Manifestare, ma non troppo. Le leggi liberticide del governo. Blindare le piazze, dare stop preventivi in caso di «grave rischio potenziale» di episodi antisemiti, precettare più facilmente gli scioperi e chiedere una cauzione agli organizzatori dei cortei in caso di danni. Sono le nuove idee dell’esecutivo

(Simone Alliva – editorialedomani.it) – Leggi speciali per le manifestazioni, parole vietate nelle università, pene più dure per chi critica anche il governo israeliano e «una cauzione pre manifestazione». Le piazze sorvegliate come lo stadio: chi sgarra entra nella blacklist degli indesiderati. Dopo l’ondata di persone che ha sommerso l’Italia per Gaza, per la Global Sumud Flotilla, per la Freedom Flottilla ora il governo Meloni prepara la stretta.
La libertà di manifestare in solidarietà col popolo palestinese, secondo il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, «è stata, in più di una occasione, strumentalizzata da gruppi che hanno posto in essere atti di puro e indiscriminato vandalismo e assalti violenti contro le forze dell’ordine».
Il ministro sgrana i numeri delle manifestazioni di rilievo tenute dall’inizio dell’anno al 7 ottobre: ben 8.674. Poi le declina: in 242 casi sono state registrate criticità per l’ordine pubblico, con 330 feriti tra le forze dell’ordine «146 soltanto negli ultimi dieci giorni», ha fatto notare il titolare del Viminale. E allora che fare? Blindarle.
Ministri all’opera
Il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, starebbe pensando a una norma che impedisca che la Cgil scioperi, come in occasione di Gaza, senza rispettare il termine dei 10 giorni. E sempre dal Carroccio arriverà («nei prossimi giorni», assicurano da via Bellerio) una proposta di legge che prevede la richiesta di una garanzia finanziaria per gli organizzatori delle manifestazioni considerate a rischio: «Stiamo lavorando come Lega – spiega il sottosegretario all’Interno Nicola Molteni – ad una proposta di legge, che presenteremo agli alleati di governo, che garantisce il diritto a manifestare, ma prevede la richiesta di garanzie finanziarie agli organizzatori e i promotori di alcune manifestazioni, valutate a rischio da questori e prefetti».
Ma ci tiene a specificare: «Non limita il diritto a manifestare ma, in determinati casi, a valutare di introdurre una garanzia finanziaria che possa essere applicata ai promotori per coprire eventuale danni». «I criminali e i cretini non c’entrano con chi ha organizzato», replica il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, ma sono parole che scivolano via.
«Se qualcuno immagina che possiamo perdere la pazienza o l’equilibrio su questa continua sollecitazione di piazza, si sbaglia di grosso», insiste Piantedosi. Così invece di abbassare i toni, c’è un gran fare nel centrodestra per agitare il rischio di un ritorno agli anni Settanta, a quel clima e anche, in conseguenza, alla necessità di leggi speciali. Il governo Meloni cerca un nemico, e lo costruisce tra la folla. Certo, ci sarà da trovare una convergenza soprattutto con Forza Italia, non tutti tra gli azzurri si dicono convinti. Ma nelle commissioni parlamentari, lontano dagli occhi del pubblico, c’è un lavorio che procede spedito.
I ddl contro l’antisemitismo
In Commissione Affari Costituzionali al Senato si discute di tre ddl a tema «contrasto agli atti di antisemitismo». Uno è a firma del capogruppo della Lega Massimiliano Romeo, l’altro di Ivan Scalfarotto (Iv), il terzo, già anticipato da Domani, porta la firma di Maurizio Gasparri (Forza Italia).
Il primo è particolarmente insidioso, per capirlo basta leggere l’articolo tre: stabilisce che una manifestazione può essere vietata «in caso di grave rischio potenziale per l’utilizzo di simboli, slogan, messaggi e qualunque altro atto antisemita». Non serve che un reato sia stato commesso: basta il sospetto, la previsione, l’idea che qualcuno potrebbe dire qualcosa di ritenuto “antisemita”.
