(di Wanda Marra – ilfattoquotidiano.it) – “Fermiamo questo populismo degli hot dog”. Sembra lo striscione di un corteo vegano. E invece no. È l’esortazione fatta ieri nell’aula del Parlamento europeo dall’eurodeputata austriaca Anna Stürgkh del partito liberale Neos (gruppo Renew) per motivare il suo no a un emendamento sulla revisione del regolamento sull’organizzazione comune dei mercati agricoli (Ocm).

Un voto imprescindibile per vietare l’uso del veggie burger. Secondo il principio che si possono chiamare “bistecche, scaloppine, salsicce, burger, hamburger, tuorli d’uovo e albumi d’uovo” esclusivamente “i prodotti contenenti carne”. Come si legge nell’emendamento al testo a firma della relatrice Céline Imart (Ppe). Naturalmente non è mancata la spaccatura nel Pd. Tanto per non perdere l’abitudine, gli europarlamentari dem si sono divisi: per chiamare salsicce solo le salsicce ed evitare di definire hamburger i loro omologhi vegetali, si sono espressi Lucia Annunziata, Brando Benifei, Stefano Bonaccini, Elisabetta Gualmini, Giuseppe Lupo, Alessandra Moretti, Dario Nardella, Pina Picierno, Matteo Ricci, Sandro Ruotolo, Marco Tarquinio, Irene Tinagli, Nicola Zingaretti. Dalla parte del veggie burger si sono invece schierati Annalisa Corrado, Giorgio Gori, Camilla Laureti, Pierfrancesco Maran, Cecilia Strada, Alessandro Zan. Una spaccatura trasversale rispetto a quelle classiche dei dem. Che sul riarmo, soprattutto, sono diventate una sorta di kamasutra del voto, tra sì, no, astensioni, assenze, errori, “vorrei ma non posso”. Per dire, stavolta Strada e Tarquinio si sono separati. Mentre Gori ha trovato delle convergenze con la prima.

La spaccatura riflette quella nei Socialisti e Democratici. Anche questa un grande classico. E mentre in molti a stento sapevano di cosa si parlasse c’è chi – come Dario Nardella – s’è applicato seriamente al tema, spiegando che il divieto nasce “per non confondere il consumatore che con la parola ‘pollo’ o ‘salsiccia’ o ‘bistecca’ fatta di vegetali potrebbe scambiare i prodotti. O che potrebbe pensare che l’apporto proteico e nutrizionale di un’alternativa vegana sia uguale a quello animale solo perché c’è la parola burger”.