La vicepresidente M5s affonda: «Il confronto si fa nelle sedi opportune»

Paola Taverna: “Cara Appendino sbagli. Perso in Piemonte senza Pd, serve rispetto per gli iscritti”

(Niccolò Carratelli – lastampa.it) – Paola Taverna è la persona giusta per rispondere alle critiche di Chiara Appendino sulla linea politica del Movimento 5 stelle. Vicepresidente vicaria, esponente storica e, soprattutto, delegata da Giuseppe Conte a lavorare sulle alleanze a livello locale e a curare i rapporti con il Pd. «Credo che il confronto politico sia sempre positivo e le critiche sempre legittime in un movimento come il nostro», è la premessa conciliante nei confronti della collega. «Detto ciò, ci sono sempre state e ci saranno tante occasioni per discutere al nostro interno, Appendino fa parte del Consiglio nazionale ed era sicuramente quella la sede più opportuna per un vicepresidente per poterne parlare e portare delle proposte».

Però i vostri risultati alle elezioni regionali sono negativi e c’è la tendenza a considerarlo fisiologico, ad “autoassolvervi”, no?

«Nessuno si rassegna a questi risultati, abbiamo l’ambizione di raggiungerne ben altri. Stiamo lavorando per costruire una classe dirigente, per rafforzare il nostro radicamento sul territorio, ma è un percorso lungo prima di raccogliere i frutti, perché partiamo dal deserto totale».

Nelle Marche il 5%, in Calabria il 6%, in Toscana il 4%. Quanti voti vi fa perdere l’alleanza con il Pd?

«Ricordiamo anche il 6% preso in Piemonte, dove non avevamo raggiunto un accordo programmatico e ci siamo presentati da soli. Nessuna alleanza con il Pd, risultato simile».

Un esempio a caso, la regione di Appendino. Quindi, non è un problema di coalizione?

«Io comprendo che ci siano delle difficoltà e delle resistenze nella nostra base. Ma noi dobbiamo rispettare il voto degli iscritti, le indicazioni chiare che sono uscite dalla nostra assemblea costituente Nova e che ci portano a ricercare alleanze nel campo progressista, portando avanti i nostri temi e i nostri principi».

Secondo Appendino, la definizione di «progressisti indipendenti» è rimasta sulla carta e il M5s si è «normalizzato».

«Posso testimoniare personalmente che su ogni territorio abbiamo sempre avviato un percorso basato sui temi, sottoscrivendo accordi solo in caso di piena condivisione di un programma, con dentro i nostri obiettivi e le nostre richieste. Lo abbiamo visto bene in Toscana».

Ecco, parliamo della Toscana e del sostegno a Giani. Avete fatto bene a sacrificarvi?

«Non parlerei di un sacrificio, ma di un investimento per il futuro. Sostenuto, peraltro, da un voto dei nostri iscritti toscani su un quesito chiaro e trasparente. Giani ha accettato 23 nostri punti identitari, ora siamo in maggioranza e probabilmente al governo della regione, potremo incidere sulle decisioni e verificare che le cose vengano realizzate».

E se i riformisti si mettessero di traverso e gli impegni venissero disattesi?

«C’è un impegno formale da parte del presidente Giani e del Pd, un impegno a cambiare rotta su varie questioni. Confido che venga rispettato e non mi aspetto sgambetti, ma leale collaborazione».

Anche dalla tenuta nelle regioni si misura la solidità dell’alternativa di governo nazionale. A che punto siete?

«Siamo dentro a un percorso, uniti dall’opposizione al governo Meloni. È chiaro che bisogna costruire un programma condiviso, sarà necessario un momento in cui fare sintesi delle differenze che ci sono su alcuni ambiti, dalla politica estera all’immigrazione. E la sicurezza, che non può essere solo appannaggio della destra. Noi abbiamo già messo sul tavolo le nostre proposte in vista della manovra e abbiamo chiesto un confronto alle altre forze progressiste».

Quindi, chi legge con delusione le vostre ultime percentuali elettorali sbaglia l’analisi?

«Bisogna guardare il quadro complessivo. Abbiamo una presidente di Regione, in Sardegna, e ne approfitto per fare gli auguri di buon lavoro ad Alessandra Todde. Poi abbiamo tre assessori in altre regioni in cui siamo al governo, con la possibilità di mettere a terra i nostri temi e portare un cambiamento nella vita dei cittadini, che è la ragione sociale del Movimento».

E ora vi preparate a incassare un secondo governatore in Campania, sempre che Vincenzo De Luca accetti di dare una mano a Roberto Fico. Stanno litigando sulle liste e sul codice etico?

«Mi aspetto massima collaborazione da parte del presidente De Luca, perché abbiamo tutti a cuore il destino della Campania. Quanto al codice etico, per noi determinate regole per le candidature sono imprescindibili».

A proposito di candidature e di dibattito interno, non è un peccato che Conte sarà rieletto presidente senza un confronto, senza avversari?

«Ricordo che tutti i nostri iscritti hanno potuto presentare la propria candidatura. Credo che l’assenza di sfidanti sia anche la dimostrazione che c’è un generale apprezzamento per il lavoro che sta facendo Conte. La prossima settimana ci sarà la votazione per confermarlo presidente».