Il problema è nella definizione adottata: quella dell’Alleanza internazionale per la memoria dell’Olocausto, che include anche critiche dure verso lo stato di Israele. Così, un corteo pro-palestinese, uno striscione che accusa Israele di apartheid, perfino un dibattito pubblico potrebbero essere interpretati come “atti antisemiti”. A decidere sarà la questura, non un giudice. Si sposta il confine tra prevenzione e censura. E trasforma la libertà di manifestare – diritto costituzionale – in una concessione condizionata.
Identico il ddl Scalfarotto, recepisce la definizioni Ihra e all’articolo 3, riprende il tema dei divieti preventivi là dove si scrive a «grave rischio potenziale» decidendo in anticipo quali parole e proteste possono esistere in piazza. Il terzo è il ddl Gasparri; punta tutto su scuole, università e forze dell’ordine: formazione obbligatoria, segnalazioni di atti antisemiti e “anti sionisti”, sanzioni per docenti e ricercatori che non rispettano le regole.
Prevede anche aggravanti penali per chi nega la Shoah o critica il governo di Israele. Nel mirino finiscono le aule: ogni dibattito rischia di diventare un terreno minato, trasformando educazione e ricerca in strumenti di censura preventiva. Vista la forte sovrapposizione con i ddl Romeo e Scalfarotto, i tre testi potrebbero essere accorpati, nelle prossime settimane, sotto il breve titolo “Contrasto all’antisemitismo”, creando un unico pacchetto normativo che estende il bavaglio anche agli ambienti scolastici e universitari.
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Quindi ci eravamo dimenticati di Ivan Scalfarotto, l’alfierino di IV.
Non bastando Romeo e Gasparri.
Qui Orsini (che un certo demente qui su I.S. chiama spesso Urssini sperando di sembrare simpatico) racconta di quando ha incontrato il sottosegretario Dalmastro l’altra sera.
Ha detto che non aveva mai incontrato prima una persona che non capisce niente al 100%.
Questi sono i destromani.
A cui si aggiungono come niente fosse IV e Azione, della stessa pasta più o meno.
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Come sempre interessante, il prof. ORSINI! 👏🏻👏🏻👏🏻👏🏻👏🏻
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Meloni sta solo creando cortine fumogene per distrarre l’opinione pubblica, polarizzandola.
Possono presentare tutti i DDL che vogliono, ma prima serve l’approvazione del Parlamento e, in ogni caso, la Corte costituzionale potrebbe intervenire: ci sono diversi profili di possibile incostituzionalità.
A partire dalla garanzia finanziaria richiesta agli organizzatori delle manifestazioni: un danno intenzionale costituisce reato vale a dire violazione della norma penale e la responsabilità penale, per principio, è personale, non solidale.
Quanto alla definizione IHRA (International Holocaust Remembrance Alliance), va chiarito che si tratta di una dichiarazione politica di intenti, non di un trattato internazionale. Non è giuridicamente vincolante per gli Stati membri e non crea obblighi diretti nell’ordinamento italiano.
L’Italia vi ha aderito nel 2020 con un atto politico, non con una legge: dunque nessun giudice può applicarla direttamente per sanzionare condotte o opinioni.
Sul piano costituzionale, il quadro è il seguente:
Art. 3: principio di uguaglianza e divieto di discriminazioni.
Art. 17: diritto di riunione e manifestazione pacifica, che può essere limitato solo per motivi concreti e comprovati di sicurezza.
Art. 21: libertà di manifestazione del pensiero, senza censure preventive.
Art. 33 e 34: libertà di insegnamento e autonomia universitaria.
La Costituzione tutela sia chi subisce discriminazioni, sia chi esprime opinioni scomode. Lo Stato può e deve contrastare l’incitamento all’odio, ma non può reprimere critiche politiche legittime.
