” si ferma al 3,7% mentre “La confessione” si deve accontentare del 4,3%.

Dal 2024 va in onda, con una impietosa media del 2,4% di share nel 2025, “A casa di Maria Latella”. In compenso, l’intervistatrice cara a Giorgia Meloni gode di un munifico contratto biennale di conduzione, comprese le varie ed eventuali ospitate in altri programmi, per complessivi 730mila euro lordi.

Già nell’ottobre del 2024 Rai3 raccoglieva nella prima serata poco più del 5% di share (perdendo più di mezzo punto rispetto al 2023), mentre Rai2 affondava al 3,6%, sotto la soglia psicologica del 4%. E c’è da star certi che il peggio deve ancora venire…