Consentire alla questura di vietare una manifestazione solo per il sospetto che possano emergere frasi “antisemite”, senza alcun reato effettivamente commesso, equivale a introdurre una censura preventiva, in contrasto con l’articolo 21.
La Corte costituzionale ha esteso il divieto di censura non solo alla stampa ma anche a tutte le forme di espressione pubblica.
In più, la giurisprudenza della CEDU tutela la libertà di espressione anche per idee che “offendono, urtano o disturbano”, purché non incitino all’odio o alla violenza.
Infine, un ddl che imponesse formazione obbligatoria su una visione ideologica (es. “antisemitismo = anti-sionismo”), con sanzioni per docenti o ricercatori che dissentono, violerebbe gli articoli 33 e 34 della Costituzione.
La Corte costituzionale (sentenze n. 13/1994 e n. 108/2019) ha ribadito che scuola e università non possono diventare strumenti di educazione di Stato o di imposizione ideologica.
In sintesi: si legifera senza cognizione, con il rischio di calpestare principi fondamentali della nostra democrazia.
Il rischio non è solo giuridico ma politico: trasformare la libertà di opinione in un privilegio concesso dal potere significa minare la democrazia stessa.
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Di botto siamo passati al fascionazismo senza aver avuto la Repubblica di Weimar
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ineccepibile….!!!!
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Non ci sta riuscendo l’opposizione ma questi scappati di casa hanno trovato il modo di smuovere l’astensionismo che li manderà a casa. 😀 Si curano da soli.
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Fino ad ora non credo che abbiano smosso l’astensionismo altrimenti il divario tra chi ha vinto le elezioni, in Calabria e nelle Marche, e chi le ha perse sarebbe ancora più grande. I sinistrati devono sperare che gli astensionisti toscani restino a casa altrimenti rischiano di perdere anche la Toscana
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Giusto: Fino ad ora.
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Nel senso che gli astenuti sarebbero i destrorsi…🙄
Ma figuriamoci, quelli timbrano il cartellino senza battere ciglio, né smuovere neurone…
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“Il ministro sgrana i numeri delle manifestazioni di rilievo tenute dall’inizio dell’anno al 7 ottobre: ben 8.674.”
Questi manifestanti come campano? Saranno tutti dipendenti pubblici?
Saranno figli di papà con il futuro garantito?
Saranno sindacalisti a tempo pieno con lo stipendio garantito da aziende private?
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Giusto! Tutti nelle miniere, così nessuno fiata!
E lei, che cavolo scrive? Non è a lavorare oggi, dato che già siamo il paese (con la Grecia) con più lavoratori nel finesettimana?
Metta il suo nome e il suo nr di campanello, così le spieghiamo dove lavoriamo, cosa facciamo… e perché abbiamo voglia di rinunciare a un giorno di paga per farci sentire…
Ah, il “figlio di papà” (cit. sopra) resta anonimo per la privacy…
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Guarda che “manifestare” non significa “scioperare”.
Vi piacerebbe togliere soldi anche ai manifestanti, eh?
Vanno puniti in qualche modo e ve le state tentando proprio tutte.
Vi andrà male.
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E’ sufficiente commentare ponendo qualche domanda e i sinistrati perdono il loro “aplomb” ed esce fuori il loro vero intimo pensiero democcratico. Proclamano il loro pensiero democratico e pacifico, ma, di fatto, non hanno nel loro DNA il cromosoma della democrazia, tanto che se non vincono le elezioni pretendono, usando la violenza, che chi le vince faccia quello che vogliono loro.
Un tipico sinistrato è un tizio che risponde ad un mio commendo chiedendomi di fargli conoscere l’indirizzo di casa mia così mi spiegheranno che lavoro fanno i manifestanti “pacifici”
Devo considerare la richiesta come una minaccia “pacifista”?
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La sana indignazione si inalbera ben più del cinico e freddo fascismo, ma non supera il limite della violenza, oltre cui vi trovate così a vostro agio.